Valerio Mazzei, la Generazione Z (e il Metaverso) spiegato ai boomer | Rolling Stone Italia
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Valerio Mazzei, la Generazione Z (e il Metaverso) spiegato ai boomer

Uno YouTuber? Un TikToker? Un musicista del futuro? Facciamolo dire direttamente a lui, che ora sbarca con un concerto su LIVENow in collaborazione con The Nemesis. E ci insegna che forse davvero non conosciamo quello che si muove tra gli ‘under’

Valerio Mazzei, la Generazione Z (e il Metaverso) spiegato ai boomer

Foto press

Sentirsi un boomer in un batter di ciglio? Basta scambiare due battute con Valerio Mazzei, classe 2000, piccolo guru della Generazione Z. Uno che non ha fan, ma follower. Un tipo che sui social impazza con milioni di ragazzini che ne seguono gesta e musiche tra YouTube (dove ha pubblicato il primo video all’età di sette anni), Instagram e TikTok. Qualche mese fa, forte del suo potere web, ha pubblicato l’album Mi odi ma. In occasione di San Valentino ha preparato, in collaborazione con LIVENow, una live performance nel Metaverso di The Nemesis. Che detta così vuol dire tutto e non vuol dire nulla per un vecchio “inside like me”, come direbbero i teenager. Chi, come me, di nemesi conosce, al massimo (per via del retaggio nerd) Thanos per gli Avengers, è un’occasione per un’infarinatura, una conoscenza un po’ più approfondita verso una fetta di pubblico che fruisce contenuti e sembra (?) anni luce da quelli rimasti a tv generalista, Twitter e Facebook. La speranza è capire se questi ragazzi li conosciamo veramente, se siamo abbastanza up to date. O se – parafrasando una meravigliosa battuta sulla dura legge di Hollywood pronunciata da Goldie Hawn nel Club delle prime mogli – ci siamo trasformati da bambola ad A spasso con Daisy, senza passare per il ruolo di procuratore distrettuale. In attesa che le porte del Marigold Hotel restino ancora serrate, sento cos’ha da dire questo 22enne simpatico e dalla parlata romana.

Valerio, essendo io anziano, spiegami un po’ cos’è il Metaverso come se parlassi a tuo nonno.
È una cosa incredibile: uno spazio virtuale dove si può accedere tramite pc o smartphone per incontrare altre persone sotto forma di avatar, fare esperienze insieme. Noi abbiamo creato un palco per un live, cui fruire da casa: è molto più efficace.

Perché?
È super veloce, non occupa una giornata intera, possono accedere persone da tutta Italia, senza pesare sulla disponibilità economica. Quindi si segue l’evento e poi si ritorna alla propria routine. Una cosa super innovativa e sono super contento di farne parte. Basta creare un account e sei dentro.

Un po’ come Second Life? C’era quello ai miei tempi.
Esattamente.

Tu avrai un avatar?
No, sarò su uno schermo, perché le persone che mi conoscono vogliono avere un contatto con me. Vedranno il vero Valerio e poi, sotto il palco, gli avatar possono muoversi e ballare. L’ho fatto perché sui miei social mi chiedono concerti ma, vista la situazione, l’unica cosa che possiamo fare è questa.

Valerio Mazzei. Foto press

So che alcuni brand mettono in vendita, con soldi veri, oggetti virtuali. Non pensi che si diventi sempre meno reali?
Sì, ci toglierà il contatto tra persona e follower, ma è inevitabile. Per restare nella wave bisogna cavalcare le cose nuove, per renderle meno distanti dal pubblico.

Non ti interessa il contatto fisico?
Certo che mi interessa, avevo pure organizzato un firmacopie del mio album, che poi è la cosa che mi ha creato. Ho fatto un tour di 48 date negli instore. In questo momento, l’evento che farò è il modo più sano per stare in contatto con le persone senza mettere in pericolo nessuno.

Che messaggio vuoi veicolare con la tua immagine?
Seguire quello che si ama fare, non deve per forza essere un sogno gigantesco. Dai 16 ai 19 anni ho fatto video su YouTUbe perché mi piaceva farlo, poi ho smesso perché mi sentivo forzato: lo facevo solo per fare felici i miei follower, ho dovuto ammettere di essere cresciuto, che quella cosa non mi piaceva più farla. Quando ho iniziato a fare musica, tutti quelli che lavorano su YouTube pensavano fossi pazzo, erano convinti che le persone si sarebbero staccate, poi sono passato a Instagram e TikTok. Io sono così: se vi piace quello che faccio seguitemi, altrimenti non seguitemi.

Com’è andata?
Molti mi hanno scritto ammettendo di aver iniziato a prendere lezioni di musica anche se c’era chi pensava fosse la scelta sbagliata. E questo per me è importantissimo. Abbandonare tutto in un giorno è stato da folli, ma ci sono riuscito.

Su YouTube hai superato il milione di follower. Come si fa?
In base ai video che pubblicavo capivo cosa volevano le persone e cosa no. Ho corretto il tiro sulla base di quello che mi piaceva in quel momento: dai videogiochi alle riprese dei casini che facevamo in giro con gli amici o le riprese del cambio di vita quando mi sono trasferito a Milano. Se poi c’è un gruppo di collaboratori stretti con cui fare cose, funziona molto di più che da solo, in cameretta.

Nel live del MetaStage cosa canterai?
I primi 20 minuti interpreto cinque canzoni tra quelle più amate da chi mi segue. Poi un Q&A in cui si possono fare domande per conoscermi meglio.

Visto che non ci sto capendo molto, come descriveresti la Generazione Z di cui fai parte?
Siamo impulsivi ed estroversi, facciamo cose velocemente e senza pensarci, con una soglia dell’attenzione bassa per via dei social che ci mettono tante immagini di fila sotto gli occhi. Non siamo abituati a seguire una cosa per troppo tempo. O leggere un libro per tre ore di fila. Guardiamo un video di 15 secondi e via. Siamo determinati.

Non leggendo un libro, non pensi si perda il contenuto più profondo delle cose? Che si resti troppo in superficie?
Non sto dicendo di non leggere libri, ci sono tante persone che li leggono. Ti sto dicendo che, in generale, alcune persone della mia generazione non lo fanno per le tante immagini che ci passano sotto gli occhi.

E con la scuola come fate?
Eh, va fatto per forza, lì la soglia dell’attenzione è alta, ma una volta usciti, se non piace leggere, è normale che si abbassi la soglia dell’attenzione. Si potrebbe incitare i ragazzi a leggere libri, ma non so quanto sia convincente e come farlo. Perché magari uno torna esausto dalle lezioni e vuole vedersi un video di 15 secondi.

Voi siete pure famosi per non vedere la tv “classica”.
Io sono quasi dieci anni che non guardo tv. È successo per l’invenzione di Netflix, non ho l’antenna a casa, ho le piattaforme, guardo le serie tv. Perché se sui social si parla di qualcosa, la gente guarda quella cosa.

Non ti è mai venuta voglia di vedere qualcosa che non è sui social?
Certo, super spesso. Una volta sono andato al teatro, fichissimo. E nessuno ne parlava sui social, ma magari fai una passeggiata, vedi uno show che ti piace e dici: “Wow!”.

E che cosa hai visto a teatro?
Mamma Mia!

Valerio Mazzei in concerto. Foto press

Cosa vuoi fare da grande?
Cosa intendi per grande? Dai 25 ai 40 anni?

Intendo dove vorresti mettere le radici lavorative.
Qualsiasi cosa che ha a che fare con l’intrattenimento. In questo momento c’è la musica, ma nel caso non funzionasse – perché non tutti i sogni si realizzano – vorrei comunque restare in questo mondo, magari aiutando le persone a raggiungere il loro sogno.

Dimmi un po’. E Sanremo lo conosci?
Certo.

Lo hai visto?
Sì, perché ne parlavano tantissimo sui social. Da quando è esploso lì, la gente si è messa a vederlo.

Cosa ti è piaciuto?
Ci sono state molto persone amate dalla Generazione Z. Hanno introdotto persone che piacevano ai giovani e poi le collaborazione incredibili come Mahmood e Blanco ovviamente e… magari!

“Magari” significa che vuoi andare a Sanremo?
Non mi sento ancora pronto, ma quando lo sarò ci proverò e vediamo come va.

Il Festival, per uno come te che ha già milioni e milioni di persone che lo seguono, è utile?
Sì, per il fatto che viene seguito da tutte le età. Io sono famoso tra i ragazzi dai 14 ai 22 anni, ma gli over 30 non mi hanno mai visto. Vorrei avere un parere oggettivo da persone più adulte, mi aiuterebbe molto, anche per le critiche negative o positive.

A chi ti ispiri a livello musicale?
Ho sempre ascoltato artisti internazionali, visto che faccio pop mischiato a indie. Ho ascoltato molta musica italiana, mi fa impazzire Frah Quintale, Ultimo, ma li ho ascoltati quando ho iniziato a fare canzoni in italiano. Prima, visto che ho fatto la scuola americana a Roma, ho sempre e solo parlato in inglese e mi trovo meglio a scrivere in quella lingua.

Cosa ascoltavi in inglese?
I classici, per esempio Justin Bieber.

Ah, perché Justin Bieber è un classico? Mi hai fatto sentire Matusalemme in due secondi.
Intendo dire per la mia generazione…

E oltre Bieber?
Gente come Jeremy Zucker e NF, che fa canzoni depresse bellissime.

Saluto Valerio Mazzei con la consapevolezza di poter diventare socio onorario delle Golden Girls. E già che ci sono mi ascolto un cd di filuzzi mentre prenoto una settimanella a Villa Arzilla.

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