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Non c’è fase due senza un progetto lavoro

Dai corridoi verdi per la manodopera agricola alla tassazione: se vogliamo riaprire il Paese, è il momento di affrontare i problemi e le mancanze del mercato del lavoro italiano

Non c’è fase due senza un progetto lavoro

John Moore/Getty Images

“L’agricoltura italiana ha bisogno degli immigrati”. All’inizio di aprile, la ministra dell’Agricoltura Teresa Bellanova ha ribadito a Repubblica la volontà di cooperare con la Romania per far arrivare in Italia i lavoratori stagionali che abitualmente si trasferiscono nel nostro paese tra la fine della primavera e l’inizio dell’estate. Da tempo Bellanova lavora con l’ambasciatore rumeno affinché le aziende agricole italiane possano completare il raccolto con la manodopera specializzata nei lavori che gli italiani non vogliono più fare. “Le persone non vogliono spostarsi: dobbiamo garantire loro che potranno lavorare in condizioni di assoluta sicurezza”.

Sulla questione si è pronunciato con un tweet il sindaco di Bergamo Giorgio Gori. “Nell’agricoltura italiana lavorano 400mila lavoratori stranieri regolari, il 36% del totale, la maggior parte dei quali rumeni. Quest’anno non arriveranno. Chi raccoglierà gli ortaggi e la frutta? Servono almeno 200 mila lavoratori extracomunitari. Serve subito un decreto flussi”.

La posizione di Bellanova e Gori ha generato dibattito. C’è chi, in rete, ha proposto di di dare i 200mila posti di lavoro necessari all’agricoltura alle 900mila persone che sono riuscite ad ottenere il reddito di cittadinanza. “Bellanova e Gori”, ha detto il conduttore di Radio24 Simone Spetia, “hanno fatto bene ad accendere l’attenzione su questo problema perché in prospettiva ci potremmo trovare senza manovalanza. In Italia, soprattutto in queste settimane, la comunicazione politica ha inseguito l’emozione che non va al nocciolo dei problemi”.

Ma l’emergenza di oggi è figlia di ciò che non è stato fatto ieri. “Già ben prima dell’emergenza in corso le aziende agricole, in certe aree, chiedevano al governo più manodopera straniera che non riusciva ad arrivare in Italia per le sottostime dei decreti flussi”, spiega Stefania Prandi, giornalista e autrice di Oro rosso. Fragole, pomodori, molestie e sfruttamento nel Mediterraneo

“L’aumento della domanda del mercato non ha coinciso con una riforma del settore e un miglioramento delle condizioni delle operaie e degli operai agricoli. Rimane una larga percentuale di grigio e nero e una massa di braccianti irregolari che lavora e vive in condizioni inaccettabili. È ancora diffusa la pratica delle finte busta paga: anche chi lavora nei campi con un contratto si ritrova in certi casi a restituire una parte dello stipendio. Ad esempio, c’è chi sulla carta prende 1200 euro al mese ed è costretto a stornarne fino a 400”.

Secondo Coldiretti, senza la creazione di un corridoio verde come quello chiesto dalla ministra Bellanova sarà compromessa la raccolta: si stima che il 40% della frutta e della verdura non verranno raccolte, e questo inevitabilmente farà aumentare i prezzi. “Si dovrebbe usare questo momento di crisi per aprire una discussione seria sul sistema dell’agricoltura, invece di ricorrere alle solite misure emergenziali”, afferma Prandi. Questo è quello che chiedono anche i braccianti, guidati dal sindacalista Aboubakar Soumahoro, che hanno lanciato una petizione su Change.org in proposito.

Per questo motivo, in questi anni, c’è stato un fuggi-fuggi verso altri settori. “L’incremento occupazionale maggiore si è registrato nel settore dei servizi grazie ai part-time e l’ingresso nel mondo del lavoro di un numero maggiore di donne,” sottolinea Gianni Balduzzi, data journalist di Truenumbers.it. “Negli ultimi mesi, prima dell’inizio dell’attuale emergenza, l’Italia ha raggiunto un picco assoluto di occupati”. Aumento di occupazione che non è coinciso, però, con un incremento del PIL, la cui crescita nel 2009 è stata dello 0,2%.

“Il problema è la tassazione”, afferma Alessandro Rimassa, imprenditore e digital transformation expert. “Una persona che guadagna 1500 euro netti costa al al proprio datore almeno 2800 euro. Oggi più di ieri è importante intervenire su questi costi e defiscalizzare le nuove assunzione per almeno 5 anni, dal 2020 al 2025. Se vogliamo mettere i professionisti con partita IVA nelle condizioni di far circolare i propri guadagni è necessario cancellare tutti gli anticipi che devono versare”.

Prima di capire quando ripartire vale la pena capire da cosa ripartire. Non c’è fase 2 senza un progetto lavoro.

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