Questa è Anna Rita Leonardi, parassita rossa e lobbista | Rolling Stone Italia
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Questa è Anna Rita Leonardi, parassita rossa e lobbista

Per la nostra rubrica sui nuovi troll, Anna Rita Leonardi, l'esperta di comunicazione politica e dirigente del PD ormai vittima fissa della violenza social – spesso sessista – da parte della militanza pro Salvini e 5 stelle, che del trolling hanno fatto una professione

Questa è Anna Rita Leonardi, parassita rossa e lobbista

Donna ricchissima, sposata con un lobbista, figlia di un facoltoso banchiere collega del padre di Maria Elena Boschi. Una parassita rossa, insomma. Almeno, questo è ciò che molte persone pensano di lei dopo la circolazione di alcuni meme che la vedono protagonista. È sufficiente, però, una veloce ricerca online per capire che queste informazioni sono del tutto false: da due anni Anna Rita è vittima di troll sul web, con diversi meme, un finto manifesto funebre e pagine e pagine di commenti e insulti a lei dedicati.

Questa è nuova.
Ogni giorno aggiungono un fake in più.
Ma un elicottero privato no?

State peggiorando eh, io vi avverto, così finite in terapia!

(Leonardo Zambri, sempre lui)

Pubblicato da Anna Rita Leonardi su Lunedì 8 ottobre 2018

Anna Rita è dirigente del Partito Democratico e di mestiere si occupa di comunicazione politica, anche sul web. Conosce quindi molto bene i meccanismi della diffamazione online. Dopo tutti gli attacchi ricevuti, ha deciso di trasformare la sua vicenda personale in una battaglia pubblica, condividendo sulle sue pagine social i messaggi di insulti e accuse che le arrivano, anche privatamente, dai singoli account.

Anna Rita, tutto inizia a febbraio 2017, quando esce il primo meme su di te. Come te ne sei accorta?
In realtà non me ne sono accorta io, ed è strano, perché io mi occupo di comunicazione, sono stata una delle prime a studiare la comunicazione grillina, fatta anche di meme, non soltanto offensivi, ma anche di promozione politica. Me ne hanno segnalato uno dove veniva presa una mia foto con scritte alcune falsità come “padre banchiere, collega di Boschi”. All’inizio l’ho presa sul ridere, ma presto ho capito che molti di quelli che avevano letto ci avevano creduto, perché hanno cominciato ad arrivarmi messaggi offensivi di tutti i tipi. Essendo donna, poi, si concentrano molto su un solo aspetto, sono abbastanza monotematici.

Sono insulti sessisti?
Eh, avoglia.

Quindi, leggono il meme, leggono il tuo nome, ti vengono a cercare su Facebook…
Vedono Partito Democratico, e attaccano.

E ti scrivono anche messaggi privati?
Sì sì. A un certo punto ho anche cominciato a pubblicarli perché insieme ad altre donne della politica abbiamo deciso di fare una campagna contro l’odio e la violenza nel web. Abbiamo aperto un gruppo in cui pubblicavamo anche i messaggi violenti che ricevevamo, soprattutto quelli sessisti…

Ma prima di pubblicare i commenti, hai mai pensato di rispondere tu direttamente? Di difenderti in qualche modo?
È iniziato tutto piano piano, come una specie di risposta alle lotte politiche che facevo, a me dispiace raccontarla in questo modo però purtroppo è così che l’ho vissuta. Poi magari avrò beccato solo gli psicopatici, non gli avversari politici sani di mente, però mi rendevo conto che più cresceva la mia attività politica, anche avversa nei confronti di alcuni esponenti, soprattutto del Movimento 5 Stelle, più cresceva questa ondata di troll. All’inizio erano solo troll, ma poi la gente ha iniziato a firmarsi con nome e cognome impunemente: andavo a guardare i loro profili ed erano persone con la foto insieme alla moglie e al bambino, o con tanti gattini… oppure sulle loro bacheche scrivevano “Affondiamo i barconi” e, subito sotto, “Non mangiate i poveri vitellini”.

Alla Leopolda 2016 Matteo Renzi annunciò la tua candidatura come sindaco di Platì, comune calabrese da anni commissariato, una candidatura che poi fosti costretta a ritirare alla vigilia della presentazione delle firme. Secondo te questo primo meme era in qualche modo legato a quella vicenda?
No, a quell’epoca ho avuto più rotture di scatole dai miei compagni di partito che non dai miei avversari. Quindi no, è iniziato quando ho cominciato a studiare la comunicazione dei Cinque Stelle, che oggi è diventata molto simile a quella di Salvini, curata da Luca Morisi. È stato in quel periodo che i loro fan hanno cominciato ad attaccarmi. Non vi posso fare nomi per questioni di processi in corso, però ce ne sono tre, quattro, che sono stati denunciati anche da altri deputati del PD, donne del PD, per meme molto più pesanti. Ad esempio, su Alessia Morani fecero un meme che diceva che lei prima di fare la parlamentare faceva la escort. Ovviamente è tutto falso.

Quindi la persona presa di mira, in questo caso il politico preso di mira, ha un identikit preciso?
Sì, la maggior parte sono donne, probabilmente perché è molto più semplice far passare il messaggio che se sei donna e politica, sei leggermente carina, magari sei anche giovane, probabilmente sei lì grazie a qualche favore sessuale che avrai fatto.

Le critiche alle donne arrivano anche dalle donne?
Soprattutto. L’ultima che mi è capitata è una pazza che mi ha bombardato di messaggi su Facebook. Questa signora di Napoli, salviniana, mi mandava audio alle due di notte in cui diceva: “Non ti permettere più di scrivere cose brutte su Salvini perché ti faccio del male”. Visto che mi scriveva dal suo account personale, con nome e cognome, le ho risposto: “Guardi signora, non so se lei sa come funzionano i social, però non è che è terra di nessuno e lei può scrivere qualunque cosa, prenderò i miei provvedimenti”. Al che lei ha rincarato la dose e cominciato a scrivermi cose più pesanti. Io ho fatto lo screenshot e l’ho pubblicato sulla mia pagina: “La signora xxx mi ha detto queste cose, rendetevi conto dell’odio social”. Lei mi ha bombardato per quattro giorni, continuamente, a ogni ora, mi mandava audio di tutti i tipi: “Tu non sai di chi sono parente io”, “Io vengo da…”,“Non sai che amicizie ho”, alle 2 , alle 4 di notte, dovevo spegnere il telefono, era diventata una follia.

Questi attacchi hanno avuto conseguenze anche sul tuo lavoro?
Forse sono stata, passatemi il termine, brava ad evitare che questo avvenisse. All’inizio questa situazione ti sconforta un po’ perché hai 30 anni, una famiglia, non sai mai se puoi incontrare uno psicopatico… Ecco, per esempio, l’ultimo che ho pubblicato era di un tizio su Twitter che mi ha scritto “Stai attenta perché ho già un processo per associazione camorristica” e ha aggiunto il nome di quello che dice essere il suo clan. Io penso sia difficile che un vero camorrista te lo venga a dire in pubblico. Sarà stato un pazzo. Però io dei pazzi sinceramente ho ancora più paura, perché quelli non li controlli mai. Questo all’inizio un po’ ti blocca, però devi fare una scelta: se prendi una linea e decidi che alla fine questo è un lavoro che può essere utile a qualcuno, devi assumerti la responsabilità di farlo.

Sembrava già abbastanza questo, invece, poi, salta fuori un tuo manifesto funebre.
Sì, quello non me lo spiego tanto. Ho scoperto che è stato postato da un tizio che vive a Toronto, ma credo sia originario pugliese: se vedi le foto, ci sono lui bello pacioccone e la moglie pacioccona, sembrano carini, invece lui dalla sera alla mattina fa questo, s’accanisce con alcuni personaggi. Come lui ce ne sono tanti, qualcuno è anche effettivamente molto riconducibile a dei precisi partiti politici. Ecco, ad esempio, quello del meme sulla Morani è uno che è molto riconducibile al Movimento 5 Stelle: se vi studiate i suoi tre profili, perché ne ha tre, vi accorgerete che non è un semplice cittadino che li vota.

È un militante?
Eh… sì, è uno che sta in mezzo…

Oppure viene pagato?
Io ho il dubbio sinceramente. Senza farvi i nomi, ci sono due persone che hanno un seguito elevato per essere dei privati cittadini, per quanto bravi è strano che abbiano 20 mila seguaci… significa che gestiscono una comunicazione particolare.

Quindi potrebbero esserci persone pagate dai partiti per fare questo?
Questo ve lo posso garantire, ci sono persone pagate per fare questo.

Anche il PD paga qualcuno così?
No perché non abbiamo soldi. È una questione di soldi. No, il PD paga i comunicatori però noi non abbiamo questa…

… figura professionale?
Sì. Anzi, molte volte ci hanno criticato quando qualcuno di noi ha cercato di scimmiottare la comunicazione dei Cinque Stelle. Hanno fatto bene perché non essendo nella nostra natura non ci viene bene, quindi si vede che scimmiottiamo, e alla fine diventa quasi un boomerang.

Tutto questo movimento di commenti, post, meme sui social sposta davvero i voti, alla fine?
Eh, sì. Per esempio, io vedo mio padre che è una persona acculturata, lavora, ha tutti i tipi di titoli di studio possibili…

Fa il banchiere, no?
Eheh, purtroppo non fa il banchiere, lavora in posta. Lui ha 62 anni, ed è un target relativamente alto perché ha avuto la possibilità di studiare e ha la voglia di informarsi. E tuttavia a volte ha difficoltà nel riconoscere le bufale. Dice sempre una cosa che mi ha fatto riflettere: “Ai miei tempi si diceva è vero perché l’ha detto la televisione, oggi si dice è vero perché l’ha detto il web”. Dovremmo fare informazione h24, dovrebbe esistere uno stuolo di persone che fa soltanto caccia e lotta alle fake news. Ma è impossibile purtroppo.

Di questa disinformazione generalizzata sul web si tende a dare la colpa ai social, ma non può essere anche colpa della politica?
Infatti io dico sicuramente questo: in questo momento Renzi è una persona invisa, diciamo così, un po’ antipatica, una persona che non si è fatta volere bene, non si è fatta conoscere o comunque ha un carattere particolare, mentre Di Maio sembra il bambino carino, simpatico, scemotto però dici: “Va beh, è scemotto ma è giovane”. È un’ondata di pensiero che pervade il Paese. E cosa succede nei social? Tutto questo si amplifica. La signora di Napoli, se mi vedesse per strada, l’80% delle volte non mi verrebbe a dire quello che mi ha detto tramite Facebook, ma lo fa tramite Facebook perché pensa di avere uno schermo protettore. Quindi sì, è così, la politica sicuramente dà l’input del problema, però il social lo alimenta. Poi lì chi è più bravo vince, è una giungla: chi è più capace di combattere alla fine la spunta e sicuramente, questo lo devo dire, il Movimento 5 Stelle è stato bravissimo.

Tornando al primo meme, tu sai chi è stato a farlo?
Sì, lo so, sì, l’ho denunciato, non so se poi ci sia dietro qualcun altro. Siamo andati su chi l’ha postato per primo, ma capire chi ha creato il meme è difficile, purtroppo.

Com’è finita questa denuncia?
È lunga ancora.

E poi, qualche settimana fa, è arrivato un nuovo meme, all’improvviso.
Ora mi hanno messo il “marito lobbista”, ma quello è facile da capire perché il mio compagno tra le informazioni di Facebook ha scritto che ha fatto un master in lobby, quindi master in lobby è diventato lobbista, “padre banchiere” l’hanno mantenuto, anche “collega del papà della Boschi” l’hanno mantenuto perché c’era pure prima, mi hanno attribuito uno stipendio di 20.000 euro al mese. Yacht e ville, quelli sono nuovi…

Cosa si prova a ricevere tanti insulti da tanti sconosciuti?
Quelli che danno più fastidio, sembra una banalità, ma sono quelli sul sesso. Io sono molto sanguigna, sarà che sono del sud, sarà il mio carattere, però quando ti scrivono certe cose… quelle non le tolleri. Se ti danno della ladra, è brutto però lo metti nel calderone del becero populismo, ma ci sono certe cose che veramente non si spiegano. Per questo motivo insieme a Lucia Annibali, alla stessa Boschi, a Federica Angeli, a Laura Boldrini, contro questa violenza social, abbiamo fatto tante iniziative, perché veramente ti senti violentata: è come se venisse uno a dirti “zoccola” in faccia, è una cosa che ti gela il sangue.

In concreto che altro si può fare?
Denunciare, sempre, unirsi. Non lasciar prevalere lo schifo, se prevale lo schifo tu ti fermi perché dici “non ne vale la pena”. All’inizio me lo chiedeva anche il mio compagno, mi diceva “ne vale la pena?” e io gli dicevo “finché penso di poter far nascere anche solo un po’ di indignazione, sì. Io sono una, ma, se ci uniamo, in tanti facciamo un gruppo”. Probabilmente si può fare solo questo, denunciare e andare avanti.

Se una parte della politica sfrutta questa ondata di analfabetismo funzionale, c’è invece un’altra parte della politica che potrebbe agire in maniera diversa?
Secondo me quello che deve fare oggi la politica è ritornare a studiare perché c’è una politica molto ignorante che trasmette ignoranza, quindi, in fondo, la alimenta. Bisogna studiare e cominciare a dare anche competenze ma soprattutto la possibilità a tutti di comprendere che c’è bisogno di informazione. Se io una cosa non la conosco mi devo informare, non posso parlare di qualcosa che non conosco, perché ne parlo male. Bisogna ritornare a dare la giusta importanza alla politica, che dovrebbe non soltanto rappresentare i cittadini, ma anche dare dei contenuti, che scarseggiano parecchio da tutti i punti di vista.

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