“Rollink Stone” incontra Lea Nahon | Rolling Stone Italia
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Rollink Stone/2: Lea Nahon

Da acrobata a tatuatrice on the road, Lea ha iniziato a tatuare elefanti per colpa di Johnny Depp. L'abbiamo incontrata a Bruxelles dove abbiamo parlato del suo stile scarabocchiato a linee nere e del suo amore per la botanica...

Rollink Stone/2: Lea Nahon

Rollink Stone è un osservatorio sull’universo del tatuaggio moderno in continua e turbolenta espansione. Marco Annunziata fotografo e contributor da Europa e California per Inked, Rebel Ink, Total Tattoo, desideroso per una volta di esprimersi nella propria lingua madre, porta sulle pagine di RS le storie e i lavori di tattoo artists più o meno celebri, da New York a Termoli, passando per Copenhagen, dalle macchinette artigianali fatte con uno walkman, una spazzolino, una penna bic e una corda di chitarra, ai reality shows ultra milionari.

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Lea Nahon nel suo studio a Bruxelles. Foto di Marco Annunziata

Di Marco Annunziata

Quando hai visto per la prima volta un tatuaggio?
Francamente non ho un ricordo ben preciso considerato che sono cresciuta nel circo della famiglia Fratellini e ho sempre avuto gente tatuata intorno a me sin dall’infanzia.

Come hai iniziato a tatuare?
Hai presente Cry Baby? C’è una scena dove Johnny Depp è in prigione e si fa tatuare una lacrima sul viso. Ecco, quando ho visto il film per la prima volta mi è scattato qualcosa dentro e ho deciso di provare.

Chi è stato il tuo primo cliente?
Dopo aver fatto alcune prove su di me ho tatuato una piccola ancora su Betty, la signora elefante del circo. Devo dire che non ho fatto un gran capolavoro ma continuo a credere che sia stata colpa della sua pelle dura e grinzosa. Dopo Betty ho tatuato qualche amico coraggioso e poi ho cominciato finalmente ad avere i miei primi veri clienti.

Chi sono i tuoi punti di riferimento nell’arte?
Egon Schiele è il primo che mi viene in mente,  poi i fotografi Roger Ballen, Nan Godin e Jan Saudek. Musicalmente parlando amo Elvis, Tom Waits e il reverendo Mike Ferguson.

Foto di Marco Annunziata

Foto di Marco Annunziata

Come descriveresti il tuo stile?
Sono pigra. Non finisco mai un disegno e mi piace lasciare le linee di costruzione. Probabilmente lo definirei “non finito”? E’ uno stile?

Qual’è il primo negozio dove hai lavorato?
A Parigi al Kustom Tattoo, poi ho iniziato a viaggiare e ho lavorato on the road negli Stati Uniti, Inghilterra, Germania e Canada.

E poi ti sei fermata a Bruxelles. Cosa ti piace di questa città?
Avendo vissuto parecchi anni a Parigi inizialmente mi sembrava un posto noiosissimo. Gradualmente però ho imparato ad amare Bruxelles, la sua gente, e il suo ritmo lento . E cosa dire del mercato delle pulci di Place du Jeu de Balle?

C’è un tatuaggio particolarmente strano che ti hanno chiesto di fare?
Dopo svariati anni di attività non mi stupisco più di niente ma qualche tempo fa un amico mi ha chiesto di tatuargli dei boxer permanenti. Mi ha detto che una volta è andato in piscina nudo e nessuno si è accorto di niente.

Cosa non deve chiederti mai un cliente?
Volatili. Non so disegnare uccelli. Nessuna specie. E poi niente colori. Io e il colore abbiamo divorziato qualche anno fa.

Cosa fai quando non disegni o tatui?
Mi piace curare le mie piante, e per favore non dite che è una cosa da vecchi! Tutte le volte che metto dei semi in un vaso cresce qualcosa, penso di essere molto brava! In ogni caso trovo davvero difficile staccarmi da carta e matita.

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Alcune opere di Lea. Foto di Marco Annunziata

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