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Ristoratori disperati? – Ecco chi sono i leader del movimento #IoApro

C'è "lo sciamano di Montecitorio" noto per alcune risse e per essere stato citato in un processo contro la 'ndrangheta, il titolare di sei ristoranti che nel 2019 ha pagato solo 10mila euro di tasse, e quello che prima della pandemia faceva i video in cui sciabolava bottiglie in barca a vela

Christian Minelli/NurPhoto via Getty Images

Hanno dato un ultimatum al governo: o ci fanno riaprire o torniamo a manifestare. La scadenza sarebbe oggi. Ma chi sono i leader del movimento #IoApro che due giorni fa ha riempito piazza Montecitorio a Roma, incassando il sostegno di Vittorio Sgarbi e di alcune frange della destra estrema e prendendosi l’attenzione nazionale grazie alla trovata di uno di loro di vestirsi da sciamano? Proprio in virtù di questa recente esposizione mediatica, su alcuni di loro cominciamo a saperne di più.

Come su Umberto Carriera, 30 anni, che – nomen omen – le ha provate davvero tutte per emergere. E a quanto pare ce l’ha fatta, ma con un percorso a tratti discutibile. Come ha ricordato Il Resto del Carlino Carriera ha mollato l’università dopo qualche esame, poi ha millantato di essere fra i migliori imprenditori under 30 della classifica di Forbes (non era vero) e che Masterchef 2016 aveva girato una puntata nel suo locale (falso anche questo). Proprietario di ben 6 ristoranti – che negli ultimi tempi sono stati aperti “a fisarmonica” violando i Dpcm – nella storia recente di Carriera ci sono altre cose che non tornano, come i 40 dipendenti dichiarati pubblicamente che invece erano solo 4 reali o i soli 9.500 euro di tasse dichiarate nel 2019 – quando la crisi dovuta al Covid ancora non era nell’aria.

Se Carriera ha ben sei ristoranti – e quindi non è proprio un semplice ristoratore disperato perché colpito dalla crisi, come ce ne sono tanti in Italia – altri leader della protesta #IoApro non sono da meno. Per esempio Mohamed El Hawi, di origine egiziana, che possiede col padre tre ristoranti a Firenze e altri due in Egitto, 50 dipendenti in tutto prima della pandemia. Sul suo profilo Instagram lo vediamo in un video in cui, in barca a vela, sciabola una bottiglia: non esattamente lo stile di vita del proprietario di una trattoria a conduzione familiare. 

Tra gli altri leader di #IoApro ci sono Biagio Passaro, brand manager del franchising Regina Margherita, una catena di pizzerie e ristoranti napoletani, e Antonio Alfieri, proprietario di tre ristoranti tra Sassuolo e Fiorano con 20 dipendenti in tutto. Altri leader molto agguerriti ma meno attrezzati dal punto di vista delle attività sono Mattia Florulli, gestore dell’Halloween Pub di Bologna, finito nelle cronache per svariate multe ricevute in questi mesi per aver violato la stretta agli orari di apertura, che per tutta risposta lo scorso 4 dicembre, dopo l’annuncio delle norme per Natale da parte dell’ex premier Conte, aveva postato un video in cui diceva che “questo omuncolo vuole essere impiccato in pubblica piazza”.

E poi c’è ovviamente l’uomo che si è preso la scena: Hermes Ferrari, già ribattezzato “lo sciamano di Montecitorio” per aver fatto il cosplay del complottista statunitense Jake Angeli. Di lui abbiamo già parlato, ma nel frattempo sono spuntate altre novità: alcune condanne penali piuttosto gravi. Proprietario di una pizzeria a Modena che rivendica di aver tenuto sempre aperta da gennaio scorso nonostante sia vietato dalle restrizioni anti-Covid, Ferrari è noto nella zona per condotte aggressive che gli hanno procurato diverse denunce ed arresti. A marzo 2012 è stato condannato per aver picchiato un vicino di casa (motivo: un’auto parcheggiata male in cortile), mentre a giugno 2012 ha picchiato per strada il console emerito della repubblica d’Albania, Angelo Santoro, colpevole a suo dire di “avere camminato troppo lentamente sulle strisce pedonali”. Nel 2018, inoltre, il suo nome è stato citato  nelle deposizioni nell’aula bunker di Reggio Emilia del collaboratore di giustizia Antonio Valerio, durante le udienze del maxi-processo Aemilia che ha messo con le spalle al muro la ‘ndrangheta della cosca Grande Aracri-Sarcone.

Insomma, un’allegra combriccola, che ha deciso da un giorno all’altro di rappresentare esercenti e commercianti sul lastrico scavalcando ogni associazione di categoria. Vedremo che cosa riusciranno a ottenere. Finora, oltre a multe, sanzioni e ai disordini di Montecitorio, sembra poco o nulla.

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