Marina Ovsyannikova, la giornalista russa che, durante l’edizione serale del telegiornale del canale televisivo Russia 1 dello scorso 14 marzo, ha fatto irruzione nello studio con un cartello che chiedeva di fermare alla guerra e consigliava alla popolazione di non credere alla propaganda russa, è stata rilasciata.
Dopo una lunga seduta in tribunale, dove era stata accompagnata dal suo avvocato, Anton Gashinsky, è stata condannata al pagamento di una multa da 30mila rubli – più o meno 250 euro.
È ancora presto, però, per ritenere la faccenda conclusa; il pagamento della sanzione, infatti, non esclude ulteriori procedimenti pendenti nei suoi confronti: il 4 marzo, la Duma – la camera bassa del parlamento russo – ha approvato infatti una legge-bavaglio che si è tradotta in un ulteriore giro di vite nei confronti della libertà d’espressione, criminalizzando la diffusione di presunte “notizie false” sulle operazioni militari e vietando l’utilizzo di determinate espressioni, come “guerra” e “invasione”, prevedendo pene fino a 15 anni di carcere in caso di violazione.