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Perché il cervello dei batteristi è più efficiente

«Possono fare cose che sono impossibili per chi non è allenato», dice l'autrice di uno studio che dimostra come la parte sinistra e quella destra del cervello dei batteristi comunicano in modo più efficace del normale

Perché il cervello dei batteristi è più efficiente

Foto: Max Kolganov via Unsplash

Uno a zero per chi suona la batteria: è il momento di prendersi una rivincita su cantanti e chitarristi, più spesso al centro della scena. I batteristi possono affermare di avere un cervello più efficiente, e a confermarlo è un gruppo di scienziati. Infatti, secondo un nuovo studio dei ricercatori della Bergmannsheil University Clinic e dell’Università della Ruhr, pubblicato su Brain and Behaviour, la parte sinistra e quella destra del loro cervello comunicherebbero in modo più efficace.

Per dimostrarlo, gli studiosi hanno esaminato con la risonanza magnetica la struttura e le funzioni cerebrali di 20 batteristi, che suonavano, in media, da 17 anni, e si esercitavano per poco più di una decina di ore alla settimana. Hanno anche reclutato 24 persone che non suonavano nessuno strumento musicale, per formare un gruppo di controllo. Poi hanno analizzato la reazione del corpo calloso, la sostanza bianca sotto la corteccia cerebrale, in pratica l’«autostrada dell’informazione» del cervello, che collega i lobi e garantisce la comunicazione e la coordinazione tra i due emisferi (la cui parte anteriore è responsabile della pianificazione motoria).

E hanno scoperto che le fibre del corpo calloso dei batteristi, anche se rispetto a quelle degli altri musicisti sono inferiori di numero, sono più spesse e quindi trasferiscono gli impulsi più rapidamente: le informazioni vengono trasmesse in modo più efficace. Il merito sarebbe della coordinazione, requisito indispensabile per suonare la batteria. Basterebbe un solo anno di pratica per migliorare il modo in cui parte destra e sinistra del cervello comunicano tra loro e, dunque, ottenere questo risultato.

Sarah Friedrich, che ha focalizzato la sua tesi di laurea su questo studio, ha osservato che, mentre era già stato scientificamente provato che «suonare uno strumento musicale può cambiare il cervello attraverso processi neuroplastici», nessun ricercatore aveva ancora studiato, nello specifico, i batteristi.

«La maggior parte delle persone può svolgere raffinati compiti motori esclusivamente con una sola mano», aggiunge Lara Schlaffke, autrice principale dello studio, «e può avere problemi a suonare ritmi diversi usando entrambe le mani contemporaneamente», come fa abitualmente chi si destreggia fra rullanti e piatti. «I batteristi possono fare cose che sono impossibili per chi non è allenato».