Rolling Affairs: la politica in pillole | Rolling Stone Italia
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Rolling Affairs: la politica in pillole

La preoccupante svolta a destra dei giovani di questo Paese, la povertà che non può essere abolita come sostiene Di Maio e i disastri ambientali, che in Italia sono sempre più frequenti. Alcuni fatti da tenere a mente questo mese.

Rolling Affairs: la politica in pillole

Applausi abusivi
I disastri ambientali sono sempre più frequenti in Italia, e tanti errori del passato presentano oggi il conto. Parliamo, per esempio, dell’abusivismo edilizio, corresponsabile di numerose morti negli ultimi mesi nel Paese. In Italia gli abbattimenti sono un obbligo previsto dalla legge, ma così non avviene nella maggior parte dei casi. Secondo il dossier Abbatti l’abuso stilato a settembre da Legambiente, oltre l’80% dei 71mila immobili che sarebbero dovuti essere tirati giù negli ultimi 15 anni sono ancora in piedi. In media ogni comune costiero ha 247 ordini di abbattimento, al Sud le cifre sono esorbitanti (e anche altrove non si scherza). Eppure per i Comuni troppo spesso intervenire è considerata un’azione troppo impopolare. A meno che non serva a radunare decine di telecamere e mostrare il pugno duro di uno Stato legalitario solo a intermittenza.

Articamente femminista
Ha pubblicato una playlist su Spotify con dentro Björk, Maus, Nick Cave, Primal Scream, Massive Attack e Kendrick. E pochi giorni fa, il 30 novembre, ha festeggiato il suo primo anno al governo: è Katrín Jakobsdóttir, 42enne Primo ministro islandese. Seconda donna al potere nel Paese artico, è laureata in Letteratura, ha lavorato in tv e all’università. È la leader dei Verdi islandesi, alla guida di un governo inedito nella composizione – non guarda esclusivamente a sinistra –, chiamato a fare proseguire la lunga risalita dell’isola dopo la terribile crisi economica del 2008. La sua più grande battaglia? La Gender Equality, che lei definisce un diritto fondamentale di tutte le donne. Nonostante il suo Paese sia stabilmente al primo posto del Global Gender Gap Report, l’indice internazionale della parità di genere del World Economic Forum, punta ancora più in alto: “Il mio impegno è per costruire un mondo in cui le donne possano esprimersi a pieno, ne beneficeremmo tutti quanti”.

Paternali di cittadinanza
“Aboliremo la povertà”, aveva promesso alcuni mesi fa il ministro Di Maio. Ma a chi si rivolge e a chi gioverà la Manovra del Popolo, che ha scatenato il braccio di ferro con l’Europa? Tre domande ad Andrea Fumagalli, docente di Economia politica all’università di Pavia, tra i primi a parlare di reddito di base in Italia.
La povertà sparirà?
Ne dubito. L’obiettivo di portare tutti quanti almeno al livello della soglia di povertà – come si sostiene – tramite il cosiddetto reddito di cittadinanza, è più che meritorio, ma non se a tale provvedimento sono collegati obblighi di comportamento e di consumo. Inoltre, i poveri non italiani continueranno in ogni caso a rimanere tali.
Cosa non torna nel “reddito a 5 Stelle”, dal suo punto di vista?
Oggi la dicotomia più rilevante non è tra chi ha un lavoro e chi non ce l’ha, ma tra chi viene remunerato e chi no. La diffusione del lavoro non pagato lo conferma. La proposta del governo non tiene conto di questa impostazione. È una misura di inserimento lavorativo condizionato, non amplia il diritto di scelta del lavoro e di autodeterminazione della persona, ed è – per via dei consumi imposti – uno strumento di controllo sociale, che ancora una volta parte dalla stigmatizzazione della povertà.
Il governo fa qualcosa per precari e sfruttati?
Poco. Nulla si è mosso, per esempio, sui rider. Nel Decreto Dignità ci sono provvedimenti che limitano l’abuso dei contratti a tempo. Ma più decisiva sarà forse la sentenza della Consulta, secondo cui uno dei principi del Jobs Act è lesivo della dignità del lavoratore.

Natural born fascisti
Sinistra italiana, abbiamo un problema. E grande. Il Pew Research Center ha indagato le tendenze politiche dei giovani europei. Il nostro è quello in cui le forze di sinistra hanno meno appeal, l’unico in cui la percentuale di intervistati che si dichiarano di un simile orientamento è uguale tra under 30 e over 50. Mentre nel resto del continente i ragazzi continuano a dirsi progressisti in tema di diritti civili, immigrazione ed Europa, da noi questo non avviene. Merito dell’efficace propaganda di Salvini e M5S, ma enormi sono le colpe di una sinistra che deve ritrovarsi in fretta.