Mi si nota di più se mi non mi inginocchio o se mi inginocchio per solidarietà col Belgio? | Rolling Stone Italia
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Mi si nota di più se mi non mi inginocchio o se mi inginocchio per solidarietà col Belgio?

Ovvero: la polemica sulla nazionale italiana di calcio che si inginocchia, non si inginocchia, si inginocchia forse "per solidarietà col Belgio" è surreale, per non dire di peggio

Mi si nota di più se mi non mi inginocchio o se mi inginocchio per solidarietà col Belgio?

ANATOLY MALTSEV/POOL/AFP via Getty Images

Da qualche giorno tiene banco tra l’opinione pubblica del nostro Paese una polemica che si potrebbe quasi definire morettiana, nel senso di Nanni Moretti e del suo famoso “mi si nota di più se non vengo o se vengo e me ne sto in disparte”? È la polemica sulla nazionale italiana di calcio agli Europei che si inginocchia, non si inginocchia, si inginocchia forse e comunque non per esprimere un qualche tipo di messaggio politico ma solo per solidarietà con gli avversari che hanno deciso di farlo.

Torniamo ai fatti: alcune nazionali a Euro 2020 hanno deciso di inginocchiarsi prima del fischio d’inizio delle partite come gesto antirazzista. È un’iniziativa facoltativa e simbolica, non cambia niente farlo o non farlo. E infatti ci sono state squadre che l’hanno fatto – come il Belgio, il nostro prossimo avversario ai quarti di finale – e squadre che non l’hanno fatto mai come la Russia o l’Ungheria. Attirandosi di volta in volta cinque minuti di plauso o di disapprovazione da parte dell’opinione pubblica progressista, e stop.

E poi c’è l’Italia, che in pieno stile italiano ha cercato di non esporsi troppo sul tema e di tenere i piedi in entrambe le scarpe, facendo forse la figura peggiore. Contro il Galles alcuni giocatori (Toloi, Emerson Palmieri, Pessina, Bernardeschi e Belotti) si sono inginocchiati, gli altri no; e  se da una parte si è pensato che si fosse trattato soltanto di un equivoco imbarazzante figlio della trance agonistica, dall’altra il fatto che mezza squadra fosse rimasta in piedi mentre gli avversari si inginocchiavano ha galvanizzato le legioni di commentatori di estrema destra che hanno lanciato l’hashtag #iononminginocchio presentando lo stare in piedi come una coraggiosa ribellione al “pensiero unico” e al “politicamente corretto”.

Poteva finire lì, con un equivoco e qualche imbarazzo. Solo che il nostro Europeo non è finito lì e quindi la polemica sugli inginocchiamenti è continuata. Nella partita successiva, gli ottavi di finale contro l’Austria, la nazionale italiana non si è inginocchiata e il capitano Giorgio Chiellini, nel tentativo di spiegare il perché di quella decisione – e probabilmente seguendo istruzioni ricevute da terzi – ha dato ben magra prova di sé dicendo che “oggi credo che non ci sia stata nessuna richiesta, quando capiterà qualche richiesta da altre squadre ci inginocchieremo per senso di sensibilità verso l’altra squadra” e aggiungendo – lasciando tutti perplessi – che i calciatori italiani cercheranno di “combattere il nazismo con le iniziative della Federazione”.

L’ennesima puntata della telenovela è andata in onda ieri, quando la “richiesta” dall’altra squadra a quanto pare è arrivata. Il prossimo avversario dell’Italia ai quarti di finale sarà il Belgio, una squadra che ai temi antirazzisti ha dato particolare attenzione in tutto il suo percorso europeo, e che prima della partita contro l’Italia si inginocchierà come fa sempre.

Come riporta Repubblica, se il Belgio si inginocchierà prima della partita allora si inginocchierà anche l’Italia. Ma non perché approvi il gesto o aderisca ai valori antirazzisti di Black Lives Matter, bensì appunto per solidarietà verso gli avversari. La nota della Figc che esprime la posizione ufficiale del calcio italiano al riguardo è surreale, per non dire di peggio: “la squadra si inginocchierà per solidarietà con gli avversari, non per la campagna in sé, che non condividiamo. I giocatori austriaci non si sono inginocchiati e i nostri sono rimasti in piedi. Se quelli del Belgio lo faranno, anche i nostri saranno solidali con loro”.

Ora, ci sarebbero tante cose da dire su questo tema. Ad esempio si potrebbe parlare di cosa voglia dire “non condividere” una campagna contro il razzismo e dirlo così candidamente: non solo ci mette sullo stesso piano di Russia, Ungheria e altri Paesi illiberali, ma dimostra che chi si inginocchia prima delle partite ha ragione perché un problema di razzismo effettivamente c’è. Ma anche lasciando da parte questo punto, la cosa che più colpisce di tutto ciò è l’atteggiamento della Fgci che su un tema come questo fa le capriole per cercare un’impossibile equidistanza. Il punto non è il simbolo, l’inginocchiarsi o meno, ma la sostanza e soprattutto l’incapacità italiana di prendere una posizione che sia una e di sostenerla con convinzione. Vuoi inginocchiarti? Fallo. Non vuoi inginocchiarti? Non farlo. Non è così difficile. E tutte e due sono più dignitose dell’equilibrismo che cerca di non scontentare nessuno e finisce per scontentare tutti dell’inginocchiarsi “in solidarietà col Belgio”.

Speriamo almeno di non perdere, “in solidarietà col Belgio”.