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Ecco perché in quarantena non abbiamo fatto altro che cucinare

Secondo uno studio condotto negli Stati Uniti, la pandemia ci ha fatto cucinare molto più di prima. A quanto pare metterci ai fornelli ci dà soddisfazione, e per il nostro benessere psicologico è un po' come meditare

Ecco perché in quarantena non abbiamo fatto altro che cucinare

Foto via Unsplash

I ristoranti stanno riaprendo: mangiare in pizzeria, adesso, è di nuovo possibile. Eppure gli italiani continuano a prepararsi la pizza a casa, come facevano in quarantena. Ma anche gli americani stanno continuando a cucinare fra le mura domestiche, come non succedeva più da 50 anni, come riferisce il New York Times. E, mentre lo fanno, si divertono pure. Un recente sondaggio su 1.005 americani ha rilevato che il 54% degli intervistati ora cucina molto di più che prima della pandemia, e il 75% ha cominciato a sentirsi più sicuro in cucina. 

Cucinare ci ha fatto bene, e non solo perché abbiamo potuto scegliere cibi più sani: probabilmente ha anche migliorato la nostra salute mentale – infatti i corsi di cucina vengono già proposti da tempo anche in contesti terapeutici e riabilitativi. Nicole Farmer, medico e scienziato del National Institutes of Health Clinical Center, ha studiato gli effetti della cucina sul successo psicosociale: anche se le prove – come ha precisato – sono ancora limitate, la ricerca indica che quando ci mettiamo ai fornelli facciamo qualcosa di buono per il nostro benessere psicologico. Per una serie di fattori.

Intanto, si cucina anche per gli altri: è un’opportunità per costruire e migliorare le relazioni, come spiega Farmer. Preparare e cuocere il cibo dà una sensazione di autonomia e di controllo, di soddisfazione e di realizzazione: la cucina è un’attività che comporta l’uso di tante competenze.

“Da una prospettiva evolutiva, la cucina si è sviluppata perché ci ha dato accesso ai cibi cotti, che ci hanno concesso un vantaggio evolutivo”, dice Farmer. “La cottura ha aumentato la digeribilità degli alimenti e ridotto i batteri nocivi, migliorando in definitiva la sopravvivenza e la competenza nutrizionale”. Il medico sottolinea come cucinare ci esponga anche al profumo e alla vista del cibo, attivando alcuni dei percorsi neurobiologici che promuovono il benessere.

Ma preparare le lasagne partendo dalla lavorazione della sfoglia non ha lo stesso effetto che scaldare le crocchette di patate al microonde. “Ci sono alcuni studi che dimostrano che le persone che intendono la cucina come la creazione di un piatto a partire dalla base, spesso, si divertono di più e sono più soddisfatte. È un processo psicologicamente più interessante”.

Cimentarsi nella realizzazione di una ricetta complessa aiuta anche ad estraniarsi dalla normale routine. È un po’ come una forma di meditazione: la mente è occupata e non ha il tempo di vagare e di pensare a tutte le altre cose, quelle che sono più difficili da digerire di un pasto preparato in casa.

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