L’agente Derek Chauvin condannato per l’omicidio di George Floyd | Rolling Stone Italia
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L’agente Derek Chauvin condannato per l’omicidio di George Floyd

Omicidio di secondo e terzo grado. Il presidente Biden: «Dobbiamo fare di più per ridurre la probabilità che una tragedia come questa si ripeta»

L’agente Derek Chauvin condannato per l’omicidio di George Floyd

Photo by Stephen Maturen/Getty Images

La morte di George Floyd ora ha un responsabile anche davanti alla giustizia: l’ex agente di polizia di Minneapolis Derek Chauvin è stato dichiarato colpevole di omicidio di secondo grado, omicidio di terzo grado e omicidio colposo di secondo grado.

Dopo la lettura del verdetto, Chauvin è stato preso in custodia dall’ufficio dello sceriffo della contea di Hennepin. Non è chiaro quando sarà condannato. Secondo il New York Times, un imputato come Chauvin senza precedenti penali potrebbe affrontare 12 anni e mezzo per entrambe le accuse di omicidio, anche se l’accusa di secondo grado comporta una pena che arriva fino a 40 anni di prigione, mentre il terzo grado un massimo di 25 anni.

Benjamin Crump, avvocato della famiglia di Floyd, ha commentato così: «La giustizia dolorosamente guadagnata è arrivata per la famiglia di George Floyd e per la comunità qui a Minneapolis, ma il verdetto di oggi va ben oltre questa città. Ha implicazioni significative per il paese e anche per il mondo. Giustizia per l’America nera è giustizia per tutta l’America. Questo caso è un punto di svolta nella storia americana per la responsabilità delle forze dell’ordine e manda un chiaro messaggio che speriamo sia sentito chiaramente in ogni città e in ogni stato».

La giuria ha raggiunto il verdetto un giorno dopo l’arringa finale di lunedì 19 aprile. Il processo è iniziato alla fine di marzo ed è durato poco più di tre settimane. Durante questo periodo, l’accusa ha chiamato 38 testimoni, compresi diversi passanti che hanno visto e registrato Chauvin mentre si inginocchiava sul collo di Floyd, funzionari di polizia ed esperti medici che hanno dichiarato che Chauvin ha privato Floyd di ossigeno, causandone la morte.

La difesa, a sua volta, ha chiamato solo sette testimoni, anche qui alcuni funzionari della polizia che hanno però sostenuto che Chauvin avrebbe agito ragionevolmente, e medici che hanno suggerito che altri fattori possono aver contribuito alla morte di Floyd, come l’uso di droga o una patologia cardiaca.

Dopo il verdetto, il presidente Biden ha dichiarato di aver parlato con la famiglia di Floyd, dicendo che il verdetto era quello giusto, e invitando il Congresso ad approvare una legislazione mirata a riforme più ampie della polizia.
«Un tale verdetto è anche troppo raro. Sembra che ci sia voluta una convergenza unica e straordinaria di fattori», ha detto Biden. «Non è abbastanza. Non possiamo fermarci qui. Per ottenere un vero cambiamento e una riforma, possiamo e dobbiamo fare di più per ridurre la probabilità che una tragedia come questa si ripeta».

La morte di Floyd ha contribuito a dare il via a un’altra presa di coscienza a livello nazionale sul tema de razzismo sistematico e della brutalità della polizia, con le proteste che hanno attraversato il paese la scorsa estate. Un anno dopo, però, numerosi problemi con la polizia in America rimangono, come evidenziato dal fatto che durante le ultime tre settimane sono avvenuti almeno due altri casi analoghi.

Il 29 marzo un poliziotto di Chicago ha ucciso il tredicenne Adam Toledo; il filmato della telecamera pubblicato settimane dopo mostrava Toledo con le mani alzate quando gli hanno sparato, mettendo in dubbio le affermazioni ufficiali. E l’11 aprile, a Brooklyn Center, Minnesota, un poliziotto ha ucciso Daunte Wright, 21 anni.