“Non superate la sindaca, tutti dietro”: in bicicletta con Virginia Raggi | Rolling Stone Italia
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“Non superate la sindaca, tutti dietro”: in bicicletta con Virginia Raggi

Gigantografie della sindaca-centuriona sexy, cittadini accessoriati come una Tesla, bestemmie post-ideologiche: il racconto di una mattinata di sport propagandistico incolonnati dietro la Raggi

“Non superate la sindaca, tutti dietro”: in bicicletta con Virginia Raggi

Foto: Samantha Zucchi/Insidefoto/Mondadori Portfolio via Getty Images

“Le prime volte eravamo relitti”, ricorda un marcantonio in sella a una bici da Gran Premio della montagna, dotato di due quadricipiti femorali larghi almeno come le buche sull’asfalto che lo circonda. Le adunate ciclistiche tipiche degli albori dei Cinque Stelle romani richiamavano in vita avanzi di ortopedia che, a bordo di mezzi di fortuna tirati giù dalle soffitte, incedevano in nome del mantra condiviso da tutti i movimenti dal basso e le compagnie di improvvisazione teatrale: l’importante è partecipare. “Ora siamo tutti atomici”, replicano a quell’energumeno altri partecipanti all’iniziativa “A Roma si pedala con Virginia”, organizzata dalla lista Sportivi per Roma per le 10 di sabato 25 settembre, al fine di sostenere la rielezione della Raggi. È una biciclettata fantozziana invertita di polarità: non sembra essere il capoufficio a volerla a tutti i costi, ma gli impiegati.

All’ora stabilita una cinquantina di loro è già davanti al chioschetto di Ponte Milvio a fare stretching sorseggiando caffettini d’asporto, neanche fosse l’alba e si stessero preparando alla partenza dell’Ironman. Si fa notare subito una forte prevalenza di pubblico maschile e pluriaccessoriato. L’atmosfera è da spot dell’Amaro Montenegro: si stringono dadi, si sistemano centilitri e centilitri di Energade nei portaborracce in fibra di carbonio, ci si scambiano pacche sulle spalle. Si intravedono computer di bordo con polliciatura degna di un cruscotto da Tesla, maglie sponsorizzate da Tour de France, faretti di derivazione camionistica. Da programma, però, il percorso non sembra essere dei più competitivi: un’ora e mezza per fare circa sei chilometri, dall’inizio del Lungotevere Diaz fino all’Isola Tiberina, seguendo la ciclabile riasfaltata di fresco dall’amministrazione uscente. Ma non per questo gli equipaggi presenti sono meno agguerriti: “Occhio che la discesa dopo il circolo del paddle è ripida”. Fortuna che la media per chilometro migliorerà quando si scoprirà che nei tempi previsti sono inclusi tre quarti d’ora di ritardo della sindaca e due brevi sue allocuzioni alla partenza e all’arrivo.

Certo, ci sono espedienti peggiori di questa respirazione bocca a bocca praticata al proprio senso civico per ammortare una mountain bike elettrica da 4000 euro. Ma c’è anche il rischio che tutta questa preparazione sia una metafora perfetta della politica capitolina all’epoca Raggi: rendere straordinario l’ordinario.

“Non capita tutti i giorni di pedalare insieme alla vostra sindaca”. Un padre di famiglia decisamente partecipativo esorta i due figli adolescenti al seguito a farsi trovare pronti all’arrivo di Virginia. “Così lunedì mostrate un bel selfie ai vostri compagni di scuola”, mostrando di avere le idee un po’ confuse sia, nello specifico, sulle tempistiche delle pubblicazioni socialmediali che, in generale, sulla moodboard della Generazione Z. Infatti il suggerimento viene ricevuto dai ragazzi più o meno come lo schiaffo-monito che un tempo si dava ai più piccini in occasione di un’esecuzione pubblica. Il cameraman del Tg3 Lazio, che evidentemente è uno che ha vissuto e guarda tutto con distacco, indossa una t-shirt con la scritta: Stranger Things, con chiaro riferimento al sottosopra in cui è costretto a operare.

Insomma, le premesse per una bella mattinata di sport propagandistico ci sono tutte. La motivazione è molto salita da quando un signore – che segue spontaneamente tutte le tappe della campagna della Raggi – ha eretto una gigantografia della sindaca photoshoppata nelle vesti di centuriona sexy. Quando finalmente arriva Virginia, esile e determinata in mezzo a una piccola milizia di cavalieri grandi e grossi, questa giovane comandante sembra una Giovanna D’Arco che non si messaggia con Dio ma con Beppe Grillo. La pulzella d’Ottavia ha estratto dal bagagliaio dell’auto blu una bici Brompton pieghevole e non ha alcuna paura di usarla.

Partono le note dell’inno della lista Donne per Roma – “Sei la mejo de Roma” e tutto sembra pronto per la partenza. Ma prima un breve discorso: “Questa pedalata ci farà scoprire un luogo bellissimo che non tutti conoscono: il lungotevere. È molto più gradevole ora che lo abbiamo asfaltato. Le ciclabili sono importanti come altresì è importante creare nuove linee metropolitane e colonnine di ricarica”. Stava andando benissimo, peccato quell’altresì. Il reggi-centuriona sexy, per recuperare, alza ancora più in alto il suo gonfalone. “Attenti che la sindaca è allenatissima e viene dalla maratone di Roma”, prova a cambiare discorso lo speaker. Ma l’intervento della ricandidata continua. Una volta terminato, data un’ultima occhiata all’armata di ciclisti, la stessa voce si concede un update: “Mi raccomando non superate la sindaca, tutti dietro”.

Si parte. La Raggi fa da apripista con in testa un casco aerografato con dei fiori rosa, fiori di pesco, ed è assistita nella sua fuga da una squadra di vari consiglieri municipali uscenti o in pectore che, oggettivamente, faticano a starle dietro. È come una processione della Santa con la Santa che si porta in spalla da sola. All’altezza del Ponte della Musica c’è un cittadino che prende coraggio, aumenta il ritmo e, raggiunta Virginia, con senso dell’umorismo reso possibile dalla pedalata assistita, le assicura: “Calenda e Gualtieri a quest’ora stanno già al ristorante a magnà”.

Ma lo sforzo più grande lo sta facendo il tizio che si è presentato all’appuntamento con un mezzo rosso fiammante del bike sharing Lime (20 centesimi al minuto, più 1 euro di sblocco), e che ha atteso l’arrivo della sindaca, ascoltato il suo intervento, pedalato fino a ora, sempre col tassametro acceso. Per molti dei presenti, accorsi con mezzi propri, è uno straordinario esempio di abnegazione. Per un ciclista non partecipativo, che percorreva la stessa pista ma nel senso opposto di marcia, e che per poco non ne veniva investito, è più un: “Ammazza se vede proprio che sei dei Cinque Stelle”. Ma forse le apparenze ingannano. Ecco che, come colombe di un prestigiatore, intorno all’uomo svolazzano volantini elettorali di più partiti e schieramenti: Gualtieri, Calenda, Michetti, ci sono tutti. Cos’è, un episodio crossover? Un girotondo felliniano all’insegna di un improvviso attacco di fair play? No, semplicemente l’uomo non si era reso conto, prima di avviare il noleggio, che il cestino della bici era pieno zeppo di materiale elettorale gettato lì dai passanti, come se fosse un bidoncino portatile del cartaceo. Cocciuto, altospendente, relativamente inutile, quel ciclista non sa di essere la personificazione della campagna elettorale stessa.

La corsa si anima negli ultimi due chilometri, dove sono concentrate tutte le asperità di tappa fra discese, padri di famiglia incazzati, sorci che fanno la spesa, monopattini parcheggiati in carreggiata o gettati dai parapetti. La fuga del gruppo del casco rosa, finora compatto intorno alla candidata, si frantuma dopo una serie di crepe orizzontali che non sono un bug ma una feature, e funzionano da dossi/fossi rallentatori. Virginia, scatenata, intravede già il traguardo. “E ora proseguiamo pe Ostia?” – domandano retoricamente alcuni inseguitori, che pure avrebbero l’attrezzatura per arrivare almeno fino a Civitavecchia, mentre ormai mollano e cominciano a predisporre gli smartphone e le ghiandole sudoripare per i selfie dell’arrivo.

Non manca qualche dissidio tra i competitivi. “Mannò, era meglio de là, dovevamo uscire più avanti”. Vuoi per l’agonismo, vuoi per la stanchezza, alcuni di essi cominciano a scartare a destra e a sinistra, impedendo di fatto i sorpassi. Si concentrano più sull’andatura degli altri che sulla propria, che vanno sempre o troppo piano o troppo forte, con un confine labile tra i due estremi, che all’occorrenza viene segnalato acusticamente con dei bestemmioni post-ideologici.

Per i fan più accaniti della Raggi un’esperienza come quella di sabato scorso è stata una rara occasione per avvicinarsi alla propria beniamina ben oltre la distanza di sicurezza. Per i cinici è stata una lunga, interminabile messa a terra della locuzione Hai voluto la bicicletta? E mo pedala. A tutti gli altri ha ricordato che, proprio come era visibile nel caso dei pini marittimi del lungotevere, abbandonati a sé stessi sotto il carico dei rampicanti parassitari, l’edera sui tronchi degli alberi sarà anche carina da vedere, ma è comunque una patologia.