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Obama rompe il silenzio e finalmente attacca Trump

L’ex presidente ha condannato il clima politico attuale e, specificamente, il presidente in carica. «Quanto può essere difficile dire che i Nazisti sono il male?»

Obama rompe il silenzio e finalmente attacca Trump

U.S. President Barack Obama acknowledges the crowd as he arrives to deliver his farewell address in Chicago, Illinois, U.S., January 10, 2017. REUTERS/John Gress - RTX2YEJ5

Barack Obama è rimasto fuori dal dibattito pubblico dopo aver lasciato la presidenza a Donald Trump nel gennaio 2017. Adesso le cose sono cambiate. Il 44esimo presidente degli Stati Uniti partirà per un tour nazionale con l’obiettivo di promuovere i candidati democratici in lizza il prossimo novembre. Prima di iniziare la campagna elettorale vera e propria, però, Obama ha parlato agli studenti dell’Università dell’Illinois – il college più grande dello stato, dove è iniziata la sua carriera politica. In tutte le (poche) apparizioni dell’Obama post-elezioni, l’ex presidente ha sempre parlato in maniera vaga di “minacce alla democrazia”, e di cosa possono fare i cittadini americani per preservare i valori della loro storia. Non è quello che è successo venerdì, quando Obama ha mitragliato il partito che ci ha regalato Il Presidente Che Non Deve Essere Nominato.

«Negli ultimi decenni la politica della divisione, del risentimento e della paranoia ha sfortunatamente trovato casa nel partito Repubblicano», ha detto Obama.

Obama ha spiegato come Trump abbia approfittato di questi sentimenti pericolosi, ma continua a non chiamarlo mai per nome. «Appellarsi alla tribù, alla paura, mettere gruppi sociali uno contro l’altro, dire alle persone che non hanno sicurezza per colpa di chi appare diverso da loro, è un vecchio gioco», ha detto. «È vecchio quanto il tempo. E in una democrazia sana, non funzionerebbe». L’ex presidente si è detto deluso da come il partito Repubblicano si sia fatto intimorire da Trump. «Cosa è successo ai repubblicani?», ha chiesto. «Il centro della sua politica estera era combattere il comunismo, e ora sono mano nella mano con l’ex capo del KGB».

«Quanto può essere difficile dire che i Nazisti sono il male?», ha aggiunto Obama, «questa non è civiltà». Poi si è rivolto a chi non sa criticare le azioni del presidente: «State ignorando le vostre responsabilità». Infine, ha attaccato la lettera pubblicata sul New York Times da un anonimo dirigente dell’amministrazione Trump. «Sostenere che andrà tutto bene perché qualcuno nella Casa Bianca non esegue gli ordini del presidente, non torna», ha spiegato. «Dico seriamente. Non è così che dovrebbe funzionare la nostra democrazia. Quelle persone non sono state elette. Non serve a niente promuovere attivamente il 90% della follia del presidente e poi dire, “Non preoccupatevi, abbiamo fermato il restante 10%”».

Questo discorso rappresenta la critica più pungente fatta da Obama a Trump e, soprattutto, a chi gli ha consentito di snaturare le funzioni di governo. Ha criticato la gestione dell’uragano Maria – «Il governo dovrebbe assicurarsi che 3mila americani non muoiano durante un uragano, o dopo di esso» -, ha criticato la mancanza di diversità ai livelli più alti dell’amministrazione – «Abbiamo bisogno di più donne al comando». Ha criticato chi mente dicendo di difendere il popolo americano – «Promettono di combattere per i più deboli, ma soddisfano i più ricchi e potenti».

Come spesso succede, però, il messaggio di Obama era soprattutto dedicato all’importanza di essere politicamente attivi. La posta in gioco, in questo momento della storia americana, è altissima e i cittadini più preoccupati non possono permettersi di osservare da lontano. «Quando c’è un vuoto nella democrazia, quando non votiamo, quando diamo per scontati i nostri diritti e le nostre libertà, quando ci giriamo dall’altra parte e smettiamo di essere attenti, la politica della paura e del risentimento prende il controllo».

Così come fece durante la sua prima campagna presidenziale, più di un decennio fa, Obama ha detto che gli americani hanno bisogno di speranza, di credere che si possa controbattere a ogni minaccia alla democrazia, anche a una gigantesca come Trump. È solo una questione di esercizio. «La vera minaccia è l’indifferenza», ha detto Obama. «La vera minaccia alla nostra democrazia è il cinismo».

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