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Espolòn ha raccontato il barrio creativo di Milano con i Coma_Cose

L'iconico brand di tequila ha chiamato il duo più interessante della scena italiana per un concerto speciale dentro una taqueria

Espolòn ha raccontato il barrio creativo di Milano con i Coma_Cose

Porta Ticinese è uno di quei luoghi di Milano dove è sempre piacevole trovarsi, perché dà l’idea che qualcosa possa sempre accadere. La sua fortuna è una collocazione strategica tra la Darsena, punto di congiunzione dei due navigli, e Via Torino, passeggiata tra negozi che da Duomo giunge fino alle Colonne. Dal turista all’universitario, dall’artista all’immigrato, Ticinese è uno spazio nel mezzo, una terra tra la scintillante Milano del centro e quella dell’aperitivo sui Navigli, un clash di culture e provenienze, di creatività e fantasia.

Non c’è da stupirsi se Espolòn, il tequila premium prodotto artigianalmente con il 100% di Agave Blu che celebra la storia e la cultura del Messico, abbia scelto proprio Ticinese per la sua Revoluciòn Creativa, un mese di eventi per arricchire il quartiere, come ha dimostrato l’enorme e affascinante murales realizzato da Ozmo nell’ultimo evento del brand messicano che impera glorioso a metà della via.

«La sua forza è che sembra un piccolo paese, In un certo senso è la nostra Camden Town», ci dicono i COMA_COSE, il duo più interessante delle ultime stagioni che al quartiere meneghino ha dedicato il suo primo EP, Inverno Ticinese, che ha compiuto da poco due anni. Il legame tra Ticinese, Navigli e la band è sancito nei continui riferimenti testuali presenti nei brani, dove Milano assume forma di madre adottiva e di una musa autoironica a cui prestare la voce. Sono loro i protagonisti scelti per animare il barrio creativo, occupando la taqueria Chihuahua Tacos con uno showcase elettroacustico incentrato proprio su quel primo e fortunato Inverno Ticinese, intervallato da Paloma, il cocktail messicano per eccellenza a base di Espolòn Blanco, sciroppo d’agave, succo di lime e soda al pompelmo.

Prima del live abbiamo l’occasione di una chiacchierata con Fausto e California, due musicisti svegli e intelligenti con una lunga gavetta alle spalle. Nell’ultimo anno, con l’uscita del primo lavoro HYPE AURA, hanno consolidato e affermato il loro progetto come uno dei più freschi sulla scena italiana, tra urban e itpop, portandosi a casa un tour di successi lungo tutta la penisola. «L’idea di pubblicare questo disco era quella di mettere un punto sulla mappa. Fino a quel momento il progetto aveva un’idea precisa, ma le uscite erano sempre state estemporanee. Finivamo un pezzo e avevamo l’urgenza di buttarlo fuori. Un disco ti dà anche l’occasione di poter costruire un tour strutturato».

Un successo rapidissimo che dalla gavetta dei primi concerti in piccoli club, li ha portati in poco meno di due anni sul palco di locali storici come l’Alcatraz. «Potersi studiare uno show di queste dimensioni da zero è entusiasmante, ma se dovessi trovare un piccolo lato negativo in questa cosa molto figa è che a questo livello si perde un po’ il contatto con il pubblico». Sarebbe bello fare tante platee piccole di seguito, nello stesso posto. Un po’ come lo showcase per Espolòn, dove tra band e pubblico non ci sono transenne, palchi, sicurezza e si sta tutti sullo stesso livello. Un po’ come agli esordi, con la differenza che ora, al primo accordo suonato, i telefoni volano soprano le teste per cercare di portarsi a casa un ricordo social di questa speciale performance dove il duo è accompagnato da Frenetik alla drum machine e Simone Sproccati alla chitarra.

I COMA_COSE sono un progetto caratterizzato da contrasti, da quello sonoro tra il rap e l’indie a quello umano tra Fausto e California. Ma forse il più interessante è che sono un duo milanese di non-milanesi. La loro Milano è quella scoperta passo dopo passo, come tutti i fuorisede, cercando di inserirsi in un contesto artistico e umano che può dare tutto come nulla. «Diciamo sempre che Milano è la città più bella d’Italia, se sei inserito. Noi siamo sempre stati degli outsiders, ma penso che Milano sia fatta prevalentemente dai non-milanesi, come noi. Ce la sentiamo addosso la città».

Quando le luci si accendono e le persone se ne vanno, non restano che i bicchieri vuoti sul bancone come ad ogni post concerto che si rispetti. Porta Ticinese è così, un posto dove se ti distrai finisci dentro una taqueria a sentire uno showcase della band del momento bevendo tequila. Mica male il barrio creativo, no?

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