«Pronto al sacrificio estremo». Cosa sappiamo del suprematista bianco arrestato a Bari | Rolling Stone Italia
Attualità

«Pronto al sacrificio estremo». Cosa sappiamo del suprematista bianco arrestato a Bari

Un 23enne è accusato di arruolamento con finalità di terrorismo internazionale, di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale etnica e religiosa. Nella chat con altri “adepti” avrebbe condiviso anche minacce di morte alla senatrice Liliana Segre

«Pronto al sacrificio estremo». Cosa sappiamo del suprematista bianco arrestato a Bari

«Allarmanti analogie con la strage di Buffalo». È il contesto in cui si è consumato a Bari l’arresto di Luigi Antonio Pennelli, 23 anni, ritenuto dalle forze dell’ordine un arruolatore con finalità di terrorismo internazionale, di propaganda e di istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale e etnico-religiosa. Queste le accuse per il giovane, che apparterebbe all’organizzazione di suprematisti bianchi statunitense “The Base” e che, secondo le indagini, in Italia operava in autonomia e sarebbe stato pronto al sacrificio estremo “in difesa della razza bianca”. Pennelli, per ora l’unico referente del movimento nel nostro Paese, aveva comunque già costituito una identità informatica riconosciuta, tanto che altri aspiranti “adepti” lo avrebbero contattato in qualità di Comandante della Base. Al momento del fermo, avrebbe controllato un gruppo di 3-4 membri, con i quali condivideva e diffondeva materiale propagandistico che incitava all’esecuzione di azioni violente.

Ma il collegamento con la “casa madre” americana dell’estremismo non era soltanto ideologico perché, secondo gli accertamenti, pare che volesse «passare all’azione» e la sua pericolosità era avvalorata dal possesso di armi, ritrovate nella sua abitazione (una carabina, una pistola a pallini, una balestra, armi da taglio e mazze), sulle quali sono state rinvenute iscrizioni in alfabeto runico, tra le quali “runa othala” (che tradotto letteralmente significa “patria” o “terra ancestrale”, ndr), oltre ai nomi di alcuni famosi suprematisti responsabili di attacchi terroristici, come Traini, Breivik e Tarrant. Anche per questo i pm hanno spiegato che dalle indagini sono emerse «allarmanti analogie con la strage di Buffalo», città dello stato di New York dove il 14 maggio scorso Payton Gendron, suprematista bianco di 18 anni, aprì il fuoco in un supermercato uccidendo 10 persone e ferendone altre 3. Anche in quel caso, sulle sue armi vennero riscontrate le stesse iscrizioni.

Il ragazzo di Sammichele di Bari, piccolo Comune dell’Altopiano delle Murge in Puglia, sembra che si sia radicalizzato attraverso il web dopo essere entrato in contatto con il leader dell’organizzazione terroristica “The Base”. Il suo compito? Far parte del collettivo, diffondere i valori, gli schemi e gli obiettivi dell’organizzazione anche in Italia e, al momento opportuno, compiere attentati. Da quanto emerso dalle indagini, pare anche che nella chat Telegram denominata “Sieg Heil”, utilizzata dal 23enne pugliese, lui stesso abbia condiviso un video nel quale «verrebbero rivolte anche minacce di morte alla senatrice Liliana Segre». Sempre nella stessa chat, come riportato negli atti giudiziari, si dichiara in grado di procurarsi altre armi rubandole, acquistandole sul mercato nero o attraverso l’aggressione a guardie giurate. Grazie all’arresto, però, le forze dell’ordine hanno interrotto sul nascere le mire criminali del giovane suprematista bianco.

Altre notizie su:  arresto bari Suprematista