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No Vax, No Euro, No Green Pass, No Tutto: ritratto di ‘Lady Onorato’, campionessa di opportunismo

Francesca Donato, 52enne entrata in Europarlamento in quota Lega, è una delle candidate alla carica di Sindaco di Palermo. Critica nei confronti dei vaccini, in passato ha sostenuto le terapie a base di ivermectina e idrossiclorichina e, oggi, sposa la linea morbida nei confronti di Putin

Foto di Francesco Militello Mirto/NurPhoto

Francesca Donato sui social si fa chiamare “Lady Onorato”, utilizzando il cognome del marito Angelo, un imprenditore siciliano. La 52enne oggi è una delle candidate alla carica di Sindaco di Palermo, pur essendo nata ad Ancona. Nel 2013 ha fondato il progetto politico Eurexit e nel 2021 “Rinascita Repubblicana”.

È entrata nell’Europarlamento nelle liste della Lega grazie alle sue posizioni anti-euro, utili a Salvini per costruire anche in Europa l’immagine di un partito sovranista. Col tempo, però, Onorato ha preferito scendere dal Carroccio per iniziare una cavalcata in solitaria che l’ha portata vicino alla pancia del Paese e schierandosi con tutti i Movimenti del “No” – no vax, no Mes, no euro e no green pass; insomma, quando c’è da sposare una causa antisistema, Onorato è sempre in prima linea.

Eppure, della leader di Eurexit non avremmo traccia se non fosse per qualche ospitata tv nei talk show e per i numerossisimi post sui social. Rimane memorabile, ad esempio, quello su Youtube in cui aizzò alla “rivolta dei clacson” in segno di protesta contro le bugie del Mes. Com’è finita? Dopo quattro minuti di diretta è arrivata una pattuglia ad identificarla – per chi se lo fosse perso, il filmato in questione è questo:

L’altro veicolo di diffusione delle sue iniziative è il canale Telegram “Francesca Donato – Liberi di Pensare” – quasi 37 mila iscritti – dove è possibile seguire le attività, i commenti e gli endorsement che le vengono rivolti in questa corsa amministrativa. In passato non sono mancati gli scivoloni, come quando in pieno covid ha risposto al Direttore dell’Azienda sanitaria di Trento – colpevole di avere affermato che “il vaccino rende liberi” – con lo spot che campeggiava all’ingresso dei lager nazisti.

Sempre critica nei confronti dei vaccini, ha sostenuto le terapie a base di ivermectina e idrossiclorichina – per la cronaca, l’altro fan delle terapie a base di idrossiclorichina è l’ex Presidente Trump che è arrivato ad iniettarsi questo farmaco che contro il covid non ha nessun effetto e invitando gli americani a fare altrettanto.

Onorato è anche una campionessa di trasformismo: «Contro un’Unione Europea che si definisce democratica e per la pace, ma sostiene il governo totalitario di Zelensky appoggiato dalle milizie neonaziste e riempie l’Ucraina di armi, io mi trovo d’accordo con il partito Comunista che è contrario al governo Draghi succube all’Ue e alla Nato, contro l’invio di armi e per la difesa dei valori e dei principi della Costituzione italiana». Questa la dichiarazione in cui la nostra ha salutato con favore l’appoggio arrivato dal segretario dei Comunisti Italiani, Marco Rizzo, che sostiene la corsa a Palazzo delle Aquile. Un appoggio che mostra quanto la politica sia diventata liquida negli ultimi anni e che anche i vecchi partiti siano oramai solo un ricordo da celebrare negli anniversari (l’ex leghista e il comunista ora vanno a braccetto, cosa impensabile fino a qualche anno fa).

Nella logica antisistema, Lady Onorato ha avuto l’abilità di essere eletta al parlamento europeo (dove è ancora in carica) criticando l’euro e l’istituzione stessa e di diventare ospite di talk pur rappresentando un partito con percentuali da prefisso telefonico, mentre fuori c’è gente che sgomiterebbe per qualche minuto di celebrità ed essere candidata a Palermo, dopo aver militato in un partito che ha sempre criticato fortemente il Sud. Insomma, quello di Lady Donato non è solo un capolavoro politico, ma anche di opportunismo: è l’emblema di tutto quello che è – e che non è – la politica oggi.

«Non sono di destra e non sono di sinistra» è il suo slogan. E cosa c’è di più facile che non schierarsi da nessuna parte in un mondo che sta smarrendo sempre più i propri riferimenti culturali? Perché, soprattutto per i non partiti, la sopravvivenza si costruisce su un consenso de-strutturato, liquido, pronto a cambiare bandiera a ogni appuntamento elettorale. Quello che conta è ora e adesso, al domani penseremo poi.

E chissà che in fondo, a Palermo, questa non sia una strategia vincente. Anche perché la consiliatura di Leoluca Orlando si chiude in maniera non troppo brillante, i conti del comune sono in rosso, e il dissesto finanziario è dietro l’angolo. Ma anche qui, Donato rassicura che non ci sarà nessun piano di riequilibrio, che per i cittadini si tradurrebbe in una stagione di tagli e tasse: «meglio il dissesto». Come si faccia ad aprire una stagione di “rinascita” per la città, come invoca nella sua campagna elettorale, con i conti in disordine non è chiaro e nessuno glielo ha chiesto.

Nel trentennale degli anniversari della strage di Capaci e di Via D’Amelio, in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, Donato ha incassato anche la benedizione dell’ex pm Antonio Ingroia, braccio destro di uno dei magistrati uccisi e a lungo nella direzione distrettuale Antimafia. Uno che conosce bene i problemi della Sicilia e che ha provato a mettere la sua esperienza a servizio nella politica senza successo. Ma non demorde e nell’appoggiare Donato, auspica un’alleanza che parta da queste amministrative e arrivi alle politiche del 2023.

Perché è vero che le amministrative di domenica prossima non sono altro che il banco di prova per tutti i partiti per rodare alleanze, affinare i rapporti, entrare in contatto con l’elettorato e sentire che aria tira tra gli elettori per arrivare preparati alle prossime politiche. Il vero orizzonte è quello, la posta in gioco di questa competizione, sono le liste per il parlamento a fronte della riduzione di un terzo dei parlamentari. Quindi questi endorsement, queste strane alleanze che appaiono come i mostri di un film horror, vanno lette con la lente di ingrandimento: c’è scritto Palermo, ma si legge Roma.

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