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Un tweet di cordoglio del presidente della Repubblica per Ezio Bosso ha scatenato le bestie

1300 commenti di insulti e di benaltrismo: e gli italiani alla fame? E allora gli imprenditori suicidi? E i morti per la pandemia?

Screenshot via Twitter

Stamattina è arrivata la notizia della morte del direttore d’orchestra Ezio Bosso. Siccome era un personaggio piuttosto noto, con una storia drammatica che l’aveva reso una figura in grado di commuovere e ispirare molte persone, il Presidente della Repubblica ha deciso di fare pubblicamente le sue condoglianze. Lo ha fatto con un tweet dal profilo ufficiale del Quirinale: “Sono rimasto molto colpito dalla prematura scomparsa del maestro Ezio Bosso. Desidero ricordarne l’estro e la passione intensa che metteva nella musica, missione della sua vita, e la sua indomabile carica umana”. Fine. Un messaggio molto semplice e condivisibile da chiunque, o perlomeno che tale dovrebbe essere.

E invece no. Perché se si scorre tra le (in questo momento) 1300 risposte il tono dei commenti non è quello che ci si aspetterebbe – ossia messaggi di apprezzamento, solidarietà, gente che fa le sue condoglianze, che magari condivide qualche ricordo personale legato alla figura di Bosso. Ovviamente ci sono anche questi, certo, ma sono una minoranza: la maggioranza sono commenti benaltristi di gente che chiede conto a Mattarella di questa o quell’altra cosa. E gli italiani che non hanno più un soldoE i migliaia di ITALIANI alla fame? Dispiaciuto per le decine di suicidi no? E allora gli imprenditori suicidi per la crisi economica e il popolo condannato alla miseria? E i 30mila morti per la pandemia? E la lista potrebbe andare avanti. 

Oltre a questi, non mancano nemmeno quelli che Mattarella lo insultano direttamente – in modo più o meno esplicito – e che probabilmente faranno la fine di quella signora di 68 anni che l’anno scorso è finita indagata dalla Digos per attentato alla libertà, offesa all’onore e al prestigio del Presidente della Repubblica ed è scoppiata in lacrime durante l’interrogatorio. Come tale Luigi, nome utente @gigetto81, che dà a Mattarella della “persona infame e collusa”. Perché appunto, almeno in teoria insultare la più alta carica dello Stato è un reato grave.

Ma a parte questo, ci sono un paio di cose abbastanza interessanti e insieme inquietanti che emergono da questa vicenda. La prima è che un tweet tutto sommato innocuo e privo di qualsiasi elemento divisivo nell’Italia del 2020 è in grado di generare una shitstorm di notevoli proporzioni: è evidente che la nostra società è divisa al punto che non conta più il contenuto di quello che si dice ma solo chi lo dice. 

Il secondo aspetto è che questa vicenda ricorda molto l’ormai celebre vicenda dei due marò, che col senno di poi è diventata un po’ l’archetipo del comportamento degli italiani online. La frase “e allora i marò?”, diventata un meme da tanto spesso veniva usata per spostare l’attenzione da un qualsiasi argomento sulla sorte dei nostri due connazionali detenuti in India, ha perso di senso e ha smesso di venire utilizzata (se non in senso ironico come sfottò verso chi fa del benaltrismo, senso in cui compare anche sotto il tweet di Mattarella di oggi). Ma la sua eredità è rimasta: è diventata parte della forma mentis di una larghissima sezione della società italiana. 

In un certo senso, per moltissimi italiani è come se i marò non fossero mai tornati. Non si può più invocare il loro caso, certo, ma c’è una lunga lista di altre questioni aperte percepite come più importanti della cosa di cui si sta parlando – dai suicidi degli imprenditori a i morti di coronavirus – da tirar fuori alla bisogna per fare vedere che le istituzioni non si preoccupano dei veri problemi. Perché è questo che l’Italia ha imparato dal caso dei due marò.

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