Rousseau, la presa per il culo definitiva dei 5 Stelle alla nostra democrazia | Rolling Stone Italia
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Rousseau, la presa per il culo definitiva dei 5 Stelle alla nostra democrazia

Oggi si vota sul governo Conte sulla piattaforma di Casaleggio. E per rendere completa la farsa il Movimento allega al quesito una bozza di accordo con il Pd, un insieme di infantili luoghi comuni e promesse irrealizzabili

Rousseau, la presa per il culo definitiva dei 5 Stelle alla nostra democrazia

Gloria Imbrogno / IPA

Come i menù dei ristoranti di quart’ordine, dove vicino ai gamberoni c’è il disclaimer della surgelazione. Allo stesso modo oggi le 100mila persone chiamate a dare il via libera su Rousseau all’accordo di governo tra M5S e Partito Democratico, si sono trovate accanto al quesito un allegato, che si apre con un bell’asterisco. “Bozza di lavoro che riassume le linee programmatiche che il Presidente del Consiglio incaricato sta integrando e definendo”, così sono definite le linee guida per il nuovo esecutivo sottoposte al vaglio degli iscritti alla piattaforma. 

Non stupisce che la bozza sia stata diffusa il giorno stesso della consultazione, impedendo così ai votanti di informarsi per tempo e farsi realmente un’idea della materia: questa è prassi per il clan Casaleggio, tutti i precedenti “referendum” sono andati così. Anzi, il fatto che per una volta la domanda ai votanti sia stata posta in maniera chiara, e non tramite il solito giro di parole per dire che chiunque non voti come vuole il capo è uno stronzo, è un notevole passo in avanti, e la dice lunga su quanto sia forte la fronda di chi nel Movimento non vuole il Conte Bis (il dissenso di Paragone e Barillari e la tiepidezza di Di Battista sono delle prime volte assolute per un partito in cui ogni forma di autonomia è stata espulsa e diffamata). 

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Nemmeno colpisce più di tanto il fatto che quello postato in fretta e furia sul Blog delle Stelle per tentare di nobilitare la farsa Rousseau sia un accordicchio più che parziale, nel bel mezzo di una trattativa (si spera) molto complessa. D’altra parte, mica vorrai essere rigoroso quando stai dando vita al primo esperimento umano di subordinazione della democrazia rappresentativa al voto (di quattro gatti) online? Semmai, come sempre, il vero problema è di contenuti. Già, perché il testo della “bozza di lavoro che riassume le linee programmatiche che il Presidente del Consiglio incaricato sta integrando e definendo” è una delle più spettacolari prese per il culo che la politica italiana ci abbia mai donato. Il buco con l’accordo di legislatura attorno.

E allora vediamolo. Punto uno. “Con riferimento alla legge di bilancio per il 2020 sarà perseguita una politica economica espansiva, senza compromettere l’equilibrio di finanza pubblica, e, in particolare: neutralizzazione dell’aumento dell’IVA, sostegno alle famiglie e ai disabili, il perseguimento di politiche per l’emergenza abitativa, deburocratizzazione e semplificazione amministrativa, maggiori risorse per scuola, università, ricerca e welfare”. Ora, che si eviti l’aumento dell’IVA è una notizia. O meglio, sarebbe una notizia (e un gran casino) se non lo si evitasse. Ma per lo meno quello è l’unico passaggio in cui si afferma qualcosa di concreto, in mezzo a una lunga infilata di “grazie al cazzo” (sarà il leit motiv di tutto il documento).

E poi già da questo primo desiderata iniziano i problemi. Perché, anche se non è molto in voga ricordarlo, un esecutivo con i 5 Stelle l’Italia lo ha già avuto, e c’era persino lo stesso presidente del Consiglio. E in quei 14 mesi scuola e ricerca (anche al punto sette), solo per fare un esempio, non sono esattamente stati trattate con i guanti.

Andiamo al punto due, che tra le altre cose sostiene la necessità di “a) ridurre le tasse sul lavoro, a vantaggio dei lavoratori; b) individuare una retribuzione giusta (“salario minimo”)”. Non pare proprio che il Pd – pur scisso, come sempre, al suo interno – abbia le stesse idee del Movimento sul reddito di cittadinanza. Anche perché, ora che si deve passare dalla fase della distribuzione dei soldi a quella del lavoro, l’impianto del provvedimento bandiera dei 5 Stelle mostrerà tutti i suoi limiti, e inizieranno i guai. 

Ma c’è da essere ottimisti, arriva il punto tre. Secondo cui “è essenziale investire sulle nuove generazioni, al fine di garantire a tutti la possibilità di svolgere un percorso di crescita personale, sociale, culturale e professionale nel nostro Paese”. Ok. Punto quattro. “Occorre promuovere una più efficace protezione dei diritti della persona e rimuovere tutte le forme di diseguaglianze (sociali, territoriali, di genere), che impediscono il pieno sviluppo della persona e il suo partecipe coinvolgimento nella vita politica, sociale, economica e culturale del Paese”. Molto credibile da parte di chi è stato al governo fino a questa mattina con Salvini, un ministro che sull’aizzamento degli italiani gli uni contro gli altri ha basato tutta la propria azione, con cui per altro Di Maio ora rivendica piena continuità

Punto cinque. “Occorre realizzare un Green New Deal”. Questa sembra di averla già sentita. Tipo da tutti i politici del mondo – a parte Bolsonaro, con cui per altro se il Movimento fosse nato in Brasile oggi sarebbe probabilmente al governo – da 10 anni a questa parte. Punto sei. “Occorre potenziare le politiche sul dissesto idrogeologico (…) Bisogna accelerare le procedure di ricostruzione delle aree terremotate”. Anche questa già orecchiata. Poi ci sarebbe da mettere d’accordo due forze che su consumo di suolo, Tav, Tap, trivelle e chi più ne ha più ne metta non hanno detto la stessa cosa nemmeno una volta nella vita, cosa che capita anche agli orologi rotti. I terremotati, inoltre, non sono sembrati esattamente la priorità nell’ultimo anno. Inoltre collegato c’è il punto otto, secondo cui “sono necessari investimenti mirati all’ammodernamento delle attuali infrastrutture e alla realizzazione di nuove infrastrutture”: vi siete schiantati sulla Val Susa con la Lega e ora ci riprovate con il partito delle Madamin?!

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Punto nove. “Abbiamo bisogno di un’Europa più solidale, più inclusiva, soprattutto più vicina ai cittadini”. Ma per starci dentro o per guardarla da fuori? Punto dieci. “È necessario inserire, nel primo calendario utile della Camera dei deputati, la riduzione del numero dei parlamentari”. Siamo contenti che anche il Pd abbia capito le priorità di questo Paese (sì, siamo ironici, come sempre). 

Punto undici. “L’Italia ha bisogno di una seria legge sul conflitto di interessi, con una contestuale riforma del sistema radiotelevisivo improntato alla tutela dell’indipendenza e del pluralismo”. Magari per mettere finalmente fuori gioco quell’imprenditore privato della comunicazione di stanza a Milano che con le sue strutture si è inserito nei gangli della democrazia, fino ad arrivare a condizionarla e modificarne le regole del gioco: Davide Casaleggio.

Punto dodici. “Occorre ridurre drasticamente i tempi della giustizia civile, penale e tributaria”. Separare le carriere dei magistrati, no? Punto tredici.”Occorre potenziare l’azione di contrasto delle mafie e combattere l’evasione fiscale”. Graziella. Punto quattordici. “Il Paese ha bisogno di un’ampia riforma fiscale, con semplificazione della disciplina e abbassamento della pressione fiscale. Occorre razionalizzare la spesa pubblica, operando una efficace opera di spending review e rivedendo il sistema di tax expenditures”. Siete gli uomini giusti per farlo, non c’è dubbio. 

Ed eccoci qua, al punto quindici. “È indispensabile promuovere una forte risposta europea al problema della gestione dei flussi migratori, anche attraverso la definizione di una normativa che persegua la lotta al traffico illegale di persone e all’immigrazione clandestina, ma che – nello stesso tempo – affronti i temi dell’integrazione”. Cancellate quell’abominio che il vostro ex migliore amico ha fatto negli ultimi 14 mesi e tutto torna ad avere un senso. No, non siamo ironici questa volta. 

Punto sedici. “Va lanciato un piano straordinario di investimenti per la crescita e il lavoro al Sud”. Con la conferma del ministro Lezzi dopo l’ottimo lavoro svolto.

Punto diciassette “è necessario completare il processo di autonomia differenziata giusta e cooperativa”, punto diciotto “è necessario porre in essere politiche per la tutela dei risparmiatori e del risparmio” e punto ventuno “il progetto di innovazione e digitalizzazione della P.A. costituisce una misura particolarmente efficace per contribuire allo sviluppo e alla crescita economica e culturale del Paese”. Boh, mi fido.  

Punto diciotto. “Occorre tutelare i beni comuni, come la scuola, l’acqua pubblica, la sanità. Anche le nostre infrastrutture sono beni pubblici ed è per questo che occorre avviare la revisione delle concessioni autostradali”. Già, avevamo anche votato un referendum in merito qualche anno fa. Poi ogni governante che si è succeduto dal 2011 ha fatto il possibile per mortificare la volontà popolare. Punto diciannove. “Per favorire l’accesso alla piena partecipazione democratica, all’informazione e la trasformazione tecnologica, la cittadinanza digitale va riconosciuta a ogni cittadino italiano sin dalla nascita, riconoscendo – tra i diritti della persona – anche il diritto di accesso alla rete”. Bello questo uno-due di grillismo delle origini. Ci stava anche un passaggio sulla Biowashball

Punto ventidue. “Occorre concentrarsi sui diritti dei lavoratori digitali (cosiddetti riders)”. Che sono stati anche i primi cui Di Maio ha rivolto il proprio pensiero una volta nominato al ministero del Lavoro – mossa condivisibilissima –, solo che poi non è cambiato nulla. Punto ventitre. “Occorre promuovere i multiformi percorsi del turismo”, tipo andare in gondola fino a Firenze. Punto venticinque. “Occorre rafforzare il nostro export, individuando gli strumenti più idonei per promuovere e accompagnare il made in Italy”. Che idea pazzesca, ho sentito che ai cinesi piace il fragolino.

Punto ventisei. “Il Governo dovrà collaborare per rendere Roma una capitale sempre più attraente per i visitatori e sempre più vivibile e sostenibile per i residenti”. Siamo sulla buona strada, Baghdad è magica stanotte.