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Le elezioni di metà mandato viste dagli USA


L’affluenza senza precedenti, la vittoria a metà dei democratici e il referendum sulla presidenza Trump: il racconto del voto di Rolling Stone America

Foto Getty

Un’onda blu ha spezzato il Congresso repubblicano. Per la prima volta dal 2010 i democratici hanno riconquistato la Camera dei rappresentanti. Armati con i poteri legislativi, i dem sono adesso nella posizione di poter controllare Donald Trump, così che rispetti le leggi e la Costituzione.

Mentre i primi risultati arrivavano negli uffici delle campagne elettorali, Nancy Pelosi – che tornerà al ruolo di Speaker of the House – ha dichiarato che i dem lavoreranno con “trasparenza” a Washington per trovare “unità”, così da “incontrarci su un territorio comune, laddove sarà possibile, oppure mantenere le nostre posizioni quando sarà necessario”.

Trump, da parte sua, si è impegnato a far finta che tutto sia andato secondo i piani.

La vittoria dei democratici è il trionfo dei contenuti e della speranza contro le menzogne e la paura. Gli elettori che hanno votato per la Camera hanno rifiutato gli appelli di Trump alla xenofobia (incluso uno spot troppo razzista persino per Fox News), e la sua narrazione delle famiglie centroamericane come se fossero un’orda di terroristi e serial killer di poliziotti.

Il trionfo, comunque, era tutto meno che assicurato. Storicamente nelle elezioni di metà mandato il partito d’opposizione riesce sempre a strappare qualche seggio in più, è vero, ma Trump aveva molte carte da giocarsi: un’economia risanata, la borsa in crescita e il tasso di disoccupazione più basso degli ultimi 50 anni. I democratici, però, sono riusciti a trasformare questa campagna elettorale in un referendum sul 45esimo presidente.

L’appello per la Repubblica e contro il narcisista, bugiardo e razzista che abita la Casa Bianca ha scatenato una partecipazione senza precedenti, dalla Women’s March fino ai primi voti del mattino. Gli ultimi giorni della campagna elettorale ricordavano l’energia di una campagna presidenziale, con tutti da Barack Obama a Joe Biden, fino a Oprah Winfrey, impegnati per aiutare i candidati democratici.

Per quanto riguarda le riforme, inoltre, il GOP ha fornito ai democratici una piattaforma notevole su cui fare campagna elettorale. Il tax plan repubblicano, che favorisce i più ricchi e le corporation, non è riuscito ad aumentare gli stipendi e ha gonfiato il debito. Gli attacchi del GOP all’Affordable Care Act sono diventati così tossici che gli stessi candidati repubblicani hanno iniziato a mentire per liberarsene.

Donald Trump, foto Getty

Gli elettori democratici hanno superato uno scenario elettorale piegato a favore dei Repubblicani, insieme a una serie di campagne iniziate e poi soppresse, riuscendo a eleggere i loro candidati anche negli stati più in bilico. I democratici hanno vinto sia nei blue states come New York e California che in quelli tradizionalmente repubblicani come South Carolina, Kansas, Oklahoma e Texas. Il partito ha anche strappato almeno sette poltrone da governatore, soprattutto in Wisconsin, dove Scott Walker non avrà un terzo mandato.

L’onda blu, però, è stata arginata. I dem non sono riusciti a spazzare via i rappresentanti più noti del GOP: Chris Collins e Duncan Hunter sono destinati alla vittoria. In Iowa, il razzista Steve King ha vinto le elezioni. Ma è in Senato che l’onda si è schiantata su un vero e proprio muro rosso: in Texas Beto O’Rourke non è riuscito a spodestare Ted Cruz, e lo stesso è successo in Indiana, Missouri e North Dakota.

Politicamente, riconquistare la Camera è una doppia benedizione per i dem. L’effetto di questo voto continuerà per tutta la campagna elettorale del 2020, che di fatto inizia oggi. Adesso i democratici hanno il potere istituzionale di mostrare gli abusi di Trump. Il partito potrà mostrare all’opinione pubblica la sua dichiarazione dei redditi – così da dimostrare quanto la sua fortuna dipenda dall’evasione fiscale o da oligarchi russi. Potrebbero addirittura intaccare il nepotismo della Trump Family, che sta approfittando senza ritegno della presidenza. L’impeachment, insomma, non è più impossibile.

Tuttavia, la vittoria democratica è promettente anche per Trump: adesso il presidente potrà usare Washington come scusa. Con il suo prodigioso stile da bulletto, Trump accuserà l’ostruzionismo democratico di essere la causa di tutte le disfunzioni della sua amministrazione, che difficilmente potrà migliorare di fronte a un Congresso diviso. Per spiegare la sua sconfitta nel voto popolare del 2016, Trump sbandierò una serie di teorie assurde e cospirazioni su elettori illegali. Potrebbe fare la stessa cosa con la Camera, dipingendola come sostanzialmente illegittima.

Questa vittoria dimezzata, però, significa soprattutto che la parte più efficace della presidenza sopravviverà: Trump continuerà a infilare giovani conservatori rampanti in tutte le corti del paese. Ci aspetta un viaggio turbolento. Ma con questa svolta a sinistra, gli elettori Americani hanno iniziato a raddrizzare la nave.

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