Perché Olivia Wilde è diventata come il prezzemolo | Rolling Stone Italia
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Perché Olivia Wilde è diventata come il prezzemolo

Vuoi per la guerra aperta con Shia LaBeouf e per quella fredda con Florence Pugh; vuoi per lo sputo-gate; vuoi per la ricetta ‘speciale’ dell’ex Jason Sudeikis, abbandonato peggio del cane. È chiaro: la diva ormai è come il prezzemolo; anzi, come l’insalata

Perché Olivia Wilde è diventata come il prezzemolo

Olivia Wilde all'ELLE Women in Hollywood

Foto: Rodin Eckenroth/FilmMagic

Arrivati a questo punto, ormai è innegabile: se negli ultimi mesi non avete letto da qualche parte il nome di Olivia Wilde, l’unica spiegazione possibile è che la vostra connessione internet abbia fatto cilecca. Perché anche a essere tra quelli che rifuggono il gossip in tutti i luoghi e in tutti i laghi, ciò che ha ruotato (e sta tuttora ruotando alla massima velocità) intorno alla figura di Olivia Wilde – la regista del chiacchierato Don’t Worry Darling, nonché attuale compagna di Harry Styles – è un insieme così assurdo di vicende da attirare almeno una volta, quasi fosse un buco nero, l’algoritmo di qualsiasi profilo social. Botta e risposta di cose forse vere, forse no, comunque registrate; dichiarazioni di dissapori evidenti (al sapore di spritz) e ipotizzati (con tanto di presunti sputazzi sulle scarpe di Chris Pine); testimonianze degli abbandoni del marito, dei figli e persino del cane. E per non farsi mancare niente, anche la condivisione su Instagram della ricetta di quella salsa deliziosa da mettere su un’insalata che è segno d’amore, pure quando si trasforma in pomo della discordia.

Il botta e risposta con Shia LaBeouf

 

 
 
 
 
 
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Va bene, ormai è da un pezzo che navighiamo nelle acque agitate delle vicende private e professionali di Olivia Wilde, ma se vogliamo risalire alla sorgente, l’unico modo è tornare a chiamare in causa lui: Shia LaBeouf. O meglio, il botta e risposta che si innesca lo scorso agosto tra l’ex enfant prodige di Hollywood e la regista di Don’t Worry Darling, complici le dichiarazioni che Wilde rilascia in merito al licenziamento di LaBeouf. Così, nella cover story di Variety, Olivia dice: «Il suo metodo non era in linea con l’etica che esigo nelle mie produzioni. Ha un processo che, per certi versi, sembra richiedere un’energia combattiva, e personalmente non credo che porti alle migliori prestazioni». Mentre nell’email di risposta (sempre all’attenzione di Variety), Shia replica: «Sono un po’ confuso dal racconto secondo cui sarei stato licenziato. Tu e io conosciamo le ragioni del mio abbandono. Ho lasciato il tuo film perché con gli altri attori non trovavamo tempo per provare insieme». E mentre lui allega un videomessaggio in cui la regista lo implora di rimanere sul set perché sente di «non essere pronta a rinunciare al progetto», lei più tardi va ospite al Late Show with Stephen Colbert, sostenendo che quelle parole risalivano a una fase iniziale. Quando ancora l’attore non aveva ancora «dato un ultimatum tra lui o Florence», e la regista non aveva ancora scelto Florence, dicendosi infine «davvero felice di averlo fatto».

La guerra fredda con Florence Pugh

 

 
 
 
 
 
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A sentire le dichiarazioni di Olivia Wilde nel salotto televisivo di Colbert, una cosa sembrerebbe più che evidente: la stima verso la protagonista del film Florence Pugh. In realtà, la puzza di bruciato si sente da un chilometro, perché a quel punto il chiacchiericcio sulla guerra fredda tra le due è sul fuoco da un pezzo. Prendi quel perculante «Miss Flo» con cui Wilde si riferisce all’attrice nell’incriminato videomessaggio di LaBeouf; o i rumor riguardo i nervosismi di Pugh per le continue sparizioni romantiche della regista con Styles durante le riprese, sui quali Vulture scommette e che People, il giorno dopo, smentisce (dando voce a quaranta membri della troupe). O ancora, il grande slalom che Pugh fa durante le interviste per evitare commenti sulle scene piccanti del film, per qualcuno segnale di un’iper-sessualizzazione che alla protagonista non è andata giù; o infine, dulcis in fundo, i probabili atteggiamenti molesti di LaBeouf, sui quali all’inizio Wilde cerca di mettere una pezza, senza preoccuparsi della sicurezza di «Miss Flo». Insomma, nella guerra Wilde-Pugh ogni battaglia è un forse, un magari, un chissà. Poi però arriva Venezia. Florence, arrivato il momento della conferenza stampa, sparisce per andare a fare l’aperitivo. Poi fa il suo ingresso sul tappeto rosso ma si tiene a distanza dal cast, e assiste alla proiezione del film senza praticamente scambiarsi occhiate con la regista. E fu così che i missili schierati su Cuba diventarono uno spritz nelle mani di Pugh.

Lo sputazzo di Harry Styles

 

 
 
 
 
 
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Se mi dovessero chiedere, in estrema sintesi, un commento riguardo tutto il gossip dietro Don’t Worry Darling, risponderei qualcosa come: «Shia LaBeouf e Florence Pugh are for boys; Sputo-gate is for men». In altri termini: ma che ce frega di tutte queste storie di licenziamenti e marette fuori e dentro il set, quando un video girato in sala alla Mostra di Venezia poco prima della proiezione del film sembra incriminare un elegante Harry Styles, che molla uno sprezzante sputazzo sulle scarpe del collega Chris Pine? Altro che congetture a riguardo (è successo davvero? Ma soprattutto: è stato intenzionale?): per risolvere il mistero ci vorrebbe Sherlock Holmes. Seguono giorni di fuoco, con scommesse nei peggiori bar di Caracas e indebitamenti da rimpolpare le fila dei giocatori di Squid Game. Intanto, Wilde nega tutto, Harry scherza durante un suo concerto a New York («Ho fatto un salto veloce a Venezia per sputare su Chris Pine e sono tornato»), e un rappresentante di Chris Pine chiude la faccenda con un messaggio che recita: «Per essere chiari: Harry Styles NON ha sputato addosso a Chris Pine». Sarà, ma sono sicura che adesso c’è chi sente il diavoletto sulla spalla sinistra che sussurra: «E allora perché non l’ha detto lui?».

Così parlò la tata

 

 
 
 
 
 
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Arrivati a ottobre, la Mostra di Venezia è concluso, lo Spitgate archiviato, e Don’t Worry Darling si è portato a casa le smorfie della critica, ma anche ottimi incassi al botteghino. E ora buonanotte, bambini, questa era la storia di Olivia Wilde. Ma no, scherzo, il bello arriva adesso, quando (qualche giorno fa) appare l’antagonista per eccellenza: la tata. Mostrandosi come un’ombra di profilo alle telecamere del Daily Mail, la ex nanny dei figli di Olivia e Jason Sudeikis parla di Wilde dipingendola come una bugiarda. Altro che «quando ho conosciuto Harry Styles, la storia con Jason Sudeikis era finita da molto tempo» (semi-cit.): com’è possibile, fa notare la tata, che a settembre 2020 Olivia mostrasse fiera l’anello di fidanzamento su una spiaggia a Malibu e già l’8 novembre (cioè un mese dopo la conoscenza con Styles) i due ormai ex dichiarassero la fine della loro relazione? Non solo: la tata parla anche di come la terapista di Wilde definisse il suo attaccamento all’amante (spoiler: una dipendenza); di come Sudeikis stesso consideri la Wilde-professionista (altro spoiler: un’attrice e regista mediocre); di come lei stessa, da ex dipendente, veda la relazione col cantante e attore (ultimo spoiler: un modo per mettersi sotto i riflettori, sfruttando la fama di lui). In tutto ciò, Olivia Wilde e Jason Sudeikis hanno fatto l’unica cosa che potessero fare: smentire sonoramente tutto ciò che la nanny ha detto non solo adesso, ma da diciotto mesi a questa parte.

L’insalata della discordia

 

 
 
 
 
 
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Ma la storia più incredibile raccontata dalla ex tata è sicuramente quella che vede al centro un singolo episodio, datato 13 novembre. Ossia: quando ormai Olivia Wilde aveva preso baracca e burattini, e mollato marito (e figli) per stare con Harry Styles. Leggenda narra che quel giorno Olivia sia tornata a casa, perché a quanto pare necessitava della propria cucina per eseguire una sua specialità culinaria: l’insalata dal condimento “speciale”. Proprio quella che faceva sempre a Jason, che lui amava tanto (oh, quanto!) e che era, pare, il loro piatto dell’amore. Solo che ora l’amore è passato da Jason a Harry, dunque s’ha da passare anche l’insalata, la cui preparazione (per un altro uomo) quel giorno getta nel più cupo sconforto Sudeikis, che guarda Wilde uscire di casa non solo con la sua insalata dal prezioso condimento, ma anche con un altrettanto prezioso tupperware che non farà mai ritorno. L’incresciosa vicenda si conclude con due fermi immagine: prima quello di Sudeikis che si sdraia davanti alle ruote della macchina per impedire a Wilde di correre da Styles; poi quello della ricetta della misteriosa salsa speciale, condivisa senza se né ma dalla chef adulterina, in una storia sul suo profilo Instagram.

Abbandonato come un cane

 

 
 
 
 
 
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Povero Jason Sudeikis: a sentire i racconti della tata, l’impressione è che sia stato proprio abbandonato come un cane. Peccato che, in tutto ciò, un cane abbandonato pare ci sia già, ed è quel dolce meticcio di nome Gordon (per gli affezionati: Gordy) che Wilde aveva adottato a due mesi e che adesso, dopo tanto amore, è finito per essere reindirizzato non tanto al canile, quanto al dog sitter. Di chi è la colpa? Per la tata, si va a parare sempre lì: Styles, e quella carogna di Olivia Wilde. Questa volta a salvare le orribili apparenze è arrivato però direttamente il Maeday Rescue di Los Angeles, che con un post su Instagram ha riportato come quella Wilde che lo adottò nella loro struttura nel 2018 oggi ami molto viaggiare e stare coi bambini; mentre Gordy, il dolce, tenero cagnolino Gordy, da qualche tempo a questa parte, guarda caso, no. Proprio no.