Perché tutti parlano del ddl di Gasparri sul concepimento? | Rolling Stone Italia
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Perché tutti parlano del ddl di Gasparri sul concepimento?

L'idea di ricollegare l'acquisizione della capacità giuridica al momento del concepimento è antichissima: ne parlava Carlo Casini nel 1978. Si tratterebbe di un mutamento di prospettiva radicale: se il feto acquisisse diritti giuridici, l'aborto potrebbe venire equiparato a un omicidio volontario

Perché tutti parlano del ddl di Gasparri sul concepimento?

ROME, ITALY - FEBRUARY 3: Maurizio Gasparri senator of the Forza Italia party and candidate for Senate in the next elections during the opening of the election campaign of the candidate for regional councilor Adriano Palozzi, at the Teatro Brancaccio, for the next regional elections on February 3, 2018 in Rome, Italy. The Italian General Election and regional elections takes place on March 4th 2018. (Photo by Stefano Montesi - Corbis/Corbis via Getty Images)*** Local Caption ***Maurizio Gasparri

Il 13 ottobre, durante la prima seduta del nuovo Parlamento, il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri ha infatti presentato due disegni di legge che lasciano pochissimo spazio all’immaginazione.

Il primo propone una modifica sostanziale del primo articolo del Codice Civile, quello che prevede il riconoscimento dell’acquisizione della capacità giuridica (ossia la suscettibilità a essere titolare di diritti e doveri) «dal momento della nascita».

Allo stadio attuale, infatti, i diritti riconosciuti dalla legge italiana sono subordinati all’evento della nascita; la proposta di Gasparri punta a sconvolgere completamente il quadro, ricollegando l’acquisizione della capacità giuridica già al momento del concepimento – quel fenomeno che si verifica in seguito all’unione tra la cellula sessuale maschile (spermatozoo) e la cellula sessuale femminile (ovulo), e che porta alla formazione dell’embrione. Si tratterebbe di un mutamento di prospettiva radicale: se il feto acquisisse diritti giuridici, l’aborto potrebbe, di fatto, venire equiparato a un omicidio volontario. Al netto dell’enfasi delle ultime ore, non si tratta di una novità: ricalca un’idea resa celebre da Carlo Casini, fondatore ed esponente storico del Movimento per la vita Italiano, nato nel 1978 come reazione all’approvazione della legge 194.

Il secondo disegno di legge, presentato sempre da Gasparri, riguarda la previsione di una “giornata della vita nascente”. Al momento, il testo della proposta non è ancora disponibile, ma la sensazione più diffusa è che si tratti di un’idea mutuata dai vari movimenti pro–vita nostrani, che da anni chiedono a gran voce di istituire per via parlamentare un evento dedicato al sostegno dei diritti del feto (per riuscire in questo intento, è stato anche aperto un sito apposito). Non a caso, la proposta fa esplicito riferimento a una serie di associazioni cattoliche che fanno storicamente parte del movimento antiabortista italiano, come “Family Day-Difendiamo i nostri figli”, “CitizenGo” o “Giuristi per la vita”.

Non solo Gasparri: una terza proposta, depositata dal senatore leghista Massimiliano Romeo e intitolata “Disposizioni per la tutela della famiglia e della vita nascente, per la conciliazione tra lavoro e famiglia e delega al Governo per la disciplina del fattore famiglia”, menziona esplicitamente il concepito come «componente del nucleo familiare a tutti gli effetti»; inoltre, prevede di rinforzare la presenza delle associazioni Pro Vita nei consultori e di creare un «fondo per il sostegno della maternità (…) finalizzato all’erogazione di aiuti e contributi per evitare che le donne in stato di gravidanza ricorrano all’interruzione volontaria della medesima».

La proposta di Romeo ricorda molto da vicino la strategia che il centrodestra ha adottato in Piemonte: la scorsa settimana, una delibera approvata in IV commissione ha infatti messo in cantiere uno stanziamento di 460mila euro diretto a finanziare enti e associazioni che promuovono il «valore sociale della maternità e la tutela della vita nascente operanti nel settore della tutela materno infantile» (leggasi: associazioni pro vita e antiabortiste). La ratio della delibera, presentata dall’assessore regionale piemontese alle politiche sociali, Maurizio Marrone (quota Fratelli d’Italia) dovrebbe essere quella di «evitare che l’aborto divenga un mezzo per il controllo delle nascite». Come? Predisponendo un fondo specifico (il fondo “Vita Nascente”, per l’appunto) e consentendo alle associazioni pro vita di aiutare quelle donne in difficoltà che decidono comunque di proseguire la gravidanza, assegnando loro contributi per le spese domestiche e per tutte quelle uscite connesse alla cura del bambino fino ai 18 mesi – in breve: alle donne piemontesi che decideranno di non abortire, la Regione pagherà le bollette, le rate del mutuo, l’affitto, e nel conto potranno rientrare anche abbigliamento, farmaci, pappe e latte in polvere, pannolini, passeggini e culle. Ma non finisce qui: il 10% dello stanziamento servirà per la pubblicizzazione del fondo stesso e, di conseguenza, le associazioni antiabortiste potranno utilizzare il logo istituzionale della Regione per le loro campagne.

Sempre in Piemonte, un provvedimento del 2021 ha consentito alle associazione Pro Vita di presenziare costantemente nei consultori per esercitare pressione sulle donne intenzionate a interrompere la gravidanza. I metodi impartiti “corsi di formazione” attivati da queste organizzazioni sono ormai ben noti: un’indagine di Quotidiano Sanità ha scoperchiato il vaso di Pandora, dimostrando come i volontari vengano inviati nei consultori per diffondere un clima da caccia alle streghe e stigmatizzare chiunque intendesse abortire, rallentando l’accesso delle donne non soltanto all’interruzione volontaria di gravidanza, ma anche alla contraccezione di emergenza. Le tecniche adottate sono tantissime, in primis l’impiego di frasi coniate appositamente per colpire nel vivo le donne («Capisco che lei sia vittima di violenza, ma se ora abortisce farà lei stessa una violenza»); ma viene riservato ampio spazio anche alla diffusione di menzogne antiscientifiche in piena regola («Una gravidanza può guarire la leucemia», «Un aborto renderà il suo partner omosessuale», «Non può accedere all’aborto senza il consenso del partner»).

Beninteso: la presentazione di proposte di questo tipo non è una novità, e neppure un portato esclusivo delle destre: in passato, anche rappresentanti eletti tra le fila del Partito Democratico e del Movimento 5 Stelle hanno presentato dei disegni di legge parecchio simili, a dimostrazione di come, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la questione della vita nascente, in Italia, sia trasversale e comune a tutte le forze politiche (giova ricordare, a titolo d’esempio, che nel 2012 Mario Adinolfi è stato eletto tra le fila del Partito Democratico).