Peppa Pig vs Giorgia Meloni è il punto più alto di questa campagna elettorale (ed è tutto dire) | Rolling Stone Italia
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Peppa Pig vs Giorgia Meloni è il punto più alto di questa campagna elettorale (ed è tutto dire)

Nella nuova stagione del famoso cartone animato britannico, gli autori hanno deciso di inserire Penny, un'orsa polare con due mamme. Apriti cielo: Fratelli d'Italia ha gridato allo scandalo, agitando lo spauracchio dell'«indottrinamento gender». Nella folle corsa al voto del 25 settembre, persino una maialina antropomorfa può trasformarsi in un caso politico

Peppa Pig vs Giorgia Meloni è il punto più alto di questa campagna elettorale (ed è tutto dire)

Non è un segreto per nessuno: stiamo vivendo la campagna elettorale più demenziale, dilettantistica e qualitativamente scadente dell’intera storia repubblicana. Un teatrino dell’assurdo scandito da scaramucce da asilo tra leader di partito, coalizioni fatte e disfatte su Twitter, imbarazzanti debutti su TikTok e campagne di dubbio gusto (#guancialetuttalavita, do you remember? No? Beh, ti invidio).

In questa disperata corsa al ribasso, però, c’è chi ha deciso di impegnarsi per superare gli avversari sul terreno del grottesco, della pochezza di contenuti e della miseria umana: ci riferiamo, ovviamente, all’incomprensibile presa di posizione di Fratelli d’Italia – e in particolare di Federico Mollicone, responsabile cultura del partito – nei confronti di Peppa Pig.

Riassumendo: gli sceneggiatori dell’amatissimo cartone britannico hanno scelto di allargare la narrazione al concetto di famiglie e non solo, inserendo nella programmazione un personaggio con due mamme, ossia l’orsetta polare Penny, che ha debuttato lo scorso 6 settembre in una puntata andata in onda in Gran Bretagna. Nell’episodio intitolato, non a caso, Famiglie, Penny si spinge addirittura a dichiarare che «Io vivo con la mia mamma e l’altra mia mamma. Una mamma fa il dottore, l’altra cucina spaghetti. E io adoro gli spaghetti» – per chi volesse, qui il filmato della discordia:

Apriti cielo: gli apparati omofobi e “anti–gender” del partito più a destra della coalizione di estrema destra hanno trasformato Penny in un caso politico, calandola nei panni di minaccia agli equilibri della famiglia tradizionale e utilizzando la tattica conservatrice più antica che esista, quella che viene sfoggiata alla bisogna per generare ondate di indignazione negli elettori e demonizzare i diritti civilli: «E i bambini? Chi ci pensa, ai bambini?».

A dare inizio alle ostilità è stato il summenzionato Mollicone, che ha definito «inaccettabile la scelta degli autori del cartone animato di inserire un personaggio con due mamme». «Ancora una volta – ha aggiunto – il politicamente corretto ha colpito e a farne le spese sono i nostri figli. Ma i bambini non possono essere solo bambini? Come ha dimostrato recentemente Giorgia Meloni siamo e saremo sempre in prima linea contro le discriminazioni, ma non possiamo accettare l’indottrinamento gender», chiedendo alla Rai di rinunciare alla messa in onda delle nuove puntate.

Anche il sottobosco Pro–Vita nostrano ha deciso di mobilitarsi contro le inaccettabili parole dell’orsetto antropomorfo, annunciando l’organizzazione una raccolta di firme contro il “gender nei cartoni” e dichiarando guerra alla Rai e alla sua concezione distorta di cosa debba rappresentare una famiglia.

Ora, al netto del fatto che, in un Paese maturo, la polemica non avrebbe senso di esistere in generale, la cosa più assurda è che l’alzata di barricate di Meloni e soci non poggia neppure su basi reali: si tratta di una sorta di altolà preventivo alla Rai che, attualmente, non trasmette – né può farlo – le nuove puntate di Peppa Pig. La televisione di Stato, infatti, non ha acquistato i diritti di trasmissione in chiaro, perché non sono ancora arrivati a scadenza i diritti per la trasmissione esclusiva su pay tv acquistati da Disney.

Cosa possiamo apprendere da tutta questa storia? Nulla, ma forse è il caso di ringraziare Peppa Pig per aver dato sostanza alla frase più famosa di un celebre film animato di Hayao Miyazaki.

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