L'Italia è una repubblica fondata sul coprifuoco | Rolling Stone Italia
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L’Italia è una repubblica fondata sul coprifuoco

C'è chi lo attacca come 'dittatoriale', chi se ne frega, chi se ne lamenta sui social. Il coprifuoco dalle 22 alle 5 è diventato l'unica cosa in grado di unire il Paese – e di farlo sfogare

L’Italia è una repubblica fondata sul coprifuoco

FILIPPO MONTEFORTE/AFP via Getty Images

Ieri sera il Consiglio dei Ministri ha approvato il nuovo decreto su riaperture e restrizioni anti-Covid e, sorpresa, mentre si è deciso di far riaprire molte attività commerciali e allentare le regole, una cosa è rimasta in vigore, non toccata: il coprifuoco. Continueremo a tenercelo, dalle 22 alle 5 di mattina, fino al 31 luglio. 

La questione del coprifuoco sta diventando, man mano che il tempo passa, sempre più centrale negli umori del Paese. Da una parte c’è la Lega di Matteo Salvini che proprio su questo punto si scontrata timidamente con il governo – voleva infatti un coprifuoco dalle 23 invece che dalle 22, per consentire più facilmente il lavoro ai ristoratori la sera – dall’altra ci sono, all’opposto, tanti giovani depressi al pensiero di altri mesi in cui sono costretti a stare a casa la sera. Da una parte c’è chi attacca la “movida” colpevole di diffondere il contagio, dall’altra chi si sente preso in giro dal mantenimento di una misura percepita come un’imposizione di uno Stato moralizzatore che non serve a niente contro i contagi. E poi c’è il luogo comune del “virus che non circola dopo le 22”.

A conferma di questa centralità, il nuovo decreto del governo contiene diverse cose (il ritorno delle zone gialle, alcune riaperture) eppure il giorno dopo si parla solo del coprifuoco e del suo prolungamento fino a fine luglio. Una decisione che suscita ancora più fastidio perché legata alla prossima estate – un’estate che gli italiani si aspettavano di passare in relativa libertà e tranquillità, complice il ricordo dell’estate 2020 come unico momento felice di un anno orribile.

E quindi, basta fare un giro sui social per avere il polso dell’opinione comune in materia. C’è chi si lamenta del doversi trovare d’accordo con Salvini e Meloni sul tema. Chi commenta ironicamente facendo intendere che non lo rispetterà, perché tanto i controlli non sono particolarmente restrittivi. Chi è frustrato per il fatto che il coprifuoco sembra essere rimasto l’unica misura su cui il governo adotta la linea dura, mentre quando si tratta di far riaprire i ristoranti si prende un “rischio calcolato”, per citare le parole del premier Draghi. La stampa di destra come La Verità urla che “ci tengono rinchiusi per dispetto alla Lega”. La sinistra denuncia il dispositivo biopolitico di controllo sociale.

La verità probabilmente sta nel mezzo. Il coprifuoco è utile per fermare i contagi del virus? Probabilmente no, visto che il rischio di contagio all’aperto come ormai sappiamo è molto ridotto e i veri focolai nascono sui mezzi pubblici, suoi luoghi di lavoro in presenza, a scuola e in casa. Il coprifuoco è politicamente utile? Probabilmente sì. Perché se è vero che a una parte provoca insurrezioni social, dall’altra è una misura che non costa niente e che può essere indicata a chi sostiene che il governo non stia facendo abbastanza. Inoltre, le stesse insurrezioni social anti-coprifuoco restano – appunto – insurrezioni social. Il coprifuoco, in quanto misura che appare gretta e inutile, attira malcontento e funziona come valvola di sfogo. 

Prova evidente ne è la situazione politica italiana degli ultimi mesi. In un momento storico in cui il Paese vive come in animazione sospesa, con la politica di fatto commissariata a un governo che esprime quasi tutti i partiti e che è presieduto da un Mario Draghi dipinto come l’uomo della Provvidenza, con l’economia paralizzata nel corpo dalle misure del governo e nello spirito dall’incertezza e dall’attesa messianica di sapere come verranno spesi i fondi europei per la ripartenza, con il conflitto sociale che dopo aver rialzato la testa durante la prima ondata ora sembra essersi di nuovo almeno temporaneamente calmato. Un Paese che vive in uno stato d’emergenza da un anno, uno stato d’emergenza che è ormai diventato una specie di nuova normalità – anche se molto diversa da quella che ci aspettavamo nel nostro isolamento in casa l’anno scorso. 

In questo senso, il coprifuoco è lo strumento perfetto. Chi ha ancora paura del virus e pensa che il governo stia aprendo troppo si sentirà rassicurato dal fatto che, almeno in un ambito, stia venendo mantenuta la linea dura. Chi non vede l’ora di riaprire tutto se lo farà andar bene, perché molte cose stanno comunque venendo riaperte e il coprifuoco si può sempre violare – soprattutto visto quando sono blandi i controlli. E tutti gli altri possono sempre lamentarsene su Twitter.