Quanto dobbiamo preoccuparci per l’emergenza coronavirus in Cina? | Rolling Stone Italia
Politica

Quanto dobbiamo preoccuparci per l’emergenza coronavirus in Cina?

Per ora il virus sembra meno aggressivo rispetto a quello della SARS, ma per non rischiare il governo cinese ha messo in quarantena Wuhan e Huanggang, due città da 11 e 7 milioni di abitanti

Quanto dobbiamo preoccuparci per l’emergenza coronavirus in Cina?

Medici all'ospedale Zhongnan di Wuhan, Cina. Foto di STR/AFP via Getty Images

Ieri sera è arrivata la notizia che la città cinese di Wuhan, 11 milioni di abitanti, è stata messa in quarantena per cercare di limitare la diffusione di un misterioso coronavirus – che causa una malattia già ribattezzata “polmonite di Wuhan”  – da giorni al centro dell’attenzione medica internazionale. 

Il virus, emerso per la prima volta alla fine di dicembre, avrebbe già fatto 17 vittime e infettato oltre 570 persone. Ne sono stati riportati casi a Taiwan, Hong Kong, in Giappone, Thailandia, Corea del Sud e Stati Uniti. La sua rapida diffusione ha alimentato negli ultimi giorni un panico globale per lo scoppio di una pandemia, anche per via delle somiglianze tra il virus e quello della SARS che nel 2002-2003, partendo anche in quel caso dalla Cina, si è diffuso in tutto il mondo uccidendo oltre 800 persone.

In realtà il nuovo virus sembra meno aggressivo di quello della SARS. Stando ai dati forniti dal governo cinese, le prime 17 vittime erano per la maggior parte uomini anziani, molti dei quali già affetti da altre patologie – come cirrosi epatica, ipertensione, diabete e morbo di Parkinson. Il primo caso di morte collegato al virus, ad esempio, era un nuovo di 61 anni di Wuhan ricoverato il 27 dicembre con febbre e tosse e morto il 9 gennaio. La vittima più giovane era una donna di 48 anni, quella più anziana un uomo di 89. 

Secondo il Dr. W. Ian Lipkin, epidemologo alla Mailman School of Public Health della Columbia University di New York intervistato dal New York Times, il fatto che “la maggioranza dei casi fatali siano anziani o persone con malattie croniche che le rendono più suscettibili alle malattie infettive” è abbastanza rassicurante. Detto questo, del virus non si sa ancora molto – anche se gli scienziati cinesi hanno annunciato lo scorso 13 gennaio di averne sequenziato il genoma. 

Stando alle prime ricerche, il virus – ribattezzato 2019-nCoV – sarebbe passato dai pipistrelli ai serpenti e poi all’uomo. Come già era stato nel caso di SARS e influenza aviaria, si presume che il salto di specie sia avvenuto in un mercato di animali come ce ne sono tanti in Cina.

In ogni caso, per fermare la diffusione del virus in un momento particolarmente pericoloso – tra pochi giorni cadrà il capodanno cinese, e in questo periodo dell’anno i mezzi di trasporto in Cina sono affollatissimi per tutta la gente che torna a casa per le feste – il governo cinese ha deciso di prendere decisioni drastiche.

Dalla notte di ieri Wuhan è completamente isolata: sono state montate barriere sulle carreggiate delle autostrade, sospeso il traffico aereo, cancellati tutti i treni e mandata la polizia a presidiare gli ingressi delle stazioni. Mentre da questa mattina anche Huanggang – un’altra città della provincia dell’Hebei non lontano da Wuhan con 7 milioni di abitanti – è stata messa in quarantena, e le autorità hanno ordinato la chiusura anche di spazi pubblici come cinema e bar. 

Per quanto riguarda l’Italia, Wuhan è collegata con tre voli alla settimana per Roma. L’ultimo di questi è arrivato ieri a Fiumicino e i 202 passeggeri sono stati sottoposti a controlli sanitari e scanner per misurare la temperatura corporea: non ci sono casi di infezione.