La Movida e le guardie civiche della burocrazia Contheinista | Rolling Stone Italia
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La Movida e i guardiani civici della burocrazia Contheinista

Mentre l’indignazione di giornata si scatena sui giovani al bar, il governo risponde con la milizia paramilitare dell’antispritz. È la soluzione finale, lo scaricabarile definitivo: i cittadini se la vedano tra di loro

La Movida e i guardiani civici della burocrazia Contheinista

I navigli di Milano

Foto: Mairo Cinquetti/NurPhoto via Getty Images

Comincio con un’ammissione: non ho idea di quale Fase sia quella in cui mi ritrovo oggi a scrivere. Se è ancora la 2, la 2 girone B, la 3 meno meno: da qualche tempo ho perso contatto – e per la verità interesse – con la realtà numerica con cui la burocrazia di Governo etichetta le nostre esistenze, ma insomma poco importa. Quel che importa è il clima generale del Paese – si sarebbe detto una volta – e il clima generale non è un gran clima. Se è normale che ci siano tentennamenti e qualche incomprensione in un momento così inedito e delicato come questo della transizione al ritorno alla vita, non è normale che lo Stato si palesi tra i cittadini in un turbine polifonico impossibile da decifrare. Il paragone è azzardato, lo so, ma questa situazione ricorda l’acqua di coltura del proliferare delle mafie. Si diceva che la mafia è forte dove lo Stato è debole, e in termini di salute istituzionale oggi lo Stato è debolissimo e il “pericolo mafioso” è rappresentato da due spinte complementari e solo apparentemente opposte: anarchia e giustizialismo fai-da-te.

Da un lato abbiamo una serie di vuoti normativi per cui è diventato impossibile distinguere i comportamenti leciti da quelli illeciti, di più, anche solo i comportamenti virtuosi da quelli a rischio. Ne abbiamo avuto un esempio di scuola in queste ore: si decide di riaprire i bar. La gente che fa? Va al bar. Scandalo movida. E se è vero che la qualità infima dei media italiani alla costante ricerca del titolo e dell’indignazione di giornata non solo non aiuta ma crea ad arte lo stato d’emergenza, un ceto politico serio non si dovrebbe far dettare l’agenda dai giornalisti. Invece insegue, e lo fa per ragione sociale dal momento che è composto in larga parte da marionette eterodirette da una società di marketing che detta le politiche assecondando gli umori e la pancia del Paese. Signori: non c’è nessuna movida, nessuno scandalo e soprattutto nessuna volontà degli italiani di infischiarsene delle regole. Lo hanno dimostrato con due mesi di clausura appena terminati. Nessuno vuole richiudersi in casa e condannare il Paese allo sfascio. Però perché vengano rispettate bisogna che le regole innanzitutto esistano. E qui non ci sono. Se non basta il generico “distanziamento sociale” e l’utilizzo delle mascherine, ditelo. Se invece è sufficiente, basta polemiche. 500 persone sui Navigli non sono una nuova Woodstock. Le Langhe non sono i quartieri spagnoli, ha senso che valgano le stesse regole? Servono fantasia e idee, non allarmismi perlopiù ingiustificati in grado di generare un clima assurdo di caccia al bevitore di spritz.

E invece il Governo che cosa fa? Se ne esce con una delle idee più idiote della storia repubblicana: l’istituzione dei cosiddetti “assistenti civici”, questo corpo non professionista di cittadini occhiuti, che se ne dovrebbero andare in giro, primi tra pari, a dispensare le buone norme di comportamento. Un po’ come i basiji della rivoluzione khomeinista, questa milizia paramilitare dell’antispritz, presumibilmente armata di centimetro e scudo, si avventurerebbe nelle piazze italiche rischiando il linciaggio in nome di una serie di norme vaghe e inconcludenti. 60mila dilettanti allo sbaraglio che in pratica giudicherebbero sommariamente se stessi, senza alcuna preparazione né autorità reale, una sorta di ausiliari della sosta senza nemmeno la certezza delle strisce gialle e blu ad agevolarne il compito. Un’idea semplicemente folle. Ma d’altra parte è la politica di questo Governo di azzeccagarbugli: lo scaricabarile continuo fino al barile finale, che, incredibile ma vero, scopriamo essere il cittadino stesso. Che giudichi il passante, il pensionato, lo studente: sovvertendo ogni ordine e idea di organizzazione statale, la burocrazia contheinista rivela la sua vera anima: se la vedano tra di loro. Non finirà bene.

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