Quando arriverà il vaccino per il coronavirus? | Rolling Stone Italia
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Quando arriverà il vaccino per il coronavirus?

L’Italia potrebbe essere il primo Paese europeo ad avviare la sperimentazione di un vaccino contro il coronavirus, ma non illudiamoci: ci vuole ancora un bel po' di tempo

Quando arriverà il vaccino per il coronavirus?

Foto: David Greedy/Getty Images

Ci serve un vaccino contro il Covid-19, e sono moltissimi i paesi che ci stanno lavorando – diversi con studi in fase avanzata. La Cina ha in mano nove potenziali vaccini e la società CanSino Biologics sta cercando volontari per una sperimentazione di sei mesi: per ora si stanno facendo test sugli animali ma da aprile si potrebbe iniziare con gli esseri umani. Lo stesso vale per gli Stati Uniti, che nelle prossime sei settimane somministreranno a 45 volontari di Seattle il vaccino; e anche Israele ha annunciato di essere pronto a breve ad avviare i primi test.

In tutto sono almeno una trentina i paesi che stanno lavorando senza sosta per arrivare al vaccino, e l’Italia potrebbe essere il primo Paese europeo ad avviare a sua volta la sperimentazione. Con l’aumento dei contagi – abbiamo superato i 40mila casi tra guariti e in terapia – e le nuove restrizioni in arrivo per contenere gli spostamenti di tutti i cittadini italiani, questa è sicuramente una buona notizia. Ma non illudiamoci, per ottenere un vaccino servono molti mesi. Ne abbiamo parlato con Giovanni Maga, direttore di Genetica Molecolare del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR).

Quando arriverà il vaccino?
È molto difficile prevedere quando il vaccino sarà disponibile, sicuramente non per fronteggiare la presente situazione. Oggi ci sono più di 30, forse addirittura 40 possibili candidati in sperimentazione, alcuni molto indietro altri che stanno iniziando le prime fasi di sperimentazione in clinica, però i tempi per garantire la sicurezza di questi prodotti anche se compressi al massimo, non sono compatibili con i tempi di quest’epidemia.

Quali sono le stime possibili?
Le stime più ottimistiche parlano dell’inizio del prossimo anno, qualcuno dice più verosimilmente anche primavera. Si spera sempre che le cose vadano per il verso giusto e quindi non ci siano intoppi però sicuramente potremo avere forse il vaccino per una prossima epidemia ma non per fronteggiare questa.

Come si ottiene un vaccino?
Il concetto fondamentale del vaccino è quello di stimolare il sistema immunitario per preparare le difese contro poi l’infezione del vero patogeno. Questo avviene introducendo nell’organismo, di solito sotto pelle o in alcuni casi anche per via orale, delle componenti di questi virus, che non sono per nulla patogeni ma vengono intercettati dal nostro sistema immunitario.

E dopo cosa succede?
Il sistema immunitario in qualche modo li registra, per cui quando si trovano di fronte il vero virus, che entra, infetta le cellule e presenta quindi le componenti che noi abbiamo introdotto col vaccino, sono immediatamente capaci di riconoscerle. Per arrivare a questa fase, prima di tutto bisogna trovare queste componenti, capire quali sono i pezzi del virus che sono più efficaci nell’indurre una risposta del sistema immunitario.

Per il coronavirus in che fase siamo?
Per questo nuovo virus sicuramente abbiamo identificato un principale antigene, quindi un pezzo importante del virus, che stimola la risposta. Si tratta di una proteina che sta alla superficie della particella virale, si chiama spike e serve al virus per legarsi alla cellula ed entrare in modo da iniziare l’infezione. I vaccini che si stanno sperimentando si basano su diverse tecnologie che hanno tutte però lo stesso scopo: far entrare questo pezzetto di virus nel nostro organismo per addestrare il sistema immunitario.

Quali sono i vaccini più avanzati?
I vaccini più avanti nella sperimentazione sono quelli che si basano sul codice genetico del virus, che è stato reso pubblico subito all’inizio dell’epidemia dalla Cina e quindi è stato possibile leggere qual è l’istruzione che consente al virus di produrre questa proteina.

Quando si arriva alla sperimentazione?
Il primo passaggio è vedere se una volta che io somministro questa cosa, la persona produrrà gli anticorpi che ci aspettiamo, diretti contro la proteina e vedere se gli anticorpi hanno davvero la capacità di neutralizzare il virus. Stabilita la dose, quante volte immunizzare, la risposta – e per tutto questo possono passare mesi – s’iniziano i test più complessi.

Sulle persone?
S’iniziano ad immunizzare le persone e si vede se queste s’infettano di meno rispetto alla media attesa e alla fine si può concludere che quel vaccino va bene. Intanto si vedono anche gli effetti collaterali e si riaggiusta il dosaggio. Per pensare a tutto questo ci vuole tempo.

In Italia si sta avviando la sperimentazione.
In Italia si sta sperimentando con l’Istituto di Ricerca di Pomezia in collaborazione con l’università di Oxford uno di questi vaccini avanzati. Si pensa che possa entrare nella sperimentazione clinica già prima dell’estate e speriamo possa dare esiti positivi. Ci sono studi simili anche negli Stati Uniti, Canada, Israele, Giappone, in molti paesi.