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Medioevo, Italia

Mentre il presidente Mattarella critica chi "semina nella società ostilità preconcetta", il ministro per la famiglia Fontana ha pensato bene di esporsi contro il riconoscimento dei figli delle coppie gay.

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Lorenzo Fontana, vicesegretario della Lega e ministro per la famiglia e le disabilità nel Governo Conte. Foto Getty

Chissà cosa stava facendo il ministro Fontana mentre il capo dello Stato bacchettava il governo di fronte all’Associazione Stampa parlamentare. Basta mettere una di fianco all’altra le due dichiarazioni – l’inizio del discorso di Mattarella e l’ultima sparata del ministro sul riconoscimento dei figli delle coppie gay – per notare l’enorme dissonanza tra il presidente della Repubblica e uno dei ministri più mediatici del governo Lega-5Stelle.

Il primo esordisce con gli «usi distorti del web, segni astiosi, toni da rissa che rischiano di seminare nella società i bacilli della divisione, dell’ostilità preconcetta che puntano a sottoporre i nostri concittadini a tensione continua»; il secondo, invece, annuncia che si metterà al lavoro per fermare «pratiche vietate dal nostro ordinamento», cioè l’iscrizione ai registri dello stato dei bambini concepiti all’estero da parte di coppie dello stesso sesso.

Prima il ministro si allarma per il crollo delle nascite («ogni anno perdiamo in termini demografici una città come Padova»), poi dice che il problema non si può assolutamente risolvere allargando le maglie dei flussi migratori. E ci mancherebbe altro. Poi la famiglia, «l’avamposto di trincea dello Stato Sociale», ma solo quella che piace a lui. Perché saremo pure in crisi demografica, ma meglio vietare il riconoscimento dei figli delle coppie gay, secondo Fontana in qualche modo “imposto” dall’attuale assetto del diritto.

Un’accelerata dritta verso il Medioevo, piena di contraddizioni e lontana da quanto succede da anni nel resto dell’occidente, sia dal punto di vista giuridico che della ricerca. Un esempio: solo pochi giorni fa il Williams Institute ha pubblicato uno studio dedicato alla salute mentale dei giovani adulti cresciuti da genitori omosessuali.

«Quando ho iniziato a lavorare allo studio, nel 1986, si ragionava molto sulla sanità mentale dei bambini concepiti con donatori e cresciuti da genitori appartenenti a minoranze sessuali», ha detto la dottoressa Nanette Gartrell, a capo del team di ricercatori che ha comparato relazioni, performance sul lavoro e nello studio, modelli di comportamento e stato emotivo di due gruppi di ragazzi, cresciuti in famiglie eterosessuali ed omosessuali. «Adesso abbiamo scoperto che i ragazzi, ora 25enni, ottengono gli stessi punteggi di tutti gli altri adulti della stessa età». Qui potete leggere il testo dello studio. Chissà che non capiti sul tavolo del ministro, magari ha cinque minuti per aggiornarsi un po’.

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