Dimmi cosa fai e ti dirò come sta andando la tua quarantena | Rolling Stone Italia
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Dimmi cosa fai e ti dirò come sta andando la tua quarantena

Ecco qui una lista di tutte le fasi che stiamo attraversando in questo primo mese di confinamento forzato nelle nostre case

Dimmi cosa fai e ti dirò come sta andando la tua quarantena

Con il suo incedere invisibile, il coronavirus è entrato nelle nostre esistenze a poco a poco, in modalità differenti e singolari. Tra quanto si era letto della situazione cinese fino ai primi casi italiani allo Spallanzani e a Codogno, la nostra posizione al confronto è stata inizialmente strana, incerta e vaga come le informazioni che ci venivano consegnate.

Ognuno di noi, di fronte ad una pandemia mai vissuta in precedenza, ha scelto un ruolo di partenza con cui porsi di fronte a questo scenario inedito: il negazionista, l’ipocondriaco, l’arrabbiato, il preso-bene-nonostante-tutto. È stato questo il punto di partenza del nostro modo di affrontare la quarantena, e ognuno di questi atteggiamenti è passato attraverso una serie di fasi. 

Ecco qui una lista di tutti i modi e le fasi del nostro primo mese di confinamento forzato nelle nostre case.

IL NEGAZIONISTA

Il suo motto potrebbe essere l’ingenuo e affrettato hashtag #milanononsiferma in cui il sindaco Sala è inciampato come il peggior boomer dell’internet. Il negazionista, per le prime settimane, ha ripetuto frasi come è poco più di un’influenza, non siamo in Cina attenendosi alla poca, incasinata e cattiva comunicazione di governo e media. Ma quando l’influenza di stagione è diventata una pandemia, il negazionista si è trovato di fronte al bivio.

Atteggiamento positivo: fase di contrattazione.

Preso atto della giustificata sbandata iniziale, il negazionista si è trincerato nel suo smart working. Il suo obbiettivo è diventato massimizzare questa situazione nel lavoro, nei rapporti, nel tempo dedicato a sé e al proprio miglioramento. Ne uscirò migliore è il pensiero dominante di questa fase.

Atteggiamento passivo: ritorno alla fase teenager/fase complotto

Per il negazionista rimasto fermo alla minimizzazione dell’evento si è invece aperta una doppia possibilità. Il ritorno alla fase teenager è quella in cui, incurante di leggi e vicinato, continua ad agire come se nulla stia accadendo. Imperscrutabile nel suo incedere, la pandemia non inficia il suo stile di vita. Non prova nessuna emozione o empatia nel mettere in pericolo chiunque sia presente nella sua vita. Tendenzialmente il negazionista menefreghista è un capo d’azienda. O un crumiro.

La fase del complotto, invece, porta il nostro negazionista a nottate insonni perse tra i complotti di YouTube sulla fabbricazione del virus e il suo rilascio: adora quel servizio di TGR Leonardo. Il suo rischio è essere risucchiato dai correlati finendo per aderire nel terrapiattismo. 

L’IPOCONDRIACO

È in quarantena dal 31 gennaio, giorno del primo caso affermato di Covid-19 in Italia. Si misura la febbre a scadenza regolare (minimo una volta al giorno) aspettando l’inesorabile esito.

Atteggiamento positivo: ritorno alla vita

La mutazione può avvenire con il trascorrere del tempo grazie all’informazione o al lavoro su di sé (terapia e/o meditazione, consigliamo grandi ascolti di dischi ambient). L’ipocondriaco allenta le proprie ansie, capisce che siamo tutti nella stessa condizione (e molti anche in situazioni peggiori) e compie il suo lento ritorno alla vita, in questo caso inteso come quarantena, che è la cosa più vicina alla normalità che abbiamo in questo momento storico. 

Atteggiamento passivo: depressione

La depressione colpisce in Italia 2.8 milioni di abitanti. È il vero male silenzioso, effetto collaterale delle pressioni del modello capitalista come evidenziato da filosofi come Gilles Deleuze, Felix Guattari, Mark Fisher. La depressione è una coperta di anedonia che ti abbraccia per bloccarti in posizione fetale, soffocandoti. Sarà una coda lunga di questa situazione eccezionale, un moltiplicatore di casi dovuto da questo isolamento forzato. Fabrizio Starace, presidente della Siep (Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica) prevede “conseguenze psicologiche sul 50% degli italiani”. La soluzione unica per il depresso è chiedere aiuto, senza sottovalutare la pericolosità del proprio stato. Tutti possiamo sentirci soli, vuoti, dimenticati. 

L’ARRABBIATO 

La rabbia è figlia di molte madri e nasce dove un seno allatta. In questo caso specifico è una naturale conseguenza dell’impotenza in cui l’arrabbiato è vittima dell’impossibilità di affrontare e accusare un nemico sconosciuto e invisibile. Ma ci sono modi e modi di farsi rodere il culo. 

Atteggiamento positivo: cittadino ideale

Dopo i primi gorgoglii scorbutici, l’arrabbiato decide di rendersi utile alla comunità. Si attiva per aiutare le persone più in difficoltà, partecipa alle raccolte fonti, si dedica alla beneficenza. Si innervosisce per le fake news e per le frasi populiste e cerca di dare portare ordine e buona informazione. È il concittadino che tutti vorremo come vicino di balcone.

Atteggiamento negativo: amico delle guardie/giustiziere non richiesto

Non riuscire a decifrare la rabbia è disastroso. Ne abbiamo le prove. La crociata contro i jogger è stato un esempio eclatante di quanto in basso possiamo arrivare quando abbiamo disperato bisogno di colpevolizzare qualcuno. L’amico delle guardie denuncia tutti e chiunque, anche quando i decreti dicono altro. Avvocato, boia, giustiziere, controlla la città deserta dall’alto del proprio balcone di controllo. Probabilmente sapete a quale dei vostri vicini ci riferiamo. Nel caso non lo capiate, forse quel giustiziere siete voi. 

IL PRESO-BENE-NONOSTANTE-TUTTO

Il mondo come lo conosciamo si sta sgretolando? C’est la vie. Tutti i tuoi cari sono lontani e non puoi vederli? C’est la vie. C’è un virus mortale nelle strade? C’est la vie. Il preso-bene-nonostante-tutto è nonostante tutto un preso bene, ma questa pandemia potrebbe spostarlo dalle sue posizioni verso altri lidi, gioiosi o meno.

Atteggiamento positivo: ozio

L’ozio, nel corso della storia, ha subito pesanti cambiamenti semantici. Fino a venti giorni fa era il sinonimo più eclatante di pigrizia; colui che ozia è colui che si disinteressa della società, un reietto. Un peso. Questa quarantena ci ha permesso di recuperarne il significato conferitogli nell’antica Grecia quando il dolce far niente era un momento di idillio scevro dal senso di colpa calvinista. Colui che ozia riscopre lo spazio per il tempo libero o, come scrivono Nick Srnicek e Alex Williams in Inventare il futuro, prova ad immaginare “un mondo in cui le persone non sono più legate ai loro posti di lavoro, ma sono libere di creare le proprie vite”.

Atteggiamento negativo: aziendalista

L’intero sistema economico mondiale dipende dalla sua celerità nel rispondere ad una mail inutile in un settore chiaramente inutile durante la pandemia mondiale. Non facciamo nomi di settori, ma sapete chiaramente quelli a cui ci riferiamo. Ora che è il mondo del lavoro è stato ridimensionato, l’aziendalista si sente protagonista. Un martire. Ma i martiri diventano martiri quando vengono sacrificati. 

CONCLUSIONI

Qualunque sia stata la posizione di partenza e l’evoluzione intrapresa, la fase finale sarà una e medesima per tutti. Come per l’elaborazione del lutto, in questo caso riferito alla nostra perdita della normalità, l’ultimo passaggio di questo gioco è l’accettazione. Ognuno di noi, prima o poi, dovrà farsene una ragione: la nostra vita in questo momento può essere solo questa. C’è una pandemia e non possiamo far altro che accettarla e costruirci il meglio possibile attorno, come singoli e come comunità globale. Messa giù in modo più semplice: dobbiamo sucarci tutto questo e trovare il modo migliore possibile per non andarci di testa.