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Per chi fugge dall’Ucraina, la tratta di esseri umani è un rischio concreto

La tratta di persone in situazioni di conflitto non è una mera possibilità, ma qualcosa che accade regolarmente. L'attenzione è ora rivolta ai due milioni di profughi che bussano alle porte dell'Europa

Foti di Christopher Furlong/Getty Images)

Il gruppo Facebook “Host a sister 🌎” era nato con uno scopo ben preciso: creare uno spazio sicuro in cui le viaggiatrici di tutto il globo potessero trovare qualcuno che le ospitasse o che si unisse a loro durante le loro avventure in giro per il mondo. Da quando, il 24 febbraio, la Russia ha invaso l’Ucraina, il gruppo ha però cominciato a riempirsi di post molto diversi.

Da una parte, tantissime utenti da tutta Europa si sono offerte di aprire le proprie case a donne e bambini in fuga dalla guerra. Dall’altra, le ucraine già presenti nel gruppo – e le tantissime che sono arrivate nei giorni seguenti – pubblicavano richieste d’aiuto, spesso accompagnate da foto di sé e dei propri bambini, se non i propri contatti telefonici e la posizione precisa dei propri rifugi di fortuna.

Le amministratrici sono dovute intervenire, cancellando tantissimi post, chiudendo i commenti e portando l’attenzione a un pericolo spesso sottovalutato ma eternamente presente nel caos delle evacuazioni: la tratta di esseri umani. Il fenomeno è ampio – si stima che almeno 40 milioni di persone al mondo ne siano vittime – e rappresenta una forma moderna di schiavitù, in cui i criminali impongono la propria volontà alle vittime sfruttandone l’impotenza per costringerle a lavorare in situazioni degradanti, prostituirsi contro la propria volontà o commettere reati, ma anche per prelevare i loro organi interni e rivenderli sul mercato nero.

Come ha spiegato Maria Grazia Giammarinaro, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tratta di esseri umani, «La tratta di persone in situazioni di conflitto non è una mera possibilità, ma qualcosa che accade regolarmente. Ciò significa che le misure contro la tratta devono essere integrate in tutte le azioni umanitarie e in tutte le politiche riguardanti le persone in fuga dai conflitti». Nel proprio piccolo, gruppi come “Host a sister 🌎” cercano di fare la propria parte: chiunque ne visiti la pagina è accolto da un post che riassume meglio di qualsiasi appello delle organizzazioni internazionali i rischi a cui le persone che fuggono dalla guerra devono affrontare: «Questo è un promemoria del fatto che tutti, in particolare le donne, che cercano di lasciare i confini dell’Ucraina in questo momento sono a grande rischio di traffico di esseri umani. Ci sono molte persone che offrono passaggi e alloggi, ma non tutti sono chi dicono di essere».

La comunità ha anche raccolto una serie di consigli utili per proteggersi in queste circostanze, dal non consegnare mai i propri documenti a qualcuno di diverso dalle guardie di frontiera al tenere costantemente aggiornati i propri cari sulla propria posizione e sull’identità delle persone a cui ci si affida per il trasporto e l’alloggio.

Secondo Filippo Grandi, l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, tra l’inizio dell’invasione e l’8 marzo sono già 2 milioni le persone che hanno lasciato l’Ucraina, rifugiandosi soprattutto negli Stati vicini – Polonia, Romania, Ungheria, Moldavia e Slovacchia – e che potrebbero aver bisogno di questi consigli. La schiacciante maggioranza sono donne e minori di 18 anni, dato che al momento il governo ucraino vieta a tutti i cittadini maschi tra i 18 e i 60 anni di lasciare il Paese, pur non obbligandoli, almeno per ora, a combattere.

Ora, questi due milioni di persone – un numero destinato a crescere con l’avanzare della guerra – sono particolarmente vulnerabili: hanno lasciato dietro di sé gran parte dei propri averi e della propria rete di sicurezza, spesso non parlano la lingua del luogo, sono alla ricerca disperata di un posto dove stare o di una fonte di reddito. Molti rischiano di trovarsi intrappolati, proprio malgrado, in situazioni di schiavitù moderna. «I trafficanti di esseri umani vedranno questa crisi come un’opportunità commerciale per la tratta di persone in tutta Europa», afferma Lauren Agnew, esperta di tratta dell’organizzazione non governativa britannica Care. In alcuni casi, i trafficanti offrono di trasportare le persone in fuga in altri Paesi europei per poi chiedere loro una somma di denaro altissima per il viaggio, costringendoli ad indebitarsi. Il pericolo è particolarmente serio per le ragazze giovani che viaggiano da sole, a cui viene offerto un tetto o un passaggio gratis da persone che sembrano di buon cuore ma che vogliono in realtà forzarle a prostituirsi.

Per offrire una via d’uscita, il Centro per le persone scomparse del governo polacco ha lanciato una “linea telefonica speciale” per i rifugiati ucraini e le loro famiglie che soggiornano in Polonia per denunciare casi di tratta di esseri umani, crimini sessuali o scomparsa di rifugiati. «Molti ucraini disperati vengono prelevati in macchina da qualcuno che non hanno mai incontrato e che non conoscono», ha raccontato un volontario presente al confine con la Polonia al Telegraph. «La polizia ha messo in allerta me e altri volontari qui: vogliono che controlliamo i documenti d’identità delle persone per vedere chi sono, soprattutto se stanno raccogliendo donne più giovani e per i bambini».

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