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L’esempio di Algòmera sull’occupazione femminile nel settore ICT

La Software House, con leadership femminile, è un modello da seguire per ridurre il gender gap nel settore innovativo e tecnologico.
Algomera Federica Spagnulo

Federica Spagnulo, cofounder e CEO di Algòmera

Negli ultimi decenni il settore ICT ha subito una crescita costante, beneficiando della transizione digitale. I dati rivelano, però, una situazione preoccupante per quanto riguarda l’occupazione femminile: secondo uno studio del Women in Tech Network, in Europa le donne occupano il 19% di tutti i ruoli nel settore tech, in Italia solo il 16%, secondo i dati di Eurostat.
Sicuramente, il quadro che ne risulta è causato da un radicato pregiudizio culturale, ma anche da una mancanza di opportunità e di rappresentazione femminile nelle posizioni manageriali.
Se consideriamo anche il gender pay gap, ovvero la differenza di retribuzione percepita tra uomini e donne, si stima che per raggiungere la parità salariale ci vorranno oltre 130 anni.
In controtendenza, alcune realtà si impegnano eticamente e professionalmente a contrastare le disparità, offrendo opportunità lavorative e formative alle donne che hanno già intrapreso, o stanno iniziando, la propria carriera nel settore ICT.

Algòmera, Software House made in Italy, co fondata nel 2014 da Federica Spagnulo e Francesco Buongiorno, pone la sua attenzione sull’innovazione senza tralasciare nessun aspetto. Dall’impegno alla sostenibilità, favorendo la diminuzione delle emissioni causate dal settore tech attraverso l’utilizzo di tecniche di programmazione definite green coding, fino all’offerta di maggiori occasioni lavorative per le donne.
“L’evoluzione tecnologica passa necessariamente dal capitale umano, in un Paese come l’Italia, in cui le competenze digitali superiori sono poco diffuse, ottenere più risorse specializzate significherebbe offrire nuove opportunità di sviluppo economico e tecnologico alle aziende del nostro settore” racconta Federica Spagnulo, CEO di Algòmera, “la nostra Software House, da sempre, segue il principio fondamentale di assumere i collaboratori unicamente in base alle competenze e alla preparazione, ponendosi come porto sicuro da ogni tipo di discriminazione e disparità.”
La base del gender gap parte da un’educazione scolastica non paritaria, anche durante la crescita, le giovani ragazze non vengono incoraggiate a sviluppare competenze digitali, considerate più inclini agli studenti maschi. Tutto questo porta, successivamente, le donne a non scegliere con frequenza un percorso di studi universitario che abbia a che fare con il settore tecnologico. Il 60% del personale di Algòmera è rappresentato da donne, alle quali l’azienda offre anche opportunità di formazione, “accrescere le capacità con l’esperienza, incoraggiare il talento, affiancando i nuovi collaboratori a risorse senior, permette loro di entrare in contatto diretto con il mondo del lavoro, applicando quanto studiato alle dinamiche reali di ogni progetto. In questo modo riusciamo ad ottenere sempre il massimo risultato qualitativo nella progettazione e nello sviluppo dei nostri software su misura”.
Solo il 14% dei ruoli di leadership nelle aziende ICT a livello mondiale sono ricoperti da donne, la conseguenza è la mancanza di figure di rilievo che rappresentino il genere femminile, scoraggiando spesso le donne ad intraprendere studi tecnologici, “non bisogna sottovalutare l’importanza della rappresentazione, creare un modello di leadership femminile positivo rende il nostro settore più accessibile ed inclusivo, nonché più vario e stimolante. Il valore fondamentale dell’innovazione tecnologica è il suo ruolo nel semplificare la vita, non possiamo che seguire questo principio cercando di creare un mondo equo e meritocratico.” conclude Federica Spagnulo.

www.algomera.it

La situazione occupazionale femminile nel settore ICT è stata anche aggravata dall’avvento del Coronavirus, periodo in cui molte lavoratrici hanno dovuto abbandonare il proprio posto di lavoro, o sono state parte dei tagli aziendali. Applicare gli standard comuni di inclusività, adottati dalla maggior parte delle realtà odierne, non è sufficiente. L’impegno di ogni azienda deve essere quello di costruire un ambiente lavorativo paritario, garantendo tutele e opportunità per tutti.

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