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Perché Stati Uniti, India ed Egitto hanno così paura di TikTok?

Gli Stati Uniti vorrebbero metterlo al bando, l'India l'ha già fatto e l'Egitto ne arresta gli utenti. Ma come mai queste reazioni per una app di balletti e video divertenti?

“Quando il saggio indica la Luna, lo stolto guarda il dito”. Il celebre proverbio spiega più di molti editoriali la guerra che Donald Trump ha deciso di intraprendere contro TikTok. Il Presidente degli Stati Uniti è pronto a vietare l’utilizzo del celebre social negli Stati Uniti nel caos in cui Microsoft non acquisti le operazioni americane di ByteDance, la società cinese proprietaria dell’app che oggi vale più di 100 miliardi di dollari e viene utilizzata in tutto il mondo da oltre 800 milioni di persone. A nulla pare esser servita la promessa di ByteDance di creare 10mila nuovi posti di lavoro negli Stati Uniti nei prossimi tre anni.

“Dal 2017, ovvero dall’inizio del suo mandato, Trump è in trattativa con la Cina”, spiega a Rolling Stone Roberto Zichittella, giornalista di Radio 3 Mondo. “Prima ancora di insediarsi ufficialmente ha incontrato Jack Ma, il fondatore della piattaforma di e-commerce Alibaba con cui ha stretto un accordo di massima che prevedeva la creazione di un milione di posti di lavoro in 5 anni e la vendita dei prodotti americani in Cina”.

Promesse che sono rimaste tali, ad oggi: la trattativa con la Cina non è stata mai finalizzata e il milione di posti di lavoro ha fatto la stessa fine di quello previsto dal Contratto con gli italiani di Berlusconi del 2001. Per questo motivo, spiega Zichittella, Trump e il suo team potrebbero aver deciso di identificare in TikTok il nemico da abbattere così da nascondere lo stallo delle trattative commerciali. “L’ascesa di TikTok è stata identificata come un problema per le aziende statunitensi. Come ha detto Mike Pompeo il 30 luglio al Senato, il social vorrebbe rimpiazzare Instagram, così come Alibaba vorrebbe prendere il posto di Amazon”.

Una tesi che però è difficile da sostenere in un periodo storico scandito dalla moltiplicazione dei canali: così come Facebook ha continuato a vivere dopo la fondazione di Twitter ed entrambi hanno prosperato anche dopo l’arrivo di Instagram, è possibile che TikTok non cambi poi così tanto lo scenario. Per questo motivo adesso l’amministrazione Trump sta spostando l’attenzione verso la gestione dei dati che l’utente consegna direttamente alla piattaforma durante la registrazione. “Secondo Pompeo”, spiega ancora Zichittella, “queste informazioni vengono consegnate da TikTok al Partito Comunista Cinese”. 

Gli Stati Uniti non sono l’unico Paese che ultimamente ha dichiarato guerra a TikTok: anche altrove, per altri motivi, il social è finito al centro dell’attenzione delle autorità. “In Egitto la legge contro il cybercrimine entrata in vigore nel 2018 è stata applicata per arrestare cinque ragazze per i loro video su TikTok”, spiega Zichittella. L’accusa è che i video violino i “valori della famiglia” e incitino alla prostituzione, e le imputate rischiano 2 anni di carcere e oltre 15mila euro di multa.

In India invece TikTok è già stato messo al bando, insieme ad altre 59 app cinesi, dopo gli scontri al confine tra India e Cina dello scorso giugno. La messa al bando è stata giustificata con motivazioni di sicurezza nazionale e tutela del settore tecnologico indiano, ma di fatto per molte persone ha rappresentato la fine di una possibilità di guadagno.

Matma Verma, 27enne di un villaggio rurale nello Stato del Madhya Pradesh, con TikTok aveva cambiato la sua vita, ottenendo un milione di follower. “Prima di Tik Tok, non avevo la sicurezza necessaria per parlare alla gente. Mi accontentavo di fare il mio lavoro, in quanto donna di casa, non avevo mai contatti con persone, né ci parlavo. È solo grazie a Tik Tok che ho sviluppato questa sicurezza in me stessa, che mi permette di fare delle interviste in tutta tranquillità”, ha raccontato. “Dopo il divieto non so che futuro ci aspetta. Per me, è una perdita enorme perché anche quei pochi soldi che guadagnavo con i miei contenuti Tik Tok, anche quelli ora non ci sono più. Proverò anche a testare altri social network”.

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