La seconda ondata di Covid in India è una catastrofe mai vista | Rolling Stone Italia
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La seconda ondata di Covid in India è una catastrofe mai vista

Quasi 300mila casi al giorno, forni crematori così pieni che le parti in metallo si fondono, medicine così scarse che vengono vendute per centinaia di dollari sul mercato nero: ecco la seconda ondata dell'epidemia di Covid in India

La seconda ondata di Covid in India è una catastrofe mai vista

Mohd Zakir/Hindustan Times via Getty Images

Mentre in alcuni Paesi ricchi, grazie agli enormi sforzi di vaccinazione di massa, la pandemia di coronavirus comincia a sembrare in ritirata – in Israele, ad esempio, da oggi non è più in vigore l’obbligo di mascherina – altrove nel mondo la situazione è ancora critica, e sta solo peggiorando. Un esempio è il Brasile, dove il sistema sanitario è al collasso, ma uno ancora più emblematico è l’India – che in questo momento è il vero epicentro globale della pandemia.

Come riporta il Times of India, nell’ultima settimana il Paese ha riportato un milione di nuovi contagi, con un picco giornaliero continua a essere di oltre 200mila casi – ieri sono stati 270mila – battendo record su record. Cosa ancora più preoccupante se si pensa che il totale dei nuovi casi giornalieri in tutto il mondo è di 500mila. In sostanza, quasi la metà sono in India.

Accanto all’enorme numero di contagi, però, il numero dei morti è stranamente ridotto – solo poco più di 1000 al giorno, contro gli oltre 3000 giornalieri della nazione che guida questa triste classifica, il Brasile. Il che ha fatto pensare che i numeri dichiarati non siano quelli reali.

Come riporta Quartz, ad esempio, nella città di Surat i forni crematori starebbero lavorando così tanto che uno di essi si sarebbe rotto – le parti metalliche si sarebbero fuse per il calore eccessivo. Lo scorso 13 aprile il gestore di uno dei 16 crematori cittadini ha detto che l’impianto deve trattare più di 100 cadaveri al giorno – eppure in tutta Surat i morti denunciati sono solo 20 al giorno.

E lo stesso scarto tra la realtà sul terreno e i numeri ufficiali si vede anche in altre città. Come riporta India Today, nella città di Lucknow, un video che mostrava l’enorme attività del crematorio cittadino è diventato virale, spiegando le autorità a installare dei pannelli di alluminio all’esterno della struttura per impedire la visuale.

Nel frattempo, in tutto il Paese gli ospedali denunciano mancanza di letti e di ossigeno e il governo ha cominciato a prendere qualche provvedimento, disponendo ad esempio il coprifuoco per sei giorni nella capitale Nuova Delhi, uno dei luoghi più colpiti. Il problema è che dopo il lockdown dell’anno scorso, che ha causato un contraccolpo economico gravissimo, il governo indiano vuole evitare a tutti i costi nuove restrizioni.

Nonostante la situazione critica, nelle ultime settimane hanno continuato a svolgersi in tutta l’India manifestazioni politiche in vista delle prossime elezioni, nonché celebrazioni religiose come quella per il Kumbh Mela – che solo adesso sono state sospese. Ma potrebbe essere troppo poco, troppo tardi. 

Come riporta la BBC, la scarsità di posti letto in ospedale, ossigeno, tamponi e farmaci anti-Covid come il Remdesivir e il Tocilizumab – che in India sono stati approvati per l’uso d’emergenza – sta provocando la nascita di un mercato apposito. Lo scorso 16 aprile 100mg di Remdesivir – un paziente ha bisogno da sei a otto dosi di 100mg per la terapia – in India costavano 320 dollari sul mercato nero, cinque volte il prezzo originale. Sui social, intanto, moltissimi utenti indiani lanciano messaggi disperati chiedendo aiuto per procurarsi farmaci anti-Covid, posti letto, ventilatori, ossigeno.

“Non abbiamo imparato nessuna lezione dalla prima ondata. Sapevamo che la seconda ondata stava arrivando, ma non ci siamo organizzati per evitare cose come la scarsità di medicine, posti letto e ossigeno”, ha detto alla BBC l’epidemiologo Lalit Kant.