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Nel mondo delle mamme-influencer complottiste

Negli Stati Uniti, sempre più mamme-influencer di Instagram che una volta postavano foto di asili nidi, feste di compleanno e bambini paciocconi adesso postano video per denunciare l'esistenza di una rete segreta di pedofili che governa il mondo

Nel mondo delle mamme-influencer complottiste

Rick Loomis/Getty Images

Con i suoi capelli color miele e la capacità di star bene in indumenti come dei vestiti informi color pastello, Ciara Chanel Self, una interior designer e mamma di un bambino piccolo di Dallas, Texas, su Instagram sembra essere il prototipo perfetto della mamma-influencer. Posta regolarmente foto di asili nido, feste di compleanno per i 2 anni, bambini con le guaciotte che camminano sulla spiaggia. C’è solo una cosa fuori posto nel suo profilo ed è un cerchietto delle storie in evidenza intitolato “woke”, dove lei ha compilato una serie di teorie del complotto su Ghislaine Maxwell e la presunta “élite pedofila globale” che sta rovinando gli Stati Uniti. “Rapimenti di bambini, torture, stupri e omicidi… dovremmo essere in strada a fare casino. Eppure NESSUNO ne parla”, scrive, concludendo con l’hashtag #SaveTheChildren e l’invito a passare “dall’oscurità alla luce”.

Tutti questi slogan sono collegati a QAnon, una teoria del complotto di estrema destra secondo cui il presidente Trump sta combattendo contro una cabala guidata dalla sinistra e dal “deep state” che, tra le altre cose, gestisce un giro segreto di pedofilia. Self, che si è rifiutata di rilasciare dichiarazioni per questo articolo, è solo una delle tante mamme-influencer che ultimamente si sono avvicinate a questa teoria del complotto e che la promuovono tra una torta di compleanno minimalista e una foto del loro bambino che fa migliaia di like. Nello specifico, l’hashtag #SaveTheChildren e le numerose manifestazioni a tema organizzate in tutto il Paese hanno giocato un grosso ruolo nel trasportare innocui influencer di lifestyle nel mondo delle teorie del complotto – in particolare le mamme, molte delle quali sono particolarmente sensibili alla narrativa del “salvare i bambini” proposta da QAnon.

Chi si occupa del settore è molto consapevole di questo fenomeno. “Nel corso delle ultime settimane c’è stato un grosso incremento di post complottisti sui nostri canali”, racconta April Daniels Hussar, managing editor del sito a tema madri e figli Romper, aggiungendo che ha cominciato a notare questo incremento con l’inizio della pandemia da coronavirus. “Riceviamo soprattutto moltissimi commenti ogni volta che scriviamo articoli su celebrità o personaggi politici che secondo la teoria del complotto sarebbero ‘trafficanti di bambini'”. Daniels Hussar racconta che questi commenti arrivano perlopiù su Instagram e Facebook e contengono gli hashtag #SaveTheChildren e #SaveOurChildren, oltre a link “a siti dubbi che parlano di traffico di bambini e di QAnon”.

Proprio adesso che piattaforme come Facebook e Twitter hanno cominciato un giro di vite contro i contenuti associati a QAnon, con Facebook che ha rimosso centinaia di gruppi a tema, la teoria del complotto ha attirato nella sua orbita gli influencer. Jalynn Schroeder, un’altra mamma-influencer con più di 50mila follower, ha parlato molto di come si è “svegliata” grazie a QAnon, e lo stesso ha fatto LuvBec, influencer da 121mila follower. “Sono mama di due bambini, mi seguono un sacco di mamme e per questo motivo questa roba è stata molto molto difficile da sentire per me”, ha detto Schroeder in un video IGTV intitolato “I’M AWAKE” e con hashtag quali #truthwins, #wwg1wga e #thegreatawakening.

Anche diverse star dei reality hanno condiviso contenuti legati a teorie del complotto e a QAnon. Lyndi Kennedy, star di Below Deck e influencer da 260mila follower, di recente ha partecipato a una marcia #SaveTheChildren a Huntington Beach, in California; tra un post sponsorizzato su uno shampoo e un selfie, condivide spesso contenuti che vengono da influencer legati a QAnon, come la giornalista di gossip trasformatasi in complottista Liz Crokin. Avery Warner, star di 90-Day Fiancé: Before the 90 Days – che su Instagram si descrive come una “fiera patriota” e che di recente si è vista cancellare un’inserizione perché affermava che il movimento Black Lives Matter sta “terrorizzando” i bianchi – è stata parecchio coinvolta nel movimento #SaveTheChildren, fondando un’organizzazione chiamata S.P.E.A.K. (Stopping Predatory Enslavement and Kidnapping), che per ora sembra consistere soltato in un gruppo Facebook. 

Il punto di svolta nell’evoluzione della teoria del complotto è stato l’enorme popolarita dell’hashtag #SaveTheChildren, un hashtag contro i rapimenti di bambini usato da diversi influencer di lifestyle di cui a un certo punto la comunità di QAnon si è appropriata. Solo su Facebook, stando ai dati di Crowdtangle, l’hashtag ha generato oltre 3 milioni di interazioni solo il mese scorso, in parte grazie alla proliferazione di marce #SaveTheChildren in diverse città americane per il World Trafficking Day dello scorso 30 luglio, in molte delle quali si sono visti messaggi e cartelloni legati a QAnon.

Parte del fascino delle proteste #SaveTheChildren è che partono da una premessa difficile da respingere – chi mai potrebbe essere contrario a salvare bambini rapiti? – e gradualmente crescono fino a diventare una teoria del complotto sempre più distaccata dalla realtà, secondo cui non solo i bambini vengono rapiti, ma vengono rapiti dai Clinton. Tutto ciò è estremamente problematico, non solo perché QAnon è una teoria del complotto fuori di testa ma soprattutto perché ha già portato persone a commettere atti di violenza – da quando un uomo armato ha bloccato la diga Hoover con un camion nel 2018, all’omicidio di un boss mafioso a Staten Island nel 2019, a un uomo di Seattle accusato di aver ucciso suo fratello con una spada. La minaccia rappresentata da QAnon è così seria che nel maggio scorso l’FBI l’ha etichettata come una minaccia terroristica interna.

#SaveTheChildren ha avuto successo nel portare il movimento QAnon nel mainstream mostrandono gli aspetti più “normali”. “La dimensione di QAnon a cui si avvicinano le mamme è una conseguenza della trasformazione che sta compiendo la teoria del complotto tramite il movimento #SaveTheChildren”, spiega Mike Rothschild, ricercatore specializzato in teorie del complotto e autore di The World’s Worst Conspiracies“Un sacco di mamme sono terrorizzate a ciò che potrebbe succedere ai lro figli, e al fatto che i loro figli potrebbero ammalarsi durante la pandemia. Sono troppo preoccupate, passano troppo tempo online e hanno un sacco di tempo libero”.

Instagram è il luogo principale in cui vengono promosse queste teorie. L’app è dove sono state inizialmente organizzate le marce #SaveTheChildren, spiega Brian Friedberg, ricercatore allo Shorenstein’s Technology and Social Change Project di Harvard. “La sezione commenti degli influencer di Instagram è un posto in cui la teoria del complotto QAnon viene disseminata a resa più appetibile a un’utenza mainstream”.

QAnon e teorie del complotto simili si stanno diffondendo rapidamente tra le mamme anche su TikTok, che ha lanciato subito un giro di vite su hashtag come #WWG1WGA e #pizzagate, ma che continua a ospitare tantissimi contenuti del genere. Sul profilo di una mamma-influencer di TikTok con 42mila follower si può trovare un video in cui è entusiasta del fatto che Trump abbia fatto riferimento a QAnon durante una conferenza stampa; un’altro video con centinaia di like mostra una giovane mamma che butta nel cestino la tazza di Toy Story del figlio (per QAnon Tom Hanks, star di Toy Story, fa parte della cabala di pedofili del “deep state”) con gli hashtag #SaveTheChildren e #CancelHollywood e un’emoji della pizza (in riferimento al Pizzagate). 

La pandemia ha avuto l’effetto di portare nuovi adepti a queste teorie del complotto. In particolare – spiega Zarine Khazarian, assistant editor presso il Digital Forensic Research Lab. – a QAnon si sono avvicinate le comunità antivacciniste, che storicamente hanno sempre attratto molte madri. “Una volta che queste comunità cominciano a fondersi, cominciano sempre più a influenzarsi a vicenda”.

Il risultato finale è che mentre l’idea più diffusa riguardo a QAnon è che attragga principalmente maschi bianchi di una certa età e di idee politiche di destra, la realtà è che la teoria del complotto comincia ad avere adepti sempre più giovani ed attirare sempre più donne. “Il sostenitore tipico prima era un maschio bianco tra i 30 e i 50 anni, ma di recente il pubblico si è ampliato molto”, spiega Khazarian. Anche Rothschild afferma che la maggior parte dei presenti alle manifestazioni #SaveTheChildren di Los Angeles erano giovani donne, molte delle quali erano accompagnate dai loro bambini piccoli.

Il primo punto di svolta nell’evoluzione di QAnon è stato l’esplosione della teoria del complotto #Wayfairgate qualche mese fa, basata sull’idea che i mobili industriali più costosi venduti dalla Wayfair venissero usati in realtà per il traffico di bambini. La teoria è stata ampiamente smentita ma grazie al suo venire amplificato da diversi influencer di lifestyle l’hashtag #Wayfairgate è diventato virale su diverse piattaforme, ponendo le fondamenta per la diffusione di #SaveTheChildren poche settimane dopo.

Le comunità legate alle teorie del complotto hanno giocato un ruolo fondentale nell’amplificare #SaveTheChildren: secondo la NBC News, mentre i gruppi legati a QAnon hanno prodotto solo il 18% dei post con l’hashtag #SaveTheChildren, hanno prodotto il 70% delle interazioni con quei contenuti. Ma l’hashtag è riuscito a diventare mainstream perché è stato usato da diversi influencer di lifestyle, la maggior parte delle quali sono donne bianche rimaste affascinate dalla narrativa sul partecipare a un’operazione per salvare dei piccoli bambini indifesi rapiti da dei pedofili.

Secondo l’antropologa Laura Agustin, che studia i rapimenti e l’industria del sesso, narrative di questo tipo sono vecchie di secoli e possono essere ricollegate al fatto che le donne eterosessuali nelle società patriarcali hanno il compito di “preservare l’onore della famiglia” e “proteggere i figli”. “Che si tratti di abusi, sfruttamento o rapimenti, vengono percepiti come l’ingresso di un estraneo che mette in pericolo l’integrità della famiglia. Nel fare il suo lavoro di protezione morale, la donna che si impegna a lottare contro i rapimenti lavora anche per mantenere in piedi il patriarcato”.

Per quanto riguarda specificamente il movimento QAnon, le donne hanno sempre avuto un ruolo nella teoria del complotto – anche se non sono mai state in prima fila, in parte per via delle radici della teoria del complotto nella comunità di 4chan, notoriamente misogina. Le manifestazioni #SaveTheChildren hanno creato uno spazio per le donne all’interno del movimento, le hanno rese visibili in un modo in cui non erano mai state prima, pur confinandole in un ruolo storicamente convenzionale. “L’idea che la donna debba proteggere i bambini in una visione tradizionalista della struttura familiare ha decisamente un peso in tutto ciò”, spiega Friedberg.

Anche se l’hashtag #SaveTheChildren è stato amplficato e promosso da QAnon e da gruppi di estrema destra, anche blog e pagine meme apolitiche a tema genitori e figli hanno avuto un grosso ruolo. Pagine Facebook come Loving Mommyhood (165,000 like) e  Life as a mommy & wife (2 milioni di like) hanno condiviso meme su #SaveTheChildren tra un post innocente e l’altro.

Le ultime settimane hanno anche visto diverse controversie nelle comunità online dedicate alle madri e ai figli. Una ha riguardato una bambola Hasbro che sembrava avere un bottone sulle parti basse che se premuto la faceva ridere: Hasbro ha rilasciato una dichiarazione spiegando che il bottone in realtà era un sensore di movimento e che non era fatto per essere premuto, ma la bambola ha causato scandalo e molti genitori hanno accusato l’azienda di usare il prodotto per normalizzare l’abuso sui bambini, costrigendo Hasbro a ritirare la bambola. Una controversia simile ha riguardato il poster del film Netflix Cuties, accusato di sessualizzare le ragazzine, e ha fatto tornare #SaveTheChildren in trending topic.

Ovviamente non tutte le persone scandalizzate dal poster di Cuties o dalla bambola della Hasbro sono anche adepti di qualche teoria del complotto. Molti erano solo genitori preoccupati dalla sistemica sessualizzazione dei bambini. Ma gli adepti di QAnon e coloro che in generale credono nell’esistenza di una cabala globale di pedofili hanno fatto diventare virali i due casi, vedendoli come una conferma delle loro teorie. “Questi casi hanno aiutato a rinforzare le credenze di queste persone e forse anche a reclutare nuovi adepti grazie al commentarli e all’usare specifici hashtag nel farlo”, spiega Friedberg.

In modo simile, non tutti quelli che hanno partecipato alle manifestazioni #SaveTheChildren o hanno usato l’hashtag in questione in occasione del World Trafficking Day sono a conoscenza del fatto che sia stato appropriato dal mondo delle teorie del complotto. Ma senza dubbio l’hashtag è diventato per molti utenti la porta d’accesso a quel mondo, grazie agli algoritmi che – spiega Whitney Phillips, professoressa di Communication and Rhetorical Studies alla Syracuse University – per il modo in cui funzionano tendono a portare le persone sempre più in profondità dentro le teorie del complotto.

“Se qualcuno arriva a QAnon tramite una giusta causa e comicnia a pensare che sia una narrativa valida e che ci sia dentro qualcosa di positivo, non è difficile che poi si faccia convincere dalla disinformazione su altri temi quali il coronavirus o dagli elementi peggiori della narrativa di QAnon come l’antisemitismo, che non hanno nulla in comune con il salvare dei bambini”, spiega Phillips. “Ci sono persone che entrano in questo modo pensando che sia una certa cosa e che poi una volta entrate vengono esposte a ogni genere di complotti e disinformazione”.

La grande popolarità dell’hashtag #SaveTheChildren, insieme al recente successo di candidati al Congresso apertamente collegati a QAnon come Marjorie Taylor Greene, hanno spinto i media a chiedersi se la teoria del complotto non sia finalmente diventata mainstream. Secondo Khazarian queste preoccupazioni non sono prese abbastanza seriamente visto che le fondamenta della teoria del complotto – l’esistenza di una cabala segreta di pedofili che rapisce bambini – sono più accettate e diffuse di quanto non si creda. “Si pensa a QAnon come a una teoria del complotto marginale, che riguarda solo persone che frequetano 8chan, ma in realtà è molto più ampia”, spiega. “Ed è proprio qui che sta il pericolo. Se riesce ad attrarre le mamme può attrarre chiunque”.

Ciò che rende le teorie del complotto sul rapimento di bambini così attraenti per gli influencer e così difficli da contrastare è anche il fatto che, come tutte le teorie del complotto, hanno un fondo di verità. Il traffico di bambini è un problema vero e terribile (anche se le statistiche al riguardo sono limitate e probabilmente gonfiate) e ci sono davvero persone molto potenti che hanno abusato di bambini e che non sono state punite, come ha dimostrato il caso Jeffrey Epstein. “La tragedia è che queste teorie prive di fondamento danneggiano la causa reale che vorrebbero sostenere”, afferma Daniels Hussar.

Anche se c’è una differenza enorme tra riconoscere il problema e abbracciare la teoria secondo cui il protagonista di Forrest Gump beva il sangue di bambini piccoli per non invecchiare, è facile notare come in tempi straordinari come quelli che stiamo vivendo questa differenza possa diventare meno visibile, specie se la teoria in questioen viene promossa da influencer come Self. E per una madre con dei bambini piccoli che sta cercando di sopravvivere in mezzo a una pandemia, “non è una questione di perché dovrebbe crendere una cosa del genere, ma perché non dovrebbe” sostiene Phillips.