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«Sono un’underdog». Il primo discorso di Giorgia Meloni da presidente del Consiglio

Ha parlato del peso di essere donna, di flat tax e presidenzialismo, di Mezzogiorno e flat tax. E ha assicurato la sua fedeltà alla Nato e all'Unione Europea (un segnale non di poco conto per una leader che, fino a qualche anno fa, elogiava Putin e chiedeva di uscire dall'euro)

Foto di Alessandra Benedetti - Corbis/Corbis via Getty Images

Dopo il giuramento della scorsa settimana, Giorgia Meloni ha pronunciato l’attesissimo discorso per chiedere la fiducia della Camera dei deputati al suo governo.

Dopo aver ringraziato il presidente Mattarella e il suo predecessore Mario Draghi, le parole della neo premier hanno sottolineato, sin da subito, l’importanza simbolica del momento: a prescindere dalle simpatie del caso, Meloni è consapevole di aver segnato un prima e un dopo nella vicenda politica di questo Paese, consegnandosi ai posteri come la prima donna a capo di un governo in Italia. Non a caso, la dissertazione della leader di Fratelli d’Italia ha preso le mosse da un accorato elenco di nomi di diverse donne che hanno combattuto per ottenere la parità di genere, da lei ritenute importanti anche per il suo percorso personale, da Nilde Iotti a Samantha Cristoforetti, da Maria Montessori a Grazia Deledda. Come in tanti hanno notato, Meloni ha scelto di tributarle evitando accuratamente di menzionare i cognomi: «Ringrazio le donne che hanno osato, per impeto, per ragione e per amore, come Cristina, Rosalie dei Mille, come Alfonsina contro il pregiudizio, come Maria o Grazia che con il loro esempio spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di tutto il Paese. E poi Tina, Nilde, Rita, Oriana, Ilaria, Maria Grazia, Fabiola, Marta, Elisabetta, Samantha e Chiara. Grazie! Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare anche io».

Meloni ha poi parlato di presidenzialismo, promettendo che la coalizione di centrodestra si attiverà per approvare una riforma costituzionale «che garantisca stabilità e restituisca centralità alla sovranità popolare» e «passare da «una democrazia interloquente a una democrazia decidente» e ha detto di voler partire dal modello di un semi-presidenzialismo alla francese, che «in passato aveva ottenuto consensi anche nel centrosinistra». Ma anche aggiunto, più duramente: «non rinunceremo a riformare l’Italia se ci trovassimo di fronte a opposizioni pregiudiziali».

Successivamente, la presidente del Consiglio ha ribadito la convinta adesione del suo governo al campo atlantista, alla NATO e all’Europa, offrendo un segnale di stabilità ai mercati e agli alleati: «L’Italia è a pieno titolo parte dell’Occidente e del suo sistema di alleanze, Stato fondatore dell’Unione europea, dell’Eurozona e dell’Alleanza atlantica, membro del G7 e, ancor prima di tutto questo, culla, insieme alla Grecia, della civiltà occidentale e del suo sistema di valori, fondato su libertà, uguaglianza e democrazia, frutti preziosi che scaturiscono dalle radici classiche e giudaico-cristiane dell’Europa», ha detto. Parole che non mancheranno di far discutere se pensiamo che, fino all’inizio della scorsa legislatura, Meloni aveva in più occasioni elogiato Putin e la sua politica estera, chiesto di uscire dall’euro, definito la Commissione Europea e la Banca Centrale Europea «comitato d’affari e di usurai» e appoggiato la campagna pro–Brexit di Nigel Farage.

Piccola curiosità: l’unico anglicismo utilizzata da Meloni in tutto il discorso è stato underdog, a volere evidenziare come la sua vittoria non fosse per nulla un fatto scontato. «Sono la prima donna incaricata come premier, provengo da un’area culturale che è stata spesso confinata ai margini della Repubblica, e non sono certo arrivata fin qui fra le braccia di un contesto familiare e di amicizie influenti. Rappresento ciò che gli inglesi chiamerebbero l’underdog. Lo sfavorito, che per affermarsi deve stravolgere tutti i pronostici. Intendo farlo ancora, stravolgere i pronostici, con l’aiuto di una valida squadra di ministri, con la fiducia e il lavoro di chi voterà favorevolmente, e con gli spunti che arriveranno dalle critiche di coloro che voteranno contro», ha detto. Qui il discorso integrale:

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