"No Lives Matter", ovvero la presidenza Trump | Rolling Stone Italia
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“No Lives Matter”, ovvero la presidenza Trump

È arrivato il momento di guardare in faccia la realtà: con le sue azioni in questi quattro anni Trump non ha tradito solo gli Stati Uniti, ma anche la sua promessa di proteggere gli americani bianchi – dimostrando che non gli importa di niente e di nessuno a parte se stesso

“No Lives Matter”, ovvero la presidenza Trump

MANDEL NGAN/AFP via Getty Images

Fino a venerdì scorso la governatrice dell’Oregon Kate Brown non è stata in grado di raggiungere il presidente Trump al telefono. Il suo stato non aveva mai visto incendi boschivi di queste dimensioni, il cielo era diventato rosso come l’inferno e milioni di ettari erano andati a fuoco, il doppio di quanti ne brucino normalmente in un anno. In questo momento, circa 500mila cittadini dell’Oregon devono essere evacuati dalle loro case. Almeno cinque persone sono morte e decine sono disperse. Eppure la Casa Bianca non rispondeva alle sue telefonate in cui chiedeva aiuto.

Venerdì scorso, finalmente Trump ha risposto a Brown. Secondo la governatrice, le ha detto “hai tutto il nostro supporto, per favore facci sapere di cosa hai bisogno, Dio benedica l’Oregon”. Ma lei aveva già messo ben in chiaro di cosa avesse bisogno: il giorno prima Brown aveva detto alla stampa che lo Stato aveva bisogno che il Dipartimento della Difesa mandasse in Oregon un battaglione di pompieri. Aveva bisogno di assistenza da parte della Guardia Nazionale di altri Stati. La dichiarazione di stato d’emergenza invece non è arrivata che questa settimana, con gli incendi che bruciano incontrollati da agosto.

L’Oregon è stato fondato appena prima della guerra di secesssione come una terra promessa per i segregazionisti. Fino al 1926, i neri non potevano risiedere nello stato. Ancora oggi ha un sacco di bianchi, che sono l’87% della popolazione. Certo, vivono in uno Stato che oggi tende a votare per i Democratici. Ma per il semplice fatto che ssono bianchi si potrebbe pensare che Trump si sarebbe preso a carico il loro benesssere e che Brown non avrebbe dovuto supplicarlo. Dopotutto il presidente ha reso ben chiaro il fatto che il suo solo desiderio sia di presentarsi come l’uomo che terrà al sicuro gli americani bianchi.

Proteggerà i dipendenti federali dal terrore di termini come “privilegio bianco” e impedirà ai bambini di imparare la storia del Paese con il razzismo leggendo il 1619 Project del New York Times Magazine, pubblicato l’estate scorsa. Proteggerà gli americani bianchi nelle loro villette suburbane dalle orde di neri poveri che minacciano di rendere etnicamente diversi i loro quartieri.

Ora che questi quartieri sono in fiamme, però, dove questo “difensore dell’America bianca”, come l’ha soprannominato settimana scorsa il New York Times? Sappiamo che sia Trump che suo figlio si sono espressi in difesa del giovane terrorista che ha ucciso due persone a Kenosha, nel Wisconsin. Ma fare qualcosa per quanto riguarda il terrorismo razzista, che mette in pericolo chiunque? E dov’era la sua preoccupazione per gli americani bianchi lo scorso febbraio quando ha nascosto alla nazione ciò che sapeva del coronavirus, un sapere che avrebbe potuto salvare centinaia di migliaia di vite?

Pochi giorni fa, con l’anniversario dell’Undici Settembre, abbiamo visto nuove accuse che sottolineano il fatto che il presidente stesso sia una minaccia per la sicurezza nazionale. Primo, è indifferente alle vere minacce terroristiche. Questa settimana il whistleblower Brian Murphy si è fatto avanti affermando che per proteggere l’ego e gli interessi politici del presidente il segretario della Homeland Security Chad Wolf e il suo vice Ken Cuccinelli avrebbero ordinato ai loro agenti di “smettere di fornire briefing di intelligence sulla minaccia delle interferenze russe” e di minimizzare il principale rischio terroristico domestico, la violenza dei suprematisti bianchi, perseguendo invece le organizzazioni di sinistra.

In più, un’intervista di Trump con il giornalista Bob Woodward ha rivelato un presidente a cui non importa niente né della verità né della vita umana. Possono provarci, ma per quelli che “all lives matter” sarà difficile giustificare il loro presidente quando dice forte e chiaro di aver mentito deliberatemente agli americani riguardo alla mortalità del COVID-19.

La malattia ha ucciso oltre 192mila persone e sì, ha ucciso principalmente neri, latini e indigeni. Trump ha messso bene in chiaro nell’intervista con Woodward che di noi non gliene frega niente, facendosi beffe della domanda quando gli è stato chiesto se, in quanto uomo bianco in una posizione di privilegio, non avesse il dovere di “capire il dolore e la rabbia” degli americani neri. Ma il COVID-19 ha ucciso anche decine di migliaia di americani bianchi, di cui in teoria a Trump dovrebbe importare. Praticamente tutti loro sono morti nei mesi seguenti alla sua frase del 7 febbraio scorso: “respiri e ti passa”. Ora invece Trump ha confessato che sapeva che il COVID-19 era “più letale anche della peggiore influenza” e che “questa è roba mortale”, facendo notare che la mortalità potrebbe arrivare al 5% della popolazione americana. Ma in passato l’ha paragonato più volte all’influenza, e ha detto a Woodward che lo faceva per mostrare forza.

Trump ha ripetuto la sua difesa a Jon Karl della ABC, che gli ha chiesto a bruciapelo perché avesse mentito agli americani e perché gli si sarebbe dovuto credere ancora da quel momento. In una dimostrazione preoccupante di spacconeria Trump ha risposto che “volevo mostrare di avere tutto sotto controllo e di essere un leader forte”. Senza accogersi che la fede senza opere muore presto, Trump ha aggiunto: “volevo mostrare che il nostro Paese sarebbe stato bene in un modo o nell’altro anche se avessimo perso qualcuno”.

La vera attrattiva della presidenza per Donald Trump è chiara: consiste nella possibilità di usare il governo per i suoi desideri personali e per trasformare le sue antipatie etniche in leggi. E nel farlo ha avuto enorme successo, portando il suprematismo bianco nelle istituzioni, nei tribunali, nelle leggi e nelle retoriche. La sua stupidità e la sua incompetenza tendono a impedirci di riconoscere la sua malvagità. 

Trump ha governato in modo malvagio fin dall’inizio, promulgando travel ban non necessari e incarcerando figli di immigrati. Ma di fronte alla pandemia e alla minaccia del terrorismo, Trump si è disinteressato di tutte le vite americane tranne la sua. Oggi sappiamo che ha lasciato che le sue convinzioni in fatto di forza e mascolinità mettessero in pericolo milioni di americani. In più non solo ha mentito dicendo che il COVID-19 sarebbe andato via e ha promosso fantomatiche cure molto pericolose, ma ha anche ostacolato le persone che cercavano di impedire davvero la diffusione della malattia. E in un mondo ideale ciò non sarebbe solo imperdonabile, ma anche perseguibile penalmente.

Potrebbe esserci voluto tutto ciò per far capire a molti quanto è malvagio: le nuove rivelazioni infatti mostrano che nasconde la sua malvagità dietro stupidità e incompetenza e in troppi sono cascati in questa trappola. Ma non ho grandi speranze che la nazione si risvegli e lo veda per com’è. Chiedere agli americani di votare in modo altruista è una scelta perdente. Se la pandemia ci ha insegnato qualcosa, è che è essenziale appellarsi al loro interesse. Posos solo pregare, forse illudendomi, che molte persone che fino a poco fa si sentivano meno minacciate dai comportamenti del presidente ora abbiano capito che in realtà è un pericolo anche per loro.

Questo, tuttavia, è il problema di elevare alla presidenza un candidato che si è fatto votare sulla base della sua misoginia e del suo suprematismo. Entrambe queste malattie della nostra società sono state alimentate da violenza e morte, e mai nella nostra storia questa violenza e questa morte hanno toccato solo le comunità marginalizzate contro cui erano agitate. Ci uccidono tutti. E questo dovrebbe essere chiaro anche a ogni persona bianca in America, di fronte a una presidenza che scoraggia le pratiche di sicurezza e promuove finte cure durante una pandemia.

In un mondo ideale, Trump dovrebbe dimettersi. Ma non lo farà mai e dovremo aspettare fino alle elezioni di novembre per avere una possibilità di cacciarlo. Ma ciò non vuol dire che dovremmo smettere di chiedere le sue dimissioni. Le ultime rivelazioni sono scandalose e sono solo l’ultima giustificazione per tali richieste. In più, le sue parole riguardo al coronavirus tradiscono la sua promessa di rendere la vita più facile per gli americani bianchi e dimostrano che tutta la sicurezza che gli aveva promesso è falsa. Francamente, per il bene del Paese, spero che le rivelazioni uscite questa settimana abbiano spaventato gli americani bianchi abbastanza.

Lo dico perché il tempo in cui si poteva convincere la gente è finito. Questi Stati Uniti che Trump ha costruito sono spaventosi. Di fronte alle minacce che dobbiamo affrontare – cambiamenti climatici, terrorismo, una pandemia che Trump ha lasciato diffondersi senza preoccuparsene – ci saranno abbastanza americani bianchi disposti a votare per salvare lo stessi invece che per alimentare il loro senso di superiorità? Questa sarà la domanda cruciale per le prossime elezioni.

Questo articolo è apparso originariamente su Rolling Stone US