La legge ferrea dell'oligarchia diretta | Rolling Stone Italia
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La legge ferrea dell’oligarchia diretta

Ma stiamo ancora prendendo sul serio un movimento come i 5 Stelle che, mentre se ne fotte della democrazia rappresentativa, non riesce nemmeno a far esprimere lo 0,47% dei suoi elettori?

La legge ferrea dell’oligarchia diretta

Luigi Di Maio

Foto IPA

Se con 24mila baci felici corrono le ore, con 52mila click felice muore una democrazia. La farsa della democrazia diretta del Movimento 5 stelle ha toccato ieri il punto di ridicolo definitivo: trattasi di fantascienza, peraltro di serie C, con il benedetto Rousseau che si impalla, le code interminabili, i crash del server, le proroghe al minuto tipo sportello delle Poste.

Ma stiamo ancora prendendo sul serio un movimento politico che, mentre se ne fotte della democrazia rappresentativa, non riesce nemmeno a mettere a punto uno straccio di strumento in grado di procedere con i requisiti minimi di controllo e garanzia oltre che di banale funzionamento? Blaterano di democrazia diretta da anni e non sono nemmeno in grado di far votare una percentuale di gente che, rispetto ai voti presi alle politiche del 2018, si attesta su un sensazionale 0,47 per cento. Stiamo parlando di un’associazione – la Rousseau ovviamente – che riceve 100mila euro al mese dai parlamentari 5stelle e che a questo punto saremmo curiosi di sapere dove li investe. Di certo non in tecnologia.

Ma se fino a qui siamo nel grottesco, ora passiamo al tragico. Ufficialmente, il Movimento salva Matteo Salvini sul caso della Diciotti attraverso il meccanismo-Gaia della piattaforma crashata senza garanzie terze. Ora, quei burattini di deputati e senatori che il grillismo ha fatto sedere in Parlamento dovrebbero, in barba tra gli altri all’articolo 67 della Costituzione, eseguire meccanicamente la volontà diretta dello 0,47 per cento del proprio elettorato, così decidendo le sorti di una legislatura, di una democrazia, di un Paese.

Robert Michels definì “legge ferrea dell’oligarchia” quella tendenza propria di tutti i partiti politici a evolvere da una struttura democratica aperta alla base a una struttura dominata da una oligarchia, cioè da un numero limitato di dirigenti e burocrati. Era il 1911. Qui, oltre un secolo dopo, avviene la stessa cosa con l’aggravante che l’oligarchia (diretta) del Movimento 5 stelle non assume nemmeno la responsabilità di darci dei nomi e dei volti: a comandare sono dei click di gente che non si sa bene chi sia e che cosa faccia, le cui decisioni vengono veicolate attraverso uno strumento che appartiene a una srl privata e riversate su un Parlamento che da sede della sovranità popolare è diventato una vucciria della democrazia parlamentare. È tutto in vendita, tutto in saldo. E anche il tanto celebrato “popolo italiano” si rassegni e si inchini ai 52mila click e a tutti i divani che li contengono.

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