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La vita straordinaria di Roberto Fiore, il fondatore di Forza Nuova

Ex latitante, imprenditore di successo, neofascista senza compromessi. Quella del fondatore di Forza Nuova è una vita in chiaroscuro, che fa comprendere molte cose su come pensa e agisce il neofascismo italiano di oggi

Per la galassia dell’estrema destra italiana, Roberto Fiore non è soltanto una specie di divinità pagana, ma una costante incrollabile: c’era nel 1979 quando, appena 19enne, dopo mesi di incontri e lavori preparatori presso la Libreria Romana di Walter Spedicato, assieme a Giuseppe Dimitri e Roberto Adinolfi fondò Terza Posizione, un movimento fondato su una presunta equidistanza dalla sinistra marxista e dalla destra capitalista e conservatrice (la “terza posizione”, per l’appunto). C’era nel 1997, quando tornò in Italia dopo un lungo intermezzo londinese – dovuto alla necessità di sfuggire a un ordine di cattura per il suo presunto coinvolgimento nella strage della stazione di Bologna – e una carriera imprenditoriale di assoluto successo: arricchito di capitali e conoscenze, preparò il terreno per la nascita di Forza Nuova, un nuovo soggetto politico animato dall’ambizione di entrare in Parlamento con propri rappresentanti e riuscire, finalmente, a re-istituzionalizzare il fascismo.

C’era nel 2000, quando il simpatizzante Andrea Insabato, ex militante di Terza Posizione coinvolto in alcune inchieste sui Nuclei Armati Rivoluzionari, fece esplodere un ordigno nella sede del manifesto. E c’era anche questo sabato scorso, quando ha guidato l’assalto alla CGIL assieme al leader romano di Forza Nuova, Giuliano Castellino, il culmine di un processo iniziato mesi fa, quando il movimento ha deciso di aderire alla coalizione Italia Libera insieme a movimenti No Mask e i Gilet Arancioni dell’ex generale dei carabinieri Antonio Pappalardo, attestandosi la regia di una parte delle proteste contro l’estensione dell’obbligo di Green Pass.

Quella di Roberto Fiore è stata una vita in chiaroscuro, in costante bilico tra legittimità e clandestinità e caratterizzata da una fede incrollabile negli ideali del Ventennio e da un assetto talmente radicale da non ammettere alcun compromesso, come dimostra la sua presa di distanza da CasaPound, sempre avversata per via della sua laicità – Fiore è anche cattolico e vicino ai movimenti pro-vita – e della sua cultura organizzativa, reputata eccessivamente vicina a quella dei centri sociali dell’odiata sinistra. 

Alla militanza politica, Fiore affianca una biografia quasi hollywoodiana che, nel corso degli anni, gli ha consentito di balzare agli onori della cronaca come uno strano ibrido tra il Berlusconi pre-Tangentopoli e un James Bond in salsa neofascista: durante il periodo londinese, scandito dai suoi rapporti con il leader del British National Party Nick Griffin e dalla presenza costante del terrorista e cantautore Massimo Morsello (ex membro dei NAR), Fiore ha dato avvio alla sua  prima creatura imprenditoriale, Easy London, una società (tuttora esistente) che offre servizi e assistenza a coloro che vogliono andare in Gran Bretagna per brevi e lunghi periodi, come vacanze studio e attività di supporto per l’ottenimento dei documenti necessari per lavorare.

Easy London diventò il primo tassello di un piccolo impero economico che, col tempo, si è arricchito di un ricco portafoglio di proprietà immobiliari – secondo alcune fonti, Fiore sarebbe arrivato a fatturare fino a 30 milioni di euro. Nel 1985 fu condannato in contumacia con l’accusa di banda armata e associazione sovversiva, ma il governo britannico ne vietò l’estradizione. Da quel momento in poi, anche grazie a un’inchiesta condotta dalla rivista antifascista inglese Searchlight, le voci e le dietrologie relative a una sua presunta affiliazione con i servizi segreti britannici dell’MI6 si fecero sempre più insistenti, e furono confermate qualche anno più tardi da una Commissione europea d’inchiesta su razzismo e xenofobia.

L’anno dopo, Fiore e Morsello inaugurarono Meeting Point, una finanziaria collegata a Easy London che arrivò a possedere circa 1300 appartamenti da destinare agli studenti italiani desiderosi di studiare in Inghilterra: un espediente che consentì loro di fiancheggiare la latitanza di diversi latitanti d’estrema destra italiani e di rinsaldare alleanze internazionali talmente salde da durare tuttora.  

Nel 1999, quando i suoi capi d’imputazione erano ormai caduti in prescrizione, Fiore tornò a poter godere dello status di uomo libero a tutti gli effetti: Forza Nuova, però, fu fondata il 29 settembre di due anni prima a Cave, in provincia di Roma, in occasione di una manifestazione organizzata da Francesco Pallottino, leader del gruppo di musica alternativa di destra Intolleranza.

Dopo parentesi elettorali abbastanza sfortunate, come l’esperienza del cartello Alleanza Tricolore guidato da Alessandra Mussolini, Fiore e Forza Nuova hanno agito sempre ai margini della politica istituzionale, in particolare sul fronte della “tutela della vita” e dei movimenti pro life: nel 2015, durante un convegno tenuto presso il Pirellone di Milano e intitolato La croce: un segno, un simbolo, giunse a dichiarare che “La teoria del gender è come l’Isis, perché minaccia la società e è un attacco alla nostra identità. In un momento difficile dovremmo ripristinare i veri valori, mentre la propaganda gay incrementa ancor di più il già preoccupante calo demografico italiano”.

Oggi, Roberto Fiore è tornato a far parlare di sé per i fatti di Roma – per i quali è stato arrestato, insieme ad altre 11 persone. Ma la sua capacità di combinare la carriera e la politica di estrema destra, l’imprenditoria e l’azione ai margini della legalità (o direttamente fuori da essa) è una caratteristica rilevante per capire il neofascismo italiano attuale, che dall’esperienza di Fiore ha appreso delle lezioni diventate una vera e propria strategia – come ha dimostrato di recente l’inchiesta “Lobby nera” svelando i legami tra la galassia neofascista e un’associazione apparentemente benefica e apolitica come il Banco Alimentare. 

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