Lo scandalo dello spionaggio russo in Italia è una spy story da quattro soldi | Rolling Stone Italia
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Lo scandalo dello spionaggio russo in Italia è una spy story da quattro soldi

L'ufficiale di marina Walter Biot è stato arrestato a Spinaceto mentre passava documenti segreti a una spia russa. Ma la storia somiglia più a un dramma periferico che a un romanzo da cortina di ferro

Lo scandalo dello spionaggio russo in Italia è una spy story da quattro soldi

ANDREAS SOLARO/AFP via Getty Images

I fatti, bisogna ammetterlo, hanno un’aria d’altri tempi. Un ufficiale di marina, il nome è Walter Biot, con quattro figli, quattro cani e una casa ancora da pagare; un uomo dei servizi russi evidentemente ammorbidito dalla quiete della vita romana; e uno scambio che i carabinieri del Ros hanno interrotto con prontezza in un parcheggio a Spinaceto, quartiere a sud della capitale: segreti militari custoditi in una chiavetta usb contro cinquemila euro chiusi in una scatola di cioccolatini.

Anche per questo i giornali oggi sembrano stampati in piena Guerra Fredda, da La talpa di John Le Carré che Repubblica ha evocato su sei colonne in prima pagina al Terzo uomo di Graham Green sul Corriere della Sera, sino alla serie tv The Americans nei commenti della Stampa, che sarà meno letterario come paragone, ma in fondo il senso è lo stesso. Date le circostanze, però, lo scandalo che i nostri servizi di intelligence hanno scoperchiato martedì dopo quattro mesi buoni di registrazioni e pedinamenti somiglia più a un dramma periferico dei gemelli d’Innocenzo che a un romanzo da cortina di ferro.

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ha usato il massimo grado di severità e di pubblicità di fronte a questi eventi. Prima ha convocato alla Farnesina l’ambasciatore russo, Sergei Razov, poi ha parlato al Senato di atto grave e ostile e ha stabilito l’espulsione di due funzionari al lavoro presso l’ambasciata a Roma. È difficile pensare a una risposta più dura sul piano politico, così com’è complesso prevedere, ora, quali saranno le contromisure effettive che i russi decideranno di adottare, sempre sul piano politico.

Sino a questo punto l’Italia era riuscita a mantenere rapporti costruttivi con Mosca, e lo dimostra la missione umanitaria concordata un anno fa nel momento di maggiore crisi per il nostro Paese a causa del coronavirus. Quella fase rischia di chiudersi in modo piuttosto traumatico, con reciproche accuse di spionaggio.

I russi ci spiano? Certo che ci spiano. E noi spiamo loro. Lo facciamo costantemente, e per quanto strano possa apparire anche gli alleati si spiano. Nel 2013 il settimanale tedesco Der Spiegel ricostruì attraverso una serie di documenti inediti la complessa architettura tecnologica che permetteva all’amministrazione Obama di intercettare le comunicazioni di alcuni leader europei, compresa Angela Merkel. Le prove Der Spiegel le ottenne da un consulente della National Security Agency di nome Edward Snowden. Merkel definì il programma degli americani “uno strappo nella reciproca fiducia”. Con Snowden sappiamo, poi, come andarono le cose.

La portata dello scandalo di Spinaceto sarà chiarita almeno in parte già nelle prossime ore, con l’interrogatorio del capitano Biot. Quel che adesso è lecito immaginare è che segreti da cinquemila euro non permettano di registrare le comunicazioni di un capo di governo. Eppure, secondo Repubblica, in Europa scorre un fiume di rubli finanziare azioni simili: se così fosse, ci sarebbe da supporre e quindi da temere che nei palazzi dei nostri apparati civili e militari possano sedere oggi alcune decine e forse addirittura alcune centinaia di funzionari pronti a mettere in vendita piccoli segreti di stato per arrotondare lo stipendio.