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Il treno digitale è partito, e i ventenni lo stanno rincorrendo

Cari ventenni, senza polemiche generazionali: se volete lavorare nell'ambito digital e nell'analisi dei dati, leggete qui

Cari ventenni, 

non ho intenzione di far del “generazionalismo”, inutili polemiche o puntarvi il dito contro da una posizione di rappresentante della generazione Xennial, che in qualche maniera, reputo privilegiata. Nascere in un’epoca, piuttosto che in un’altra, è solo questione di fortuna (o sfiga) non certo un merito o una colpa. Il mio intento qui è di darvi un consiglio, nel caso siate interessati a lavorare in ambito digital, e più precisamente nell’area dell’analisi dati.

In questo ultimo anno e mezzo mi sembra  di notare un cambio di paradigma nelle assunzioni all’interno di imprese e start-up, facenti parte di questo specifico settore: preferiscono assumere o collaborare con figure senior rispetto ai giovani usciti freschi, freschi dalle università. Non bastano gli aiuti di stato alle aziende per incentivare l’assunzione dei giovani, la tendenza attuale è “ne assumo di meno, li pago di più, ma sono più effettivi”. Occhio che non esagero quando dico che addirittura vi sono casi in cui queste aziende hanno rinunciato ad accogliere gli stagisti; vuoi che, dopo i mesi neri della pandemia urge la ripresa della produttività e non c’è tempo da “perdere” nella formazione, vuoi che addentrarsi nella burocrazia e i portali delle università è un’esperienza a dir poco kafkiana, resta pacifico che gli under 30, si stanno beccando delle sonore porte in faccia.

Ovviamente la necessità delle aziende di ingranare la quinta e le barriere burocratiche delle università sono solo aspetti contestuali che, ça va sans dire, potete solo subire supinamente, però oltre a questo, inizio a sospettare che esista qualcosa di più radicato e profondo che vi sta mettendo all’angolo.

Immaginate che il progresso tecnologico e le nuove conquiste del digitale siano un treno, nelle prime carrozze comodi, comodi ci stanno la generazione X e gli Xennial, i geriatric millennial e parte dei millennial sono entrati nelle seguenti carrozze correndo, sgomitando e sudando, alcuni seduti sulle valigie perché di spazio a sedere quasi non c’è, infine ci siete voi che lo state rincorrendo per salirci sopra, la porta degli ultimi vagoni è ancora aperta, ma il treno è partito ed è sempre più veloce. Ho reso?

Cosa non vi sta permettendo di salire su quegli ultimi vagoni? A mio avviso, la convinzione che la vostra preparazione accademica possa essere sufficiente. 

Quante volte avete sentito dire che si impara di più sul lavoro? Immaginate che questa considerazione si applica ancora adesso a settori lavorativi che non subiscono particolari evoluzioni, immaginatevi ora un settore come il digital, che ogni giorno presenta novità di ogni genere, dalle informazioni, ai nuovi applicativi opensource, dai nuovi approcci alla analisi ai continui fenomeni socio-culturali che si manifestano delle piattaforme social più disparate. Capite che se vi affidate solo alla vostra preparazione universitaria specifica, che ovviamente non può stare up to date, vi ritroverete a fare una enorme fatica a introdurvi in questo ambito di lavoro? Nella mia esperienza di amministratrice d’impresa ho dovuto diverse volte chiudere alcune formazioni in corso, che a differenza di altri casi, venivano retribuite dignitosamente, solo perché lo scarto tra la preparazione universitaria dello stageur era così grande rispetto le abilità dei nostri dipendenti, da non poterlo colmare anche solo in parte con una esperienza estiva di due mesi.

I “vecchi” che già nel lavoro digital ci stanno da anni e che sanno estremamente competitivo, per essere certi di tenersi il lavoro hanno necessità di aggiornarsi costantemente, facendo spesso rinunce quali la cena o l’aperitivo con gli amici, pena rimanere indietro e essere scavalcato da un altro più aggiornato e che ancora di più ha sviluppato skills.

Se infatti prima mi riferivo ad aziende particolarmente verticalizzate, dall’altra coloro che vi lavorano hanno una preparazione che spazia tra la programmazione per lo sviluppo di software, alla profonda capacità di indagine del web, deepweb e darkweb; da essere in grado di interpretare i dati raccolti razionalizzandoli una data visualizzazione, a conoscere la “storia” e la “natura” di quei dati, e per farlo alle volte bisogna essere preparati anche in sociologia, fisica, politica, matematica, semiotica e filosofia.

Con questo non voglio scoraggiarvi, anzi, sono qui proprio per darvi qualche consiglio utile per riuscire a colmare questo “gap” tra la vostra preparazione accademica e le richieste del mercato del digital e della innovazione tecnologica; e voi potreste dire “ma te chi sei per dire questo?”, solo una persona che avuto il culo di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, è sufficiente?

  1. mettetevi su Twitter e seguite tutti gli opinion leader di settore e le testate che parlano di nuove tecnologie (non è difficile, Twitter ti chiede cosa ti interessa e ti aiuta nei suggerimenti)
  2. mettetevi nei gruppi Facebook e Telegram che si occupano di programmazione, data visualizzazione, intelligenza artificiale, cyber security, e chi più ne ha più ne metta. 
  3. leggetevi dei paper scientifici su tutto quello che vi può essere utile a formarvi in questo ambito
  4. imparate a cercare informazioni sulla rete, cercate di capire che cos’è l’OSINT (questo è uno dei punti più importanti, perché sempre vi sarà di aiuto)
  5. ponetevi dei problemi facendo ricerca e sviluppando un pensiero laterale
  6. prima di presentarvi con un CV striminzito a una impresa di questo tipo presentate un vostro case study, come succede per i creativi che presentano un portfolio.
  7. leggete libri sugli argomenti citati e tutorial su You Tube e webinair sull’utilizzo di sistemi open source che possano esservi d’aiuto nel produrre un vostro case study
  8. mantenetevi informati sulla politica italiana ed estera e studiatevi fenomeni e movimenti che vengono dal basso e dalla rete
  9. create il vostro case study comprendendo cos’è il data journalsm, ovvero produrre un articolo che presenti dati di ricerca su uno specifico tema, uniti a una narrativa e un’interpretazione coerente con i dati esposti.

Se anche il vostro intento sia di proporvi a una agenzia di comunicazione e marketing digitale “tradizionale”, vi assicuro che tutte queste conoscenze acquisite faranno una certa differenza sul vostro CV.

Dunque, a conclusione di tutta questa menata il consiglio che vi do, da zietta, è di sviluppare una vostra preparazione parallelamente a quella universitaria, appassionatevi a uno specifico settore e studiatelo a fondo sperimentando con le possibilità che l’internet vi può offrire, c’è tutto quello che vi serve, solo ve lo dovete cercare e dedicargli del tempo.

In bocca al lupo.

P.S. Terminato questo articolo, mi è arrivata richiesta di dare mia testimonianza a un Master che si terrà all’università di Parma ad ottobre: come vedete anche le università cercano di offrire delle occasioni agi studenti per mantenersi informati sugli aggiornamenti del mondo digitale. Quando ci sono, partecipatevi.

Jenny Paita è la co-fondatrice dell’agenzia di comunicazione e analisi dei big data WaterOnMars. Nel 2018 con il nome di Chiara Stone ha creato un finto account Instagram con cui ha dimostrato quanto è semplice diventare influencer di moda nell’arco di sole otto ore comprando follower, visualizzazioni e interazioni false

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