I siti di lifestyle sfruttano le donne con la scusa dell’empowerment? | Rolling Stone Italia
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I siti di lifestyle sfruttano le donne con la scusa dell’empowerment?

Non c'è nulla di empowering in un settore il cui messaggio principale è "che schifo, la tua fica non sa di bergamotto"

I siti di lifestyle sfruttano le donne con la scusa dell’empowerment?

Incitano le donne a diventare forti e a riappropriarsi del proprio destino, parlano di empowerment femminile, vogliono che conquistiamo il mondo e che diventiamo Wonder Woman, ci invitano a essere in sintonia con la natura ma a nostro agio con la tecnologia, ad ascoltare il nostro corpo ma cariche di progesterone da assumere in pillole, ci vogliono fiduciose nella scienza ma con un occhio all’oroscopo, divise tra ritorno alla terra, pragmatismo scientifico e bufale new age. Sono i siti di lifestyle.

Quello che in assoluto mi dà più soddisfazione in questo senso è sicuramente Goop, il magazine online/sito di e-commerce fondato nel 2008 da Gwyneth Paltrow che dispensa consigli su benessere e bellezza ma soprattutto divulga articoli pseudoscientifici che fanno breccia nel cuore di chi legge perché mescolano sapientemente leggende e terminologia medica. Il tutto per spingere ad acquistare i prodotti del brand nel negozio online del sito, che contiene un po’ di tutto dai libri all’abbigliamento, dai tarocchi ai trucchi, dalle borse ai gioielli. Insomma, tutta “roba da femmine”. 

Di recente, Goop è finito sotto i riflettori per aver messo in vendita (a 75 dollari) una candela al profumo di geranio, bergamotto agrumato, cedro, rosa di Damasco e semi di abelmosco. Niente di strano, se non che probabilmente ne avrete sentito parlare perché il nome del prodotto è This Smells Like My Vagina Candle e, appunto, è subito diventata “la candela al profumo di vagina (di Gwyneth Paltrow)”. Era descritta – sorvoliamo sul profluvio di aggettivi – come una candela “con un profumo divertente, stupendo, sexy e meravigliosamente inaspettato (…) per ricordarci fantasia, seduzione e un calore sofisticato”.

Inutile dire che le vagine non hanno mai avuto un odore simile e che, per quanto Gwyneth Paltrow non si una donna del popolo, dubito fortemente che anche la sua abbia quel profumo se non si infila prima un sacchetto di essenze tra le cosce. 

Raccontata così la cosa fa anche ridere, ma il punto è che Goop si propone di dare informazioni a un pubblico prevalentemente femminile per incoraggiarlo a prendere in mano la propria vita tramite la conoscenza e consapevolezza di sé, per cui da questa prospettiva trattare in questo modo il tema dell’odore e del sapore della vagina – due degli aspetti che più mettono a disagio e causano insicurezze in chi ne ha una – diventa solo avvilente e mortificante. Il messaggio che passa è che schifo, la tua fica non sa di bergamotto.

Non c’è nulla di empowering in tutto ciò, anzi è una narrazione che perpetua tutte quelle tradizioni fatte di abluzioni e altre pratiche volte a purificare il corpo della donna. Una semplice spiegazione della causa degli odori corporei e quali sono normali sarebbe più utile di qualsiasi candela profumata (considerando anche che la vagina non è il chiosco di un fioraio).

Quella della “candela al profumo di vagina (di Gwyneth Paltrow)” è solo l’ultima delle cazzate spacciate da Goop per trucchi di benessere & bellezza. Già nel 2015, per esempio, il sito incentivò l’uso delle saune vaginali per rilassare e purificare la vagina, finché non sono arrivati i casi di ustioni in zona genitale e l’intervento di ginecologi che hanno fortemente sconsigliato la pratica.

Sempre nel 2015, invece, Goop aveva pubblicato un articolo in cui si affermava che l’uso prolungato del reggiseno fosse collegato allo sviluppo del cancro al seno, notizia smentita dalla ricerca e che aveva causato un polverone – spingendo tra l’altro Gwyneth Paltrow ad aggiungere una postilla alla fine in cui si specificava che le idee espresse nell’articolo erano condivise “solo per stimolare la discussione fra i lettori” ma che non andavano in alcun modo prese “come una possibile diagnosi medica”.

In un’altra occasione, nel 2018, Goop ha dovuto pagare 145mila dollari di risarcimento a chi aveva comprato le sue “yoni eggs”, delle uova di giada o quarzo vendute a 66 dollari l’una e definite “miracolose” perché in grado di migliorare gli orgasmi, il tono dei muscoli vaginali, l’equilibrio ormonale e l’energia femminile.

Le “yoni eggs” di Goop hanno molto in comune con le palline di Kegel, usate per eseguire gli omonimi esercizi e facilissime da trovare nei sex shop, dove sono vendute con la doppia finalità di far godere e aiutare nella riabilitazione o nel mantenimento del tono muscolare della pelvi. Ma il fatto che siano simili non vuol dire che non possano far male: l’uso di questi oggetti non può essere indiscriminato, e più che la sezione shop di Goop andrebbe consultato prima uno specialista che sappia qual è lo stato di salute a livello genitale di chi ne fa uso.

La pericolosità del sito di Paltrow va ben oltre una candela profumata, quindi. Certe notizie (false) che pubblica vengono riprese dai tabloid, che le diffondono come “tendenze” da seguire, e arrivano a un sacco di donne in tutto il mondo. Più in generale, Goop rappresenta un esempio preoccupante di come la salute e il benessere vengono trasformati in mode, legati a doppio filo a quello che fanno le celebrità, utilizzati per vendere questo o quel prodotto. Come può essere empowering un articolo che consiglia di infilarsi il prezzemolo nella vagina per indurre le mestruazioni? (E stavolta non è Goop).