La proposta di legge contro la propaganda nazifascista del sindaco di Stazzema | Rolling Stone Italia
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La proposta di legge contro la propaganda nazifascista del sindaco di Stazzema

Il paese simbolo dei crimini nazifascisti sta raccogliendo firme per portare in Parlamento una proposta di legge contro il negazionismo, che è sempre più in crescita

La proposta di legge contro la propaganda nazifascista del sindaco di Stazzema

Stazzema è tristemente famosa per essere stata il luogo di uno dei più terribili massacri della seconda guerra mondiale in Italia: nell’agosto del 1944 le SS naziste, aiutate dai fascisti locali, trucidarono a Sant’Anna di Stazzema 560 persone, tra cui 130 bambini. Non fu un atto di guerra, non fu una rappresaglia: fu un atto di terrorismo premeditato con lo scopo di sterminare la popolazione per rendere la vita più difficile alle formazioni partigiane che operavano nella zona. 

Oggi, purtroppo, il nazifascismo e il negazionismo dell’Olocausto sembra di nuovo in ascesa. Secondo una recente indagine Eurispes, il numero di negazionisti su un campione di intervistati è passato dal 2,7% di 15 anni fa al 15,6% di oggi. C’è sempre più gente secondo cui “il fascismo ha fatto anche cose buone” insomma. Per questo il sindaco di Stazzema, Maurizio Verona, ha deciso di lanciare – il 19 ottobre scorso – una raccolta firme per “una legge di iniziativa popolare finalizzata a disciplinare pene e sanzioni verso coloro che attuano propaganda fascista e nazista con ogni mezzo, in particolare tramite social network e con la vendita di gadget”. Per far arrivare la proposta in Parlamento servono 50mila firme.

“Vogliamo trasmettere la memoria alle generazioni successive. Per comprenderne l’importanza basti pensare che aumenta sempre di più il numero delle persone che credono che la Shoah non sia mai esistita”, ha detto Verona al sito Nextquotidiano. “È importante che tutti vadano a firmare. Anche perché a causa della pandemia è più difficile andare in piazza e e far aderire le persone”. Per firmare è necessario recarsi presso gli uffici del proprio comune, con un documento di identità.