Siamo tornati a ballare ai festival con Tough As You | Rolling Stone Italia
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Siamo tornati a ballare ai festival con Tough As You

Tough As You è stato il primo festival a Milano in piedi e senza mascherine. Organizzato da Dr. Martens e MI AMI, ci ha ricordato quanto era bella la normalità

Siamo tornati a ballare ai festival con Tough As You

Foto: Francesca Sara Cauli

Tough As You, il festival di due giorni ideato da Dr. Martens con il supporto di MIAMI al Circolo Magnolia (a cui è stato devoto tutto il ricavato), è stato il primo grande evento in piedi, legale e senza mascherine, a Milano, in cui la musica ha potuto spingere forte e il pubblico cantare, urlare, saltare e soprattutto B-A-L-L-A-R-E come se si fosse tornati ad un tempo antecedente a tutta questa pandemia. O forse, anche meglio, come se questo periodo folle fosse definitamente parte del passato. Basterebbe questo per capire la potenza espressiva di un festival (andato subito sold out) che ha avuto la capacità di farci ricordare quanto era bella la nostra normalità, la normalità del sudore e del ballo, dei corpi e dei sorrisi. Mai retorica fu così dolce. Pensate di poter arrivare ad un locale, far la coda, entrare e poter finalmente ballare e cantare con le persone che amate di fronte alla musica che amate: ecco, questo è quello che finalmente è successo questo weekend al Tough As You Fest. Chiamatela, se volete, normalità.

«Per me è stato il primo concerto di questo mio progetto in cui non c’erano sedie; mi sento trafitta dalla gioia», ci racconta Cmqmartina mentre salta sopra e sotto il palco estasiata dall’evento. L’entusiasmo in sala è esaltante in entrambi i giorni. C’è un certo strato (e stato) di commozione sia nel pubblico che tra gli stessi artisti e nei discorsi che accompagnano i live torna con costanza un’unica frase: sembra un concerto normale. Wow, quanto ci mancava tutto questo. 

Foto: Silvia Violante Rouge

Il pubblico sembra in una sana over-performance, ad ogni possibile spiraglio scoppia in boati trascinanti, come a liberarsi finalmente di due anni di patemi, angosce, energie primordiali trattenute, rinchiuse e costrette a contenersi. Il concerto torna così quel rituale magico e catartico collettivo, quel momento in cui dimenticare il mondo fuori, non solo con la mente e i pensieri, con il cuore e i sentimenti, ma con tutta la potenza e bellezza del corpo. Il pubblico si è riappropriato inoltre del proprio ruolo: essere il contraltare energetico e fisico dell’artista sul palco. Non è un caso, infatti, che tutte le performance sembrino in stato di grazia, esaltate da una risposta travolgente. «Erano due anni che aspettavamo questo», urla dal palco Aimone, leader dei Fast Animals And Slow Kids, e il sentimento del pubblico è reciproco, tanto che la risposta è un coro di beata e trascinante follia. In circolo c’è un’aria così fresca e frizzante che il contagio (usiamo questo termine proprio per liberare la parola dalla connotazione negativa di questi anni) di energie e vibes è fulmineo, tanto che la gente non ha remore a lanciarsi in estatiche acclamazioni per i progetti più giovani e inediti quanto per quelli più affermati e riconosciuti, in uno scenario che – speriamo – possa essere di buono auspicio per tutto il sistema musicale e culturale in futuro: il supporto attento e partecipato verso l’arte.

Foto: Silvia Violante Rouge

Proprio questi due temi, il supporto e la partecipazione, sono la chiave di Tough As You. Non solo (bei) concerti, con performance che spaziano fluide tra i generi con Cmqmartina, Fast Animals And Slow Kids, Rkomi, Ariete, Splendore, Hu, BigMama, Memento, Ibisco, 20025xs, Svegliaginevra, ma anche una programmazione di talk e workshop per condividere esperienze, pensieri, idee e riportare la musica e il mondo della musica all’interno del dialogo collettivo. Giovani producer e artiste hanno avuto la possibilità di confrontarsi direttamente con addetti del settore come Populous, Machweo, Hu e Federico Dragogna in workshop frontali di sharing artistico, tecnico, intellettuale, instaurando un ponte tra emergenti e non, mentre, dall’altro lato, nei talk (tutti gratuiti e disponibili in streaming su Twitch), si è parlato di salute mentale e fisica, del rapporto della musica con il pianeta, di inclusività e di musica in sé, indagando il futuro del rock e quello dell’hyperpop, innescando altri circoli informativi e di condivisione di pensiero con ospiti molto differenti tra loro come FASK, Cmqmartina, BigMama, Omar Pedrini, Populous, Splendore, 20025xs, Mace, Sergio Maggioni, Nikki, Alioscia Bisceglia, Ibisco, Memento, Ariete, Beatrice Cristalli.

Foto: Francesca Sara Cauli

A volte ci dimentichiamo quanto la musica sia qualcosa di molto più grande delle canzoni. La musica è un ecosistema invisibile di umanità e natura, di materialità e vibrazione, di condivisione e partecipazione. Ma anche una comunione di lavori, economie, stili di vita. «Un brand che investe in un festival come questo è lungimirante, non solo perché investire nella cultura è sempre qualcosa di positivo, che rimane e che illumina le persone – sai, io ci vedo sempre della magia – ma perché questi investimenti sono necessari per la filiera musicale, per gli artisti, le crew, i tecnici, i locali», ci spiega con lucidità Aimone. È difatti fondamentale che brand come Dr. Martens investano nella cultura là dove governi e amministrazioni la stanno abbandonando. Ed è importante che i brand non solo investano nella cultura, ma che lo facciano con cura e rispetto verso questi universi, avendo l’umiltà e l’intelligenza di collaborare con realtà serie e preparate come, in questo caso specifico, MI AMI e Circolo Magnolia. Così si può attivare un circolo economico fruttuoso per l’industria musicale in grado di generare economie per far lavorare i locali e le persone che ne fanno parte, tecnici e addetti ai lavori e, quindi, artisti e artiste che andranno ad esibirsi. E quindi, per far prosperare l’arte. 

Foto: Francesca Sara Cauli

Noi, come società, non possiamo prescindere dall’ecosistema della musica e dell’arte. Noi, come società, dobbiamo – ad ogni costo – proteggere le oasi culturali e farle proliferare liberamente nel terzo paesaggio. Quello che spesso viene dimenticato da chi fa le regole o da chi guarda fuori è proprio questo: le soluzioni, le creazioni, le scintille che innescano un cambiamento positivo nella società arrivano quando gli esseri umani possono trovarsi assieme a condividere qualcosa di sano e affascinante, con la mente e con il corpo, instaurando dialoghi. Questa è stata l’idea alla base di Tough As You che, già dalla scelta di inserire nel naming il pronome “you”, evidenzia un concetto di vicinanza, pluralità e comunità che è parte integrante della logica e del concetto stesso di festival, di musica, di arte. L’arte è comunità, se la facciamo, dobbiamo farla tutti assieme (brand, tecnici, artisti) remando nella stessa direzione. È il momento di tornare a condividere tutti assieme questa magia della musica per edificare una società migliore di persone migliori. Quando in circolo si immette cultura, i frutti crescono con cura.