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Ridateci le nostre sopracciglia

Abbiamo accettato le gonne asimmetriche, i pantaloni a vita bassa, le ciabatte col pelo, i crop top con sottotetta di fuori. Ma loro, no: non chiedeteci di bistrattarle di nuovo come sta facendo chi crede che le ‘bleached eyebrows’ siano una buona idea

Ridateci le nostre sopracciglia

Credits: Daniele Venturelli/WireImage, Dimitrios Kambouris/Getty Images

C’è stato un periodo della mia vita in cui se non mi portavo appresso una pinzetta ovunque andassi mi sentivo persa. Era quella fase che coincideva con i primi anni Duemila, quando la campanella del liceo suonava nel momento dell’intervallo e i corridoi si riempivano di ragazze che camminavano con lo sguardo fiero sotto sopracciglia sottilissime, rese talvolta più evidenti dalle sciarpe o pashmine che nei giorni più freddi arrivavano a coprire pure il naso. I maschi, poi, non erano da meno: se rientravano nella categoria metrosexual (li riconoscevi dalla pashmina e dal capello leccato a mo’ di Jesse McCartney) o nelle fila dei cosiddetti zarri (con maglietta bianca a manica corta sotto smanicati rigorosamente Aspesi), lo spinzettamento avveniva su una scala che andava dal più blando «tolgo il superfluo» allo spiazzante «le faccio ad ali di gabbiano». Lascio a voi intendere chi preferisse cosa e in quale misura.

A ripensarci (e sfogliando l’annuario delle sopracciglia degli orrori), si fa presto a dire che eravamo delle (o dei) giovani incoscienti, per di più sprezzanti del buongusto. Ma poi ci si mette nella stanza dello spirito e del tempo, e in un momento che sembra un’eternità ci si rende conto che prendercela con noi stesse è ingiusto. Perché quando si parla di seguire certi ignobili trend che meriterebbero una serie true crime su Netflix, la colpa non può che essere solo di quelli là. Ossia: di quelli che sguazzano nel mondo delle riviste patinate e delle passerelle, e che vogliono venderci come esteticamente appetibile ciò che sta bene solo a loro. Passino (ormai) le gonne asimmetriche, i pantaloni a vita bassa, le ciabatte col pelo o i più recenti crop top con sottotetta di fuori: sugli abiti, oggi come allora, siamo pure disposte a chiudere un occhio. Ma sulle sopracciglia, no: dopo quello che abbiamo passato, ora non chiedeteci di ossigenarle e bistrattarle di nuovo, come sta facendo chi crede che le bleached eyebrows (leggi: sopracciglia ossigenate) siano una buona idea.

 

 
 
 
 
 
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Che qualcuno apra una petizione con un titolo che recita qualcosa come: ridateci indietro le nostre sopracciglia. È possibile sapere cos’hanno fatto di male, ’ste poverette? E cos’abbiamo fatto di male noi donne, per vederci costrette a rasarle nel Medioevo (mica vorrai avere uno sguardo sensuale, sporca peccatrice?); a renderle sottilissime o persino inesistenti durante il periodo elisabettiano (così hai una bella fronte alta, lady); a farle prima arcuate (come Marlene Dietrich negli anni ’30), poi ad ali di gabbiano (a mo’ di Audrey Hepburn negli anni ’40, non dei più recenti esempi). A volerle prima folte (erano gli anni ’80, era Brooke Shields), poi fini (erano i ’90, era Kate Moss); a scurirle (Cara Delevingne docet, nel 2010); e, negli ultimi mesi, a schiarirle tanto da renderle invisibili.

Così, dopo le ali di gabbiano del liceo, la sirena dà monito dell’ennesima tragedia sociale in corso. Ossia, che le bleached eyebrows diventano l’ultima decantatissima novità nel sempre mutevole orizzonte della moda sopraccigliare, con tanto di make-up artist come Erin Parsons che di recente, a Diet Prada, lo ha detto chiaro: avere l’intera fronte libera dai peli permette di rendere il viso una splendida tavola bianca su cui poter giocare con il trucco. Il tutto quando già l’hairstylist Kim Garduno, in una visione più romantica della faccenda, aveva condiviso su W Magazine l’idea che «è come se rimuovessimo una maschera dal viso di qualcuno e, senza sopracciglia, potessimo davvero vedere l’essenza della persona nei suoi occhi»; mentre Rachael Gibson, ricercatrice di Hair Historian, in modo decisamente più pragmatico, aveva razionalizzato il trend sottolineando come «dopo i periodi di crisi, c’è spesso il desiderio di look più creativi e che costituiscano una dichiarazione». Secondo loro: di essere unici, irripetibili. Secondo noi (che a malapena al mattino troviamo il tempo per metterci il fondotinta): di condannarci a sembrare degli alieni.

 

 
 
 
 
 
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Il punto è che – finché le sopracciglia decolorate rimanevano il fil rouge che legava una super top come Linda Evangelista negli anni ’90 a una più stravagante Gwen Stefani nei primi Duemila, o una modella che sfilava per Bottega Veneta nel 2010 a una che solcava la passerella di Gucci nel 2012 (così come di Givenchy nel 2014, o Prada nel 2019) – il problema per noialtre non si poneva davvero. Nessuno, salvo chi si voleva avvicinare al mondo drag, si sognava di vendere alle persone comuni l’idea che ossigenarsi le sopracciglia fosse un trend da seguire. Forse perché quella volta eravamo ancora impegnate a spinzettarci nel bagno della scuola o dell’ufficio, quell’altra a cercare un qualunque prodotto che ponesse un rimedio alla deforestazione che avevamo perpetrato per anni sulle nostre arcate stanche, agognanti com’eravamo a quel punto del piglio severo alla Cara Delevingne.

Forse perché erano ancora lontani quei tempi in cui Kim Kardashian, su Instagram, ci avrebbe venduto come accattivante (anziché inquietante) il cambio totale di look da mora con sopracciglia scure a bionda con sopracciglia invisibili; o quelli in cui Kendall Jenner, Bella e Gigi Hadid, Nicola Peltz e via dicendo ci avrebbero dato, e finalmente per la prima volta, la prova provata che certe mode è meglio non seguirle. Insomma, se le bleached eyebrows non donano neppure alle più belle e self-confident in circolazione, figuriamoci che trauma sarebbe per noi che ancora fatichiamo ad accettare di avere per natura gli occhi marroni invece che verdi, i capelli castani invece che rossi, le sopracciglia fini invece che spesse, le labbra sottili invece che carnose. Noi che, nel 2022, abbiamo reso popolare la “yassificazione”, ossia lo stravolgimento totale della nostra immagine (tramite diavolerie come FaceApp), rendendoci qualcosa d’altro (e molto chirurgicamente modificato).

Oppure, a pensarci bene, forse perché allora eravamo frenate dal timore di poter anche solo vagamente assomigliare a quel Tutto (leggi: Benedict Cumberbatch) di Zoolander 2. Dove, nell’esempio di un volto incorniciato da capelli lisci e neri e con l’espressione resa aliena da due sopracciglia ossigenate, ci era chiaro che no, neanche quella volta sarebbero state le bleached eyebrows a renderci belle belle, come solo le nostre semplici, naturali sopracciglia sanno sempre fare. E in modo assurdo.