Le modelle che stanno vendendo foto di nudo in cambio di donazioni contro gli incendi in Australia | Rolling Stone Italia
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Le modelle che stanno vendendo foto di nudo in cambio di donazioni contro gli incendi in Australia

Scambiando le loro foto NSFW in cambio di donazioni in beneficenza per fermare gli incendi boschivi in Australia, alcune modelle e sex worker stanno raccogliendo migliaia di dollari

Le modelle che stanno vendendo foto di nudo in cambio di donazioni contro gli incendi in Australia

Collage via Twitter/Foto Peter Parks/AFP via Getty Images

Gli incendi boschivi in Australia che vanno avanti ormai da mesi hanno distrutto quasi 15 milioni di acri di territorio, costretto migliaia di famiglie a lasciare le loro case e ucciso almeno 20 persone. Sconvolta dalla mancanza di attenzione mediatica sull’argomento, una donna ha deciso di raccogliere fondi per la lotta agli incendi scambiando le sue foto di nudo in cambio di donazioni – solo per vedersi disabilitato il suo account Instagram, non una ma due volte. 

Kaylen Ward, 20 anni, è una modella e sex worker californiana che su Twitter si fa chiamare Naked Philanthropist. Il 3 gennaio ha postato un tweet promettendo di mandare foto di nudo a chiunque donasse almeno 10 dollari a una lista di varie organizzazioni che lottano contro l’emergenza. “Ogni 10 dollari che donate = una mia foto di nudo in DM. Basta che mi mandate una prova che avete donato”, aveva scritto nel tweet, aggiungendo l’hashtag #AustraliaOnFire e un foto censurata (ma comunque abbastanza NSFW) 

Il tweet era diventato subito virale con oltre 75000 RT in due giorni. In un altro tweet poco dopo, Ward ha scritto che i suoi sforzi l’hanno portata a raccogliere quasi 500mila dollari per la causa in poco più di un paio di giorni.

Ma poi Instagram ha disabilitato improvvisamente l’account di Ward, anche se la campagna di fundraising lei la conduceva su Twitter. Quando ha cercato di farsi un altro account, è stato disabilitato anche quello. In totale, ha scritto Ward su Twitter, Instagram le ha disabilitato tre account, mentre nel frattempo altra gente ne creava vari altri fake.

Raggiunto per un commento sulla vicenda, un portavoce di Facebook (che possiede Instagram) ha detto a Rolling Stone che “l’account è stato disabilitato per aver violato le nostre policy. Offrire foto di nudo non è permesso su Instagram”. Quando gli è stato chiesto quale policy di preciso Ward avesse violato facendo fundraising in cambio di foto di nudo, il portavoce di Facebook ha rimandato Rolling Stone alla policy in merito all’adescamento, che include “offrire o chiedere foto o video di nudo”. (Da parte sua, Ward sostiene di non aver violato alcuna policy di Instagram). 

In ogni caso, il successo di Ward ha spinto diverse altre modelle e sex worker a organizzarsi e lanciare le loro campagne di fundraising.

“Gli incendi boschivi in Australia sono probabilmente una delle più grandi tragedie dei nostri tempi, ma nessuno sta facendo raccolte fondi o promettendo di mettere tutto a posto come è stato per Notre Dame”, ha scritto una modella, Aphrodite Aeria, che tramite il suo Twitter ha raccolto più di 2000 dollari chiedendo donazioni in cambio di foto di nudo. “Ma se ciascuno di noi donasse quello che può, potremmo davvero fare la differenza”.

Un’altra modella,Emmy Corinne, ha detto a Rolling Stone di aver evitato di fare pubblicità alla sua campagna di fundraising su Instagram, “perché ho visto che chi lo faceva si vedeva cancellare l’account. Instagram è super attento a questa cosa e persino se scrivo qualcosa al riguardo nel post mi viene rimosso”. Anche lei ha raccolto i soldi principalmente su Twitter, la cui policy riguardo ai contenuti NSFW è meno restrittiva. In totale ha raccolto più di 10mila dollari in appena un giorno e mezzo.

Per molte sex worker, raccogliere fondi sui social può dunque essere difficile. E molte grandi piattaforme di crowdfunding come GoFundMe sono loro ugualmente ostili, anche quando le campagne che creano non riguardano il loro lavoro né violano i termini e condizioni del servizio. Nel 2015, per esempio, la piattaforma di crowdfunding WePay ha bloccato la campagna di raccolta fondi di una sex worker che aveva contratto una malattia rara e voleva pagarsi le cure. Altre organizzazioni benefiche hanno esplicitamente rifiutato le donazioni di sex worker e aziende del mondo della pornografie, spiegando che i loro grandi donatori potrebbero non voler comparire in una lista in cui compaiono Pornhub e Redtube.

Nel caso di Ward, le conseguenze negative sono state sia professionali che personali. Oltre a perdere il suo account Instagram, dove aveva oltre 50mila follower, ha scritto su Twitter che l’enorme attenzione mediatica sulla sua campagna ha avuto conseguenze negative nei rapporti con la sua famiglia, che non approva il fatto che lei venda le sue foto di nudo. Ma la campagna di fundraising ha senza dubbio invogliato modelle di nudo e sex worker non solo a raccogliere fondi per una buona causa ma anche a cercare di sensibilizzare il grande pubblico perché abbia una visione meno negativa del sex work in generale. Come ha detto Hae, un’amica di Ward che ha postato su Twitter un video fatto per sostenerla, la campagna di fundraising ha offerto a molte persone la possibilità di “fare coming out riguardo al fatto che facciano sex work o vendano foto di nudo online, perché hanno potuto collegare la loro attività a una cosa molto positiva”.

“Il grande pubblico ha una visione negativa di chi vende foto di nudo e fa sex work e questo è stato il primo caso in cui quest’attività è stata collegata direttamente all’aiuto umanitario”, ha detto Hae a Rolling Stone via Twitter. “Kaylen ha legato ‘foto di nudo’ e ‘filantropia’ e io spero sinceramente che questa cosa aiuti il grande pubblico a cambiare la sua percezione di chi fa questo tipo di lavoro”.