La storia del tabaccaio che ruba il Gratta e Vinci è diventata un simbolo dell’Italia di oggi | Rolling Stone Italia
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La storia del tabaccaio che ruba il Gratta e Vinci è diventata un simbolo dell’Italia di oggi

A Napoli una donna ha vinto 500mila euro al Gratta e Vinci, il tabaccaio le ha rubato il biglietto ed è scappato. Per qualche motivo questo è diventato il caso di cronaca dell'anno, che dice molto sull'Italia di oggi

La storia del tabaccaio che ruba il Gratta e Vinci è diventata un simbolo dell’Italia di oggi

Giovanni Mereghetti/Education Images/Universal Images Group via Getty Images

Ne avrete di certo sentito parlare, perché da alcuni giorni è al centro delle cronache nazionali come se nel mondo non stesse succedendo niente di più importante: venerdì a Napoli una donna di 69 anni avrebbe vinto 500mila euro con un Gratta e Vinci. Sarebbe andata quindi a riscuotere la vincita nella tabaccheria in cui l’aveva comprato ma il tabaccaio, Gaetano Scutellaro, le avrebbe rubato il Gratta e Vinci per darsi alla fuga in motorino con l’intenzione di scappare all’estero, venendo poi fermato, arrestato e portato in carcere con l’accusa di furto pluriaggravato e tentata estorsione. 

Ecco come sono andate le cose, secondo le ricostruzioni: venerdì pomeriggio la donna è andata in tabaccheria per riscuotere la vincita. Durante i controlli prima della riscossione, il figlio di Scutellaro avrebbe dato il biglietto vincente al padre, che senza dire una parola sarebbe uscito e si sarebbe dato alla fuga. Prima è andato a Latina, dove ha aperto un conto in banca e depositato il biglietto in una cassetta di sicurezza. Il giorno dopo Scutellaro è andato all’aeroporto di Fiumicino e ha acquistato un biglietto di sola andata per Fuerteventura, nelle Canarie: la polizia l’ha fermato mentre si stava imbarcando. Vale la pena sottolineare che subito dopo la denuncia il Gratta e Vinci vincente era stato bloccato e anche se Scutellaro fosse riuscito ad arrivare a Fuerteventura non l’avrebbe potuto riscuotere.

La versione di Scutellaro ovviamente è completamente diversa: il biglietto sarebbe suo e la donna starebbe cercando di derubarlo. Secondo la sua versione, la tabaccheria sarebbe dell’ex moglie di Scutellaro, che dalla separazione non ci lavora più. Dato che i rapporti tra i due non sono buoni e non volendo entrare a riscuotere il suo Gratta e Vinci vincente, avrebbe chiesto alla donna il favore di riscuoterlo per lui. “Dopo aver grattato mi ero accorto di una vincita, ma credevo ammontasse solo a 500 euro. Ho chiesto un piacere alla signora, se potesse ritirarla al posto mio”, ha detto. “Poi la signora tardava a uscire e io mi sono avvicinato all’entrata con lo scooter, le ho chiesto cosa fosse successo e lei mi ha detto che bisognava andare in banca per ritirare la vincita. Mi sono fatto consegnare il tagliando e sono andato via”. Ha detto che stava partendo per Fuerteventura perché aveva paura che qualcuno volesse rapirlo per derubarlo.

Il problema di questa versione, che già di suo sta in piedi a fatica, è che ci sono le telecamere di sorveglianza della tabaccheria e che le registrazioni confermerebbero la versione della donna. Anzi: Scutellaro avrebbe tentato di estorcerle denaro in cambio della restituzione del biglietto rubato. Vale la pena segnalare che Scutellaro avrebbe al suo attivo due condanne per rapina, nel 1994 e nel 2004. Intanto la tabaccheria dove lavora Scutellaro si è vista sospendere la licenza, così com’è sospeso il Gratta e Vinci vincente in attesa della conclusione delle indagini.

Questi i fatti. È innegabile che si tratti di una storia incredibilmente bizzarra, da teatro dell’assurdo: a partire dalla trama della vicenda (il tabaccaio che ruba la vincita e scappa), fino ad elementi pazzeschi come la cassetta di sicurezza per conservare il biglietto o il fatto ovvio che se rubi un Gratta e Vinci poi non lo potrai riscuotere. È quindi comprensibile come questa storia curiosa abbia attirato l’attenzione di un sistema mediatico affamato di click, che ci sta ricamando sopra da giorni.

Forse la cosa più interessante, però, sono le ricadute culturali. Sui social la storia del tabaccaio sta tenendo banco non tanto nei suoi elementi reali –  quelli riassunti qui sopra, che pertengono lo svolgimento dei fatti e delle indagini – ma in una versione memificata, quasi simbolica. Ci sono meme in cui il tabaccaio è diventato una sorta di divinità del furto a cui si inchinano Lupin, Robin Hood e la Juventus, per esempio; tabaccherie che espongono cartelli con scritto “se vincete NON scappiamo”; c’è in generale una specie di consapevolezza che il caso del tabaccaio in fuga sia più di un caso di cronaca: sia un’allegoria del Paese.

La reazione più diffusa non è infatti l’empatia per la povera vittima – come ci si potrebbe aspettare ragionevolmente di fronte al caso di un’anziana derubata – ma una sorta di schadenfreude nei confronti del piano fallito di Scutellaro, che ha provato a fare il furbo ma che non è stato furbo abbastanza e ha ricevuto la giusta punizione. I meme che ironizzano sulla vicenda lo mostrano nei panni di un personaggio di GTA che fallisce una missione, per esempio, o in quelli di un personaggio della Casa di carta. Sono meme che hanno quasi sempre lo stesso messaggio di fondo: non tanto disapprovazione quando ridicolo, come se il problema non fosse il furto in sé ma il piano senza senso con cui è stato condotto. Insomma, gli italiani di oggi non sono tutti il tabaccaio Scutellaro, anzi: finire come il tabaccaio Scutellaro – cercare il colpo grosso, fallire miseramente coprendosi di ridicolo – è un po’ l’incubo nazionale.