I finalisti di Cafè Unplugged

Wet Floors con Pollock che, attraverso un’analogia con l’action painting del pittore americano, sfogano sugli strumenti sentimenti di rabbia e costrizione.

Walter Celi con She’s Back colpisce per il suono internazionale e un ‘songwriting meticcio di sangue italiano, greco, etiope’ che mescola strofe urban ad echi sonori anni settanta

Dust And Tears di Charlotte Cardinale è un tuffo elegante nella malinconia della vita e dell’artista che ‘odia la routine e ha scelto la musica’.

Alessandro Campobasso che, con il suo quartetto, ci racconta ‘una storia, una parte di sé’ nei nove minuti di Sunshower

IDROMELE di Denise Battaglia, un misto di jazz, soul, pop che viaggia liricamente nel mito come ‘guida metaforica nei sentieri tortuosi della vita’

Gabriele Slep con Il mio più bel senso di colpa unisce a contrasto echi di cantautorato e rap, come un novello Ghemon

In che senso? di Guasto che alla formula aggiunge un tocco di (auto)ironia generazionale per cercare di ‘essere attuale / essere normale’

Alessio Cappello, ‘narratore del pianoforte’, come ama definirsi, nella sua Sicaliana svela l’isola l’italiana attraverso un’esperienza sinestetica

Singolarità di Alberto Vescovi è una passeggiata pianistica tra lo spazio sconfinato e l’intimità