Il futuro della musica è nell’innovazione: dallo streaming agli effetti speciali | Rolling Stone Italia
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Il futuro della musica è nell’innovazione: dallo streaming agli effetti speciali

Dopo aver cambiato totalmente il modo di fruire un disco, il mondo della musica deve evolvere anche la propria esperienza live. Ne parliamo con Luca Toscano di Artech

Il futuro della musica è nell’innovazione: dallo streaming agli effetti speciali

Quando, alla fine degli anni Novanta, Sean Parker ha permesso per la prima volta che due computer in comunicazione tra loro potessero scambiarsi file musicali, sfruttando anche una grandissima innovazione che permetteva alla musica di occupare meno spazio mantenendo più o meno la stessa qualità audio percepita, non poteva immaginare di aver cambiato il mondo della musica per sempre. Napster ha reso l’industria discografica un luogo residuale e a distanza di oltre vent’anni sappiamo benissimo come la vendita dei dischi e la fruizione in streaming non stiano permettendo più gli introiti cui le superstar degli anni Settanta, Ottanta e Novanta erano abituati. Il concerto è ormai la principale fonte d’entrata di una band o di un artista e per questo deve diventare sempre di più un’esperienza unica.

Lo spettatore, infatti, ha bisogno di uno spettacolo all’altezza delle proprie aspettative. È una trasformazione, questa, in atto da moltissimi anni e che ha reso la dimensione del live non solo un’occasione per esibire la musica, ma anche un’esperienza visiva capace di immergere un pubblico sempre crescente in un ambiente in grado di stimolare più sensi possibili.

In questo contesto, Artech si è affermata come una figura pionieristica nel mondo in espansione degli effetti speciali per la musica live in Italia e all’estero. Fondata nel 2015 da Luca Toscano, ha lavorato in 39 paesi diventando una vera e propria eccellenza del nostro Paese: «Mettiamo in scena le idee dei nostri clienti e dei loro team creativi, lo abbiamo fatto ad esempio quest’anno per i tour negli stadi di Tiziano Ferro, Marco Mengoni, Pinguini Tattici Nucleari, dei Pooh o ancora i concerti di Laura Pausini, dei rapper Marracash, Lazza, Salmo – ma anche degli Imagine Dragons e di Travis Scott al Circo Massimo o della star Colombiana Maluma, che abbiamo seguito anche nel suo tour internazionale. 
Assistiamo poi le grandi produzioni estere quando arrivano in Italia come i Coldplay, Harry Styles o i Muse volendo citarne alcuni.»

Uno dei segreti del successo di questa esperienza? «Gli effetti speciali.» dice Toscano: «Quando si parla di effetti speciali applicati alla musica, infatti, sembra qualcosa che ormai si dà per scontato, ma non è così. Non sono un semplice tocco in più, bensì il catalizzatore dell’energia e l’acceleratore delle emozioni. Una scintilla. Una fiamma. Una pioggia di coriandoli. Dei fuochi d’artificio. Sembra qualcosa di poco conto, ma è quello che trasforma alcuni momenti chiave del concerto in esperienze indimenticabili.»

«Queste tecnologie sono il linguaggio universale che connette gli artisti ai loro fan in modo viscerale.» ci dice. In questo momento storico dominato dai social, «Dobbiamo capire che lo spettatore oggi è sempre più attento e informato. Le persone assistono a spettacoli sempre più belli, sempre più visionari, sempre più innovatavi. Per questo una delle sfide che gli artisti devono affrontare ora è anche quella di creare performances uniche e “instagrammabili” capaci di distinguersi in un mercato saturo di contenuti.» La concorrenza per offrire il miglior spettacolo non riguarda solo la qualità musicale, ma anche la produzione scenica, gli effetti speciali, l’interattività e la creatività del design.

Come distinguersi? Per Luca Toscano, l’integrazione è fondamentale. «Gli effetti speciali devono essere sincronizzati non solo con la musica ma anche con tutte le altre tecnologie in gioco, diventando coerenti con il racconto. Mentre il panorama internazionale abbraccia gli effetti speciali con entusiasmo, l’Italia sembra essere leggermente indietro.» Secondo il fondatore di Artech ci sono diverse ragioni dietro questa discrepanza: «Io credo derivi dal fatto che l’Italia ha una lunga tradizione musicale e culturale focalizzata principalmente sulla tecnologia video ed illuminotecnica, e questo ha portato minori investimenti negli effetti speciali. La mancanza di player specializzati nel settore è stata un ostacolo, così come il budget inferiore disponibile per i tour e i concerti degli artisti italiani rispetto a quelli stranieri. Inoltre, l’Italia è uno dei Paesi più severi al mondo per quanto riguarda le autorizzazioni operative per gli effetti speciali, il che rende più difficile e costoso l’utilizzo di certe tecnologie.»

La storia di Artech però, sta dimostrando che gli effetti speciali possono rappresentare un pezzo importante della musica live italiana contribuendo a ridefinire l’esperienza del concerto. E mentre l’industria continua a spingere i confini dell’innovazione, una cosa è certa: il futuro dei concerti live sarà ancora più brillante, emozionante e, senza dubbio, spettacolare.