In Formula 1 ci si diverte e si bevono molti Negroni. Altro che Salone del Mobile | Rolling Stone Italia
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In Formula 1 ci si diverte e si bevono molti Negroni. Altro che Salone del Mobile

Il nostro cronista sportivo Francesco “Nongiovane” Mandelli racconta il Gran Premio del Barhain di questo sport emozionante in cui i motori si chiamano Power Unit

Molto fuori Salone. Lewis Hamilton, 30 anni, Sebastian Vettel, 27 e il capo dei capi della Formula 1, Bernie Ecclestone, 84 anni (foto: Facebook Scuderia Ferrari)

Molto fuori Salone. Lewis Hamilton, 30 anni, Sebastian Vettel, 27 e il capo dei capi della Formula 1, Bernie Ecclestone, 84 anni (foto: Facebook Scuderia Ferrari)

Ed eccoci tornati cari amici della musica e dello sport, alla prima rubrica che unisce le due vostre passioni più grandi: la musica e lo sport. Adesso sono al Bar Basso, da dove seguo attentamente gli sviluppi di questo grande evento mondano che è la Design Week di Milano, il Salone e il Fuori Salone del Mobile. Ogni anno, cerulei designer provenienti prevalentemente da zone dove il piatto tipico è lo smœlbrœd, la squadra del cuore il Malmø, e tante altre cose che si scrivono con lettere del cazzo, si ritrovano a Milano per esporre robe meglio dell’Ikea. Almeno, questo credo sia il tentativo.

Mentre in Barhain, si corre la quarta prova valida per l’assegnazione del titolo mondiale per piloti e squadre di Formula 1, uno sport che consiste in tante macchine che ogni due week-end sfidano la Ferrari in una gara di velocità che si tiene in un circuito chiuso atto alla corsa con macchine/moto da competizione.

È uno sport che mi appassiona molto perché tifo la Ferrari, e me ne sto qui al Bar Basso, a sorseggiare uno “Sbagliato gigante”, un cocktail contenenti due grossi cubi di ghiaccio, e a pensare a quei poveretti che tentano di essere più fighi della Ferrari solo perché ultimamente hanno vinto una manciata di gare, senza realizzare che delle loro vittorie non batte la ciolla a nessuno se non a una, massimo due componenti delle Pussycat Dolls, sulle quali torneremo dopo.

Quindi, Bar Basso : design week = Barhain : formula 1. Questa è la proporzione con cui voglio cominciare questo nuovo capitolo di Rolling Sport.

Nei box di Sebastian Vettel (foto: Facebook Scuderia Ferrari)

Nei box di Sebastian Vettel (foto: Facebook Scuderia Ferrari)

Lo scorso week end in Cina si è corsa una delle gare più… più… non so come dire… del cazzo? Della storia delle corse mondiale universale. Pronti partenza via, le due Merdeces stanno davanti. Vettel sornione come un gatto sul tetto scotta, se ne sta buono buono in terza posizione. E poi c’è lui, Kimi “get-the-fuck-outta-myway aka shitty-qualifying-great-start aka iceman aka smiling-is-4-dumbs” Raikkonen, che incazzato come un vikingo che scende a razziare Roma, supera le Williams e si piazza in quarta posizione per aspettare tempi migliori.

La Formula 1 è uno sport in cui ogni due week-end tante macchine sfidano la Ferrari

Poi di base cosa succede… ben poco se non che il degrado delle gomme Mercedes è meno peggio di quello che si aspettavano in Ferrari, quindi Vettel finisce sempre il suo stint prima, ma al rientro dai box è sempre dietro a Nico Rosberg. Vogliamo parlare di Hamilton? The Black Emperor se ne sta tuuuutta la gara al comando, guidando con un braccio fuori dal finestrino, dal quale smoccolava quel joint che gli ha rollato Nico Rosberg prima della gara dicendogli “oh bro, appizzatelo verso il tredicesimo/quattordicesimo giro, vedrai come guidi sciolto”, pensando, furbetto, il biondino Rosberg, che avendolo caricato con la famigerata “amnesia”, l’erba potentissima perchè tagliata con ammoniaca, che si era premurato di andare ad acquistare personalmente a Napoli, avrebbe portato Hamilton a non sapere più quale fosse il senso di marcia.

Avrebbe fatto inversione a U, si immaginava Nico, e allora a quel punto un simpatico istruttore di guida sarebbe saltato fuori dagli spalti deserti, dicendogli che era bocciato e di tornare tra un mese e un giorno. E lui avrebbe vinto la gara a mani basse. Ma così non è stato, perché Hamilton c’ha un missile sotto il sedile, e poi c’ha che in sto periodo lo devono mollare tutti perché fa brutto a chiunque si avvicini (tanto che sia durante il giro di pista sul pullman prima della gara, che durante il momento prima di salire sul podio dove i piloti si trovano per essere in imbarazzo, Lewis se ne sta per i fatti suoi), e quindi il joint se lo schiuma manco fosse Fabri Fibra.

Fernando Alonso, 33 anni, si è ricordato di firmare gli autografi (foto: Facebook Fia)

Fernando Alonso, 33 anni, si è ricordato di firmare gli autografi (foto: Facebook Fia)

Di base fanno tutti due soste, lì davanti tutto tranqui, dietro ci pensa Maldonado con una scialbissima Lotus a fare un po’ di rock and roll, tanto che alla fine si smalta su qualcuno. Le Williams sono meno forti dell’anno scorso, anche se in qualifica c’hanno sto fantomatico pulsantino per far andare il motore Mercedes come un aereo che li fa partire sempre lì a ridosso dei primi. Le Red Bull navigano in pessime acque, con un motore Renault che quando hanno scoperto essere di una Renault 4 dell’82 appartenuta ad un imbianchino di Bergamo, si sono incazzati come iene minacciando che noi ce ne andiamo dalla formula 1, e non gli paghiamo i motori, e la Mercedes si è fatta le regole per vincere, e adesso facciamo un casino, e qui è lá e su e giù…

Reazione? Ha chiamato direttamente dalla trasmissione radiofonica Sei Uno Zero il grande capo indiano Esthiqqatsi, dicendo «Esthiqqatsi pensa che Red Bull forse può solo fare bevanda buona per guerra contro viso pallido a base di palle di bufalo» e ha riattaccato.

La livrea della Force India sembra messa insieme con gli avanzi di auto degli anni passati

A sorpresa chi sembra essere in palla è il 17enne Max Verstappen, rookie dell’anno insieme a Sainz, entrambi in Toro Rosso. I due menano, vanno forte, non hanno paura dei più grandi e fanno del loro meglio per mettere un po’ di scompiglio nei pomeriggi alle corse. Peccato che Verstappen ha grippato in rettilineo di partenza il solito motore Renault e Sainz si è girato, e da lì è rimasto intruppato nel traffico.

Le Force India intanto dovrebbero licenziare chi gli fa la livrea perché sembra una macchina messa insieme con gli avanzi di altre macchine di team minori degli anni passati. Nota di merito per la Sauber, che dopo i guai giudiziari di Melbourne, fa sempre dei week end dignitosi e con buoni risultati.

Anche se qui apro una parentesi su Ericsson. Ericsson, i’m Sorry but i still don’t understand why you’re driving a formula 1 even though there are more talented guys around, who would deserve to have your place and make this competitions far more interesting than now. Lui mi risponde così: «Why don’t you go and fuck yourself?» Chiusa parentesi.

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Archiviato il caso Ericsson torniamo alla gara. Si conclude con una safety CAR visto che il sopracitato Verstappen parcheggia davanti ai box perchè si è ricordato che aveva lasciato la porta del bagno aperta e doveva subito andare a richiuderla. E va via. Lascia lì la macchina così, neanche un vigile a dirgli niente.. E a questo punto amici, siparietto regalatoci dagli addetti alla sicurezza del circuito, che cercano di far entrare una formula 1 in un pertugio grande quanto una poltrona “egg” di Fritz Hansen. Si sbracciano, fanno manovra, a un certo punto uno che dice di essere di Bari millanta di aver smontato un sacco di gomme dalle macchine parcheggiate per rivenderle in Kosovo. Tutti si fermano e lo guardano in cinese, non immaginavano che fosse di Bari, quel ragazzo che per tanti anni aveva condiviso le fumerie d’oppio di tutta l’Indocina insieme a loro. E quel tempo sembrò infinito.

A quel punto arrivano degli extracomunitari di zone tipo Italia e/o Inghilterra che rubano il muso della Toro Rosso per rivenderlo in Kosovo e i nostri amici finalmente riescono a togliere la macchina dalla pista. Questo momento è valso tutto il prezzo salatissimo del biglietto. Ma ormai è troppo tardi e si finisce così, a trenino come in un capodanno di Rai Uno qualunque, con Hamilton capofila a fare il Fabrizio Frizzi del caso e dietro i vari Magalli, Brigitta Boccoli, Solange, ecc. a mettere le mani sulle anche di quello davanti.

Ordine d’arrivo:
Black Emperor
Nico Rosbif
Fetta
Iceman
Gli altri
Ultime le McLaren (Alonso va dallo psicologo adesso)

Ma il pepe di questa domenica di sport ce lo regala la conferenza stampa piloti. Nico rosbif, detto anche Nico Rosbi (dal modo di parlare tipicamente milanese del “riocontra”, che consiste nell’invertire le sillabe di una parola per renderla in un codice segreto e non decifrabile da tutti. Per esempio: Sbirro=Rosbi. Si annullano le doppie ove a inizio parola), Nico Rosbi appunto, dicevo, se ne sta lì con il suo sorriso ma gli occhi incazzati, e salta fuori a lamentarsi che Hamilton va troppo piano e gli danneggia la corsa (proprio lui che gli ha dato la sigaretta di droga parla). Hamilton risponde che se andava così piano poteva pure “fargli i fari” come fanno gli svizzeri col Cayenne in autostrada che sembra sempre che scappano da qualcuno. Lui metteva la freccia e lo faceva passare.

Kimi Raikkonen cerca parcheggio a Sepang (foto: Facebook Scuderia Ferrari)

Kimi Raikkonen cerca parcheggio a Sepang (foto: Facebook Scuderia Ferrari)

E Rosbi? Zitto. E Sebastiano Fetta? Se la ride. Ancora sul podio con una macchina che l’anno scorso faticava ad arrivare ottava. Nel box Fetta è molto amato, ha fatto dei regali dopo la vittoria in Malesia: Una fotografia di Lorella Cuccarini in abiti da ballo dell’edizione di Fantastico ’88, varietá di Rai Uno che Fetta amava seguire tutti i sabato sera dalla sua casetta di marzapane in una qualsiasi provincia deprimente della Germania ancora divisa. Con il suo autografo e queste parole: è stato il maggior d’uomo.

Sono ancora al Bar Basso dove nel frattempo ho bevuto e mi sono innamorato di una signora sui sessanta, Morena, bel donnone

Come dite? Vettel aveva solo un anno nell’88? Sottoporrò la vostra osservazione al direttore della testata, il dott. Maximilian Coupland, un ragazzo scozzese che si è beccato un D.A.S.P.O. e non può più entrare allo stadio a vedere il Celtic. E sti qua non sapevano dove mandarlo e allora lo hanno fatto direttore qui, al Corriere della Sera e Donna Moderna.

Adesso sono ancora al Bar basso dove nel frattempo ho bevuto dieci Sbagliati e mi sono innamorato di una signora sui sessanta, Morena, bel donnone, fianchi larghi, prorompente, piace ridere, stare in compagnia, gite al Lambro, guardare programmi di meccanici fighetti in tv. E in Barhain stanno per accendersi i motori, per un altro grande week end di sport. Altro circuito altra storia. Qui fa più caldo che in Cina, e può essere che le Ferrari si facciano ancora più vicine alle stelle d’argento a tre punte (che comunque, il Mercedes 190 era la macchina degli zingari quando ero piccolo).

Tra qualche giorno vi parlerò della vicenda di Lewis Hamilton ospite da Barbara D’Urso per rispondere alle illazioni che lo vogliono come uno che, alle cene, fa il gesto del portafoglio, ma poi fa sempre pagare gli altri. E del fatto che guida senza mutande.

E allora fate un controllo veloce alle vostre monoposto della fantasia e tenetevi caldi per un week end a motori ibridi che non si chiamano più motori ma Power Unit!

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