Rollink Stone/5: Bill Loika di "Tattoo Peter" | Rolling Stone Italia
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Rollink Stone/5: Bill Loika di “Tattoo Peter”

Ad Amsterdam, a due passi dal porto e dal quartiere a luci rosse c'è un negozio di tatuaggi che sembra essere lì da sempre

Rollink Stone/5: Bill Loika di “Tattoo Peter”

Rollink Stone è un osservatorio sull’universo del tatuaggio moderno in continua e turbolenta espansione. Marco Annunziata fotografo e contributor da Europa e California per Inked, Rebel Ink, Total Tattoo, desideroso per una volta di esprimersi nella propria lingua madre, porta sulle pagine di RS le storie e i lavori di tattoo artists più o meno celebri, da New York a Termoli, passando per Copenhagen, dalle macchinette artigianali fatte con un walkman, uno spazzolino, una penna bic e una corda di chitarra, ai reality shows ultra milionari.

Bill Loika di Tattoo Peter, Amsterda - Foto di Marco Annunziata

Bill Loika di Tattoo Peter, Amsterda – Foto di Marco Annunziata

Di Marco Annunziata

Ad Amsterdam, a due passi dal porto e dal quartiere a luci rosse c’è un negozio di tatuaggi che sembra essere lì da sempre. Tattoo Peter è la seconda casa di Bill Loika e anche lui sembra essere lì da sempre, anche se in verità è venuto via dagli Stati Uniti qualche anno fa per tutta una serie di ragioni, prima su tutte l’amore per Ineke, colei che sarebbe poi diventata sua moglie. Sono ormai 40 anni che tatua aquile e navi e forse parlare di tatuaggi con lui non è così eccitante, ma ora come non mai c’è bisogno di punti di riferimento, è per questo che sono andato a fargli delle domande e a farmi dare delle risposte.

Hai lavorato nel tuo negozio a Deep River nel Connecticut per ben 25 anni. Per quale motivo hai deciso di lasciare gli Stati Uniti per l’Europa?
Ho vissuto ad Amsterdam per circa 5 anni dal 1972 al 1977, ma ho deciso di trasferirmi definitivamente in Europa 6 anni fa. Mia moglie è olandese, e ci siamo incontrati qui ad Amsterdam negli anni ’70. Abbiamo vissuto negli Stati Uniti per una trentina di anni dove ho sempre lavorato al mio negozio. Quando i nostri figli sono diventati grandi e sono andati via da casa, abbiamo romanticamente deciso di tornare dove tutto è iniziato. Mi piace vivere qui e l’assicurazione sanitaria è decisamente più economica.

Cosa ti manca della vita negli Stati Uniti?
Mi manca mia figlia prima di tutto, ma anche un paio di stronzate, tipo alcune cose da mangiare che qui non riesco proprio a trovare e guidare automobili non proprio normali.

Quali sono le tue prime memorie di tatuaggi?
Quando avevo 8 o 9 anni, uno dei miei vicini di casa era un marinaio scozzese pieno di tatuaggi conosciuto come Tattoo Charlie. Tutte le volte che lo incrociavo sulle scale rimanevo a fissare tutti quei disegni che aveva sulla pelle e cercavo di capire cosa diavolo fossero.

Dettaglio dell'interno di Tattoo Peter - Foto di Marco Annunziata

Dettaglio dell’interno di Tattoo Peter – Foto di Marco Annunziata

Ti ricordi chi ti ha fatto il primo tatauggio?
Certo che me lo ricordo! Me l’ha fatto Ronnie Dagle. In Connecticut i tatuaggi erano vietati, così sono dovuto andare a Providence, Rhode Island per farmi tatuare da Ronnie in persona. Lo sai che il suo negozio è ancora lì dal 1955?

Come hai deciso di metterti a fare il tatuatore?
Vivevo ad Amsterdam ed ero molto interessato a questo tipo di arte. Capisci bene che in quei giorni non era come è adesso. Sono abbastanza sicuro che ad Amsterdam negli anni settanta c’erano solo tre pischelli che volevano imparare a fare i tatuaggi: Molly, Henk e il sottoscritto. Il leggendario Tattoo Peter mi ha aiutato a iniziare con alcuni consigli di base e un pò di attrezzatura. Ovviamente, ho iniziato a tatuare i miei amici. Poi sono tornato negli Stati Uniti e mi sono trovato a lavorare presso il negozio di un’altra leggenda, Jack Armstrong a Columbus, in Georgia. Quello è stato il mio primo vero lavoro in un negozio di tatuaggi.

E’ importante saper disegnare per un tatuatore? Tu come hai imparato a disegnare?
Sto ancora imparando. Disegnare è come suonare la chitarra, ti ci devi dedicare tutti i giorni. Quando ho iniziato non dovevo disegnare, i miei clienti sceglievano un flash dal muro e io glielo tatuavo. Oggi è diverso, sempre più gente vuole tatuaggi personalizzati e unici, e se non sai disegnare sarà un bel casino riuscire a portare il pane a casa.
Non riesco a disegnare tutto, mi piace disegnare cose tradizionali come navi, teschi, aquile e pugnali e questo è ciò che i miei clienti vogliono da me. Non posso fare ritratti o altri soggetti realistici, perché in tutta franchezza non me ne frega niente. Amo il mio lavoro perché riesco a controllarlo totalmente. Anche in questo caso, è come la musica, se suoni la chitarra e ti piace il blues, devi suonare il blues!

Alcuni tatuaggi di Bill Loika - Foto di Marco Annunziata

Alcuni tatuaggi di Bill Loika – Foto di Marco Annunziata

Dipingi?
Quando non tatuo disegno e dipingo flash. E’ uscito da qualche mese un libro molto ben fatto stampato in Italia con alcuni miei flash originali insieme a lavori di Dave Gibson e Danny Sawyer, abbiamo messo insieme 150 fogli di flash e ne sono davvero molto orgoglioso.

Cosa pensi del recente boom dello stile realistico di cui parlavamo prima?
Senza dubbio alcuni pezzi sembrano dei quadri e sono incredibili appena fatti. Questo risultato, tuttavia, non è eterno. A mio parere un tatuaggio con mille colori o sfumature di grigio ma senza linee non può durare, i tatuaggi tradizionali, invece, con linee spesse, solide e pulite invecchiano nel modo giusto con o senza colori.

Cosa pensi di tutti questi tatuatori in TV?
Non mi piacciono i tatuatori che si prendono troppo seriamente

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