TvBoy e Hublot, lo street artist che guarda alla Pop Art | Rolling Stone Italia
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TvBoy: «Faccio l’artista e sono vivo»

Lo street artist ha dato vita a una grande installazione che resterà nella Boutique Hublot, appena inaugurata a Milano, fino al 27 novembre. Abbiamo incontrato colui che ha trasformato Putin in Iron Man e il Papa in Super Man

TvBoy è nato a Palermo nel 1980, e anche se è cresciuto a Milano forse è quel sangue siciliano che lo spinge a trasferirsi a Barcellona per amore. Una fuitina senza troppi drammi però, perché in poco tempo diventa uno degli street artist più riconoscibili. Soprattutto per noi nati nati negli anni ’80, perché i suoi riferimenti culturali sono da ricercare proprio nel bombardamento televisivo che la nostra generazione ha subito e dal quale TvBoy, giocando su questo concetto fin dal nome, ci invita a smarcarci. Nel 2007 è uno dei protagonisti della mostra Street Art – Street View, la prima esposizione di arte urbana promossa in Italia da un’Istituzione, che in un certo senso farà arrivare a una diversa presa di coscienza da parte dell’opinione pubblica si questo tipo d’arte.

TvBoy (al secolo Salvatore Benintende) nelle sue creazioni guarda sicuramente alla Pop Art, ma anche al mondo dei fumetti e dei videogiochi. Ha invaso le strade italiane, e non solo, con i suoi famosi baci ideali tra icone contemporanee spesso in contrapposizione, come Trump e il Papa o Messi e Ronaldo. E ancora ha trasformato Putin in Iron Man, Ada Colau in Wonder Woman e ancora il Papa in Super Man. Di questa ultima opera vi abbiamo parlato qualche settimana fa, perché TvBoy l’ha fatta sulle impalcature del Caffè della Pace di Roma, locale incredibilmente costretto alla chiusura proprio da parte del Vaticano “è un caso, in realtà l’ho messo lì perché mi piaceva la collocazione – ci dice l’artista – mi sono accorto del nesso quando mi hanno segnalato il tuo articolo”.

TvBoy è insomma un artista che ha fatto della contaminazione un percorso nitido e divertente. Ecco allora che Hublot – azienda produttrice di orologi che ha deciso oltre dieci anni fa di creare The Art of Fusion, un contenitore che dà voce e spazio ad aziende, sportivi o artisti che si sentano in linea con questa filosofia – lo ha chiamato per dare vita a una grande installazione che si potrà vedere fino al 27 novembre negli spazi di Pisa Orologeria, in via Verri 7 a Milano. Noi siamo andati a trovare TvBoy pochi minuti prima della performance che avrebbe terminato questo lavoro davanti al pubblico. Quando arriviamo si può già intuire il tracciato e capiamo che è un’opera poetica e classica.

«Già, ho voluto fare qualcosa di classico: il tempo che incontra l’amore».

Il claim di Hublot dice The Art of Fusion. Sembra pensato apposta per te.
Infatti mi piace moltissimo. Nella mia arte io prendo spesso immagini provenienti da contesti differenti e le fondo, ed è molto bello reinterpretare questo messaggio a partire dal concetto di “tempo”, passando per l’incontro tra l’orologio e la Pop Art.

C’è ancora qualche remora da parte degli artisti a lavorare con dei marchi?
Forse in Europa sì, in America invece c’è una filosofia differente su questo punto, più libera. Anche se abbiamo avuto anche in Italia storie eccellenti di questo tipo: pensa a Fortunato Depero con Campari.

Disegnò per loro quella straordinaria bottiglia “futurista”, con la forma del calice rovesciato. E poi i manifesti.
Tutti conoscono quelle opere infatti. È bello quando i brand cercano di investire sull’arte e non di approfittare dell’arte. Sono contento infatti di fare questa performance, anche perché Hublot ha iniziato collaborazioni importanti nel mondo dell’arte, con artisti che ammiro molto. E poi molti artisti hanno sviluppato il loro percorso partendo dalla grafica e dall’illustrazione.

Anche tu?
Sì. Quando sono arrivato a Barcellona lavoravo come grafico e facevo riviste legate allo snowboard e allo skateboard. Poi ho fatto le prime mostre, hanno funzionato e ho deciso di dedicarmi al 100% alla mia attività come TvBoy.

A proposito, vivi nel cuore della Regione che in questi mesi ha monopolizzato il dibattito internazionale. Come l’hai vissuta questa situazione? Tu sei un artista molto politico?
Non mi definirei un artista politico. La situazione è molto spinosa e ovviamente vivendo qui, con mia moglie e mia figlia, l’ho seguita da vicino e ho sofferto molto per come sono andate le cose. Però a un certo punto ho deciso di slegare da questo la mia attività artistica. Intendiamoci: come artista hai l’obbligo di fare domande per smuovere le coscienze, ma non vorrei che la mia diventasse un’arte solo politica. Non voglio vincoli.

Da Mao alla Regina Elisabetta, da Putin a Obama, dal Papa a Trump, hai rappresentato tutti i protagonisti del nostro tempo. Spesso facendoli addirittura baciare tra loro.
Quando mi chiedono che lavoro faccio, sai che rispondo?

Cosa?
L’artista contemporaneo. Spesso gli artisti si imbarazzano a dire una cosa del genere, ma io rispondo così senza remore perché faccio l’artista e sono vivo. E l’arte deve parlare della contemporaneità e la contemporaneità è anche la politica. Perché negarlo? Non si può non parlare di personaggi come Trump al giorno d’oggi. L’arte ha la funzione di narrare il presente. Non mi sento un artista politico, come ti dicevo, ma sto attento a quello che succede. E se una questione mi tocca, la sento mia e ne parlo.

Vuoi provocare con le tue opere?
Voglio che siano ironiche e facciano venir fuori, nel bene o nel male, una discussione. E non solo sulle questioni politiche, perché contemporaneità vuol dire parlare del selfie, per esempio.

La storia dell’arte quindi ha anche una funzione di documentazione? E questa opera che stai per fare?
Quando noi vediamo la storia dell’arte, capiamo qual era la contemporaneità che vivevano. Guarda gli impressionisti per esempio, da loro possiamo capire cosa mangiavano e bevevano, com’erano vestiti. Anche con questa opera che sto per fare voglio integrare l’arte con i simboli della società che stiamo vivendo.

E non è troppo ottimistico parlare d’amore?
Se leggi i giornali c’è da mettersi le mani nei capelli, la situazione è catastrofica. Questo è un momento in cui se leggi il giornale capisci che la situazione è catastrofica, per cui voglio lanciare messaggi positivi. L’orologio ha una funzione ben specifica e con questa opera voglio dire che può essere uno strumento che ci dice che è il tempo di amare.

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